21. DEBOLE

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Alessandra's pov

Tra un'ora Erika sarà a Milano.

Sto aspettando questo momento da tantissimo, ma comunque ammetto di essere rimasta sorpresa dalla sua richiesta. Ha voluto che la andassi a prendere io in stazione. In realtà, anche se ne sono lusingata, un po' mi spiace per... Luca. In ogni caso è suo fratello ed era giusto andasse lui, anche perchè so quanto ci tiene a lei. 

Questo gesto di Erika mi spinge a pensare che lui abbia combinato qualcosa di grosso. Che sia accaduto qualcosa tra loro che io non so. Comunque non mi azzardo a parlare di cose riguardanti Luca con Eri.

Sono felice che abbia pensato subito a me, ma triste che abbia messo in secondo piano suo fratello per me. Anche se, teoricamente, lo stato d'animo di Luca non mi riguarda.

Più lontano da lui sto, meglio è.

Ne ho avuto la certezza durante la giornata che abbiamo passato insieme. Anche se mi costa dirlo: è stata bellissima.

Mi sono addirittura sentita serena per un po'. Sembrava tutto così semplice. La semplicità non è mai una cosa scontata o addirittura banale, come credono alcuni.

E queste sensazioni mi hanno fatto arrivare a una conclusione: dobbiamo stare distanti.

È stato necessario passare più tempo possibile con i miei amici, poichè se fossi rimasta sola, probabilmente lo avrei chiamato.

Infatti a distrarmi è Alex: "Sicura che vai da sola?" Intanto si siedie accanto a me sul divano, mentre io studio per l'esame che dovrò affrontare tra due settimane.

È la decima volta che me lo chiede, sbuffo e ribadisco: "Sicurissima, non ti voglio tra i piedi." Finge una risata e mi guarda malissimo, io ricambio con un sorriso la sua espressione imbronciata.

Poi rispondo alla chiamata che mi è appena arrivata: "Dimmi mamma." Mi alzo dal divano e inizio a gironzolare, lo faccio sempre quando sono al telefono.

Cammino verso le scale e noto Sofi scendere dal secondo piano con aria triste e dirigersi in cucina, ma prima che i miei pensieri si rivolgano a lei, mia madre chiede: "Alla fine, ci vai davvero tu a prendere Erika?" Quando ho avvisato mia madre di ciò, ha iniziato a ripetermi quanto fosse brutto nei confronti del mio ex.

Io non capisco davvero.

Quando mi ha lasciata, mia madre non lo sopportava, ha smesso di rivolgergli la parola da un giorno all'altro. Cosa al quanto strana, visto che lei ha sempre voluto un gran bene a quello stronzo.

Credo sia stato proprio questo il motivo del suo comportamento: più ci incazziamo, più significa che ci teniamo alla fine.

E ora, invece, mi tartassa su questa storia che è ingiusto per lui. Che gli sto facendo un torto, che non se lo merita.

Urlarle urlarle: "E allora, mamma? Sai quante cose sono ingiuste in questo mondo?"

Invece provo a mantenere un vomune di voce non troppo alto: "È una decisione di Erika. Io non ci posso fare nulla. Vedrai che faranno pace. Tu piuttosto? Quando smetterai di fingere di detestarlo?" Concludo con tono di sfida.

Tra me e lei è sempre stato così. Siamo due teste di cazzo competitive, testarde e orgogliose. Dannatamente simili.

Io voglio avere sempre l'ultima parola e lei pure, infatti mi frega: "Quando la smetterai tu." Sbuffo e la saluto, ricordandole che nonostante tutto, le voglio bene.

Poi mi dirigo da Sofia, in cucina, e mi siedo accanto a lei, curiosa di capire cosa le frulla in testa. Sembra abbattuta. Demoralizzata.

Continua a guardarsi le mani congiunte fra loro: sintomo che sta per rivelarmi qualcosa di grave.
Effettivamente esordisce: "Ho lasciato Cristian." Non sono brava a consolare, però conosco questa ragazza come le mie tasche.

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