Sofia's pov
Con l'impressione di udire il mio battito cardiaco, la percezione che il cuore stia per distruggere la gabbia toracica e la voglia incommensurabile di piangere, mi dirigo a piccoli passi verso il portone. Penso. So perfettamente che questo rappresenti un momento cruciale per me, forse per noi tutti. Quindi sospiro, e quando sono sul punto di girare i tacchi e tornare indietro, mi blocco. Ripenso.
Che cazzo sto facendo? No, ma davvero intendo, che cazzo sto combinando con la la mia vita?
Il portone si spalanca. "Te ne stai andando?" La sua vocina delicata mi espone una domanda, ma in realtà ho ben chiaro che la sua sia una supplica: mi sta pregando di restare, di non scappare, di nuovo.
Difatti mormora subito dopo: "Non sei nemmeno entrata..." La sua tenera manina mi prende la manica della giacca color cammello e non posso fare a meno di voltarmi. "Vanessa, non credo Ale voglia veder..." Quasi strilla alla mia supposizione: "Io voglio vederti. Entra." È un ordine, non più una supplica.
Mentre mi trascina dentro, non faccio altro che osservare la sua mano, così minuscola e fine, vicino alla mia, di dimensione notevolmente maggiore.
Scena tenera, ma che genera in me un enorme dissidio interiore.
L'immagine analoga di come sarebbe la manina di mio figlio o di mia figlia appena nata in proporzione con la mia annichilisce la mia mente, improvvisamente sento un nodo in gola strozzarmi.
Se mi emoziono vedendo la manina di una bimba di 10 anni, figuriamoci quella di una creatura di 10 mesi. Creatura mia, per di più. Scuoto la testa e inizio a osservare un altro punto...
Penso. Ma non devo pensare.
"Bello il lampadario..." Si gira, ridacchiando. "Em... grazie Sof, lo hai scelto tu." La guardo un attimo e poi riporto lo sguardo su: "Oh...è vero."
Lei scoppia a ridere e io con fare distratto continuo a guardare il lampadario: "Non mi ero mai accorta che Ale avesse, poi, comprato questo effettivamente. Pensavo le piacesse di più quello in vetro perlato..." Affermo, ricordandomi la miriade di particolari a cui si era dedicata e soprattutto su cui si era imputata, quando dovevamo arredare casa.
"Pensavo volesse tutto come piace a lei..." Proseguo a pensare, probabilmente ad alta voce, poichè Vane mi risponde: "Davvero non hai mai notato che alla fine aveva scelto di accontentare te, invece che il suo perfezionismo, accompagnato dal suo gusto, secondo lei, superiore alla media?" Sembra impossibile, ma no. Non lo avevo mai notato.
Sono stata indifferente. Lo detesta. Mi detesta.
"Non hai mai notato quel lampadario?" Mi chiede nuovamente, sedendosi e indicando la tazza del the. Mi dirigo a preparargliene uno, ammettendo: "No... Ero talmente convinta volesse quello in vetro che no. Ha ripetuto per una settimana come si abbinasse di più al colore della parete che avevo completamente rinunciato all'idea di prendere il lampario in cristallo."
Verso l'acqua nel bollitore e continuo a fissare il soffitto. "Non so chi delle due sia più folle sinceramente." Mi dice, facendomi mentalmente concordare con questa affermazione.
"So che sei incinta." Cambia discorso e mi induce a condurre lo sguardo su di lei. So di star parlando con una bambina, ma non mi sembra affatto così. Il tono, lo sguardo, la postura, ogni cosa mi porta a credere di parlare con un adulto, forse con qualcuno di più maturo persino di me.
Le assomiglia troppo, in un modo che quasi mi scalfisce.
Faccio un mezzo sorriso: "E che ne pensi?" Alza le spalle: "Non penso nulla, so solo che non sei felice." Corrugo la fronte: "Pensi che non sono felice?" Verso l'acqua bollente nella tazza gialla con l'infuso alla vaniglia.
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Solo tu lo sai [Capoplaza]
RomanceDAL CAPITOLO 30 ~ "Vostri? Perchè, secondo te, esiste un noi? Cioè esiste un me e Leila?" Quasi le scoppio a ridere in faccia per la sua affermazione. Mentre lei mi fissa insistentemente, si inumidisce nuovamente le labbra e deglutisce. Okay, è in...