38. SORRISO

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Luca's pov

Esco da quella che un tempo era casa mia, dopo aver stretto forte Vane e lasciato un ultimo sguardo omicida a Simone, che fissa il vuoto, mentre sta sul divano. Vorrei tirargliene un altro pugno.

Mi aspetto almeno un abbraccio da Alessandra dopo quello che le ho rivelato prima, ma ricevo un cenno di capo. Un misero, orrendo e distaccato cenno.

Esco velocemente perchè Ava mi ha appena ricordato una cosa.

Fratm💟
Ma dove sei? Ti ricordi che stasera devi fare un live?

Inutile dire che non mi ricordavo per niente del live. Quando sono con lei mi scordo tutto. Ma fortunatamente ho ancora tre ore prima dell'inizio dello spettacolo e il posto non è nemmeno tanto lontano da casa mia.

Ma certo che mi ricordo

Ma certo😒😒

Non rispondo al suo messaggio e chiamo un taxi. Sono davanti il cancello delle mia precedente casa, mentre aspetto. Ma improvvisamente il cancello si apre e immaginando che sia Ale, chiedo presuntuoso senza nemmeno girarmi: "Cos'è? Già ti mancavo?" Ma la voce che mi risponde, anche se è femminile, non è quella che mi aspettavo: "Sinceramente dopo lo show di prima, non mi mancherai per molto." Sofia, che sembra molto scossa, si stringe infreddolita nel suo giubbino.

"Scusa, so che hai paura della violenza." Mi scuso con lei perchè so che quando era piccola sua mamma la picchiava spesso. Poi quando è cresciuta, la madre ha smesso, ma a Sofi è sempre rimasto il terrore verso le botte. Quando vede una rissa, quasi scoppia a piangere. È estremamente sensibile verso questo tema. Però io proseguo: "Ma si meritava una lezione. Avevo bisogno di tirargliene almeno uno. Anzi sono stato bravo a fermarmi." In realtà, è stato istantaneo bloccarmi perchè lo sguardo di Ale mi ha trafitto, ma non lo ammetterò davanti a Sofia.

Sbuffa contraria e cambia discorso: "Non sono qui per questo." Aggrotto la fronte, non capendo perchè è qui, al freddo, a parlare con uno che ha appena tirato un pugno a una persona. Poi mi spiega: "Oggi Vanessa mi ha chiesto il cellulare. Ero stranita, ma gliel'ho dato. Poi stavo per riprenderlo, perché avevo bisogno di fare una telefonata, ma lei ha ritirato subito la mano." Oggi non me ne va bene una. Ma io mi domando: questa proprio in quel momento doveva fare 'sta telefonata?

Ora capisco perchè Vane prima mi ha sussurrato uno: "Scusa. Non volevo."

Con le spalle tese e il corpo rigido dal timore, la invito a continuare: "E..." Mi guarda male e capisco immediatamente che ci ha beccati. Mi racconta con i suoi modi sempre pacati: "È una bambina, ho più forza di lei. Ero curiosa di capire che stava nascondendo e le ho preso il cellulare di mano." Improvvisamente cambia tono, alzando la voce: "Ma come cazzo vi vengono in mente certe cose?"

Bella domanda.

Sospiro, pregando l'arrivo del taxi, e poi rispondo un po' intimidito dalla sua domanda: "Non so. È successo per sbaglio, lei mi ha avvertito della presenza di Simone una volta, ero geloso e poi questa specie di patto è continuato. Ma per poco." Dico tutto molto velocemente, quasi impaurito dal suo sguardo stranamente troppo serio. Poi quasi sussurro: "Glielo dirai?" Guarda agitata intorno a sè, per poi posare lo sguardo sulla finestra della camera di Alessandra. Non riuscirà mai a mentirle.

Sospiro sconfitto, ma poi lei mi sorprende: "No." Socchiudo la bocca e per la testa mi passa l'idea di fare una statua a questa ragazza, ma mentre le sto per rivelarle questo, mi comunica: "Glielo dirai tu." Mi gelo sul posto, sperando stia scherzando. Non ci credo. Non sta scherzando.

"Cosa?" Domanda subito sconcertato. Non voglio scavarmi la fossa da solo. Lei sospira: "Luca, se tu glielo spieghi in modo tranquillo e soprattutto sincero, c'è più possibilità che non venga a casa tua con un mitra." Quello che dice potrebbe sembrare comico, ma siamo abbastanza seri entrambi. Sappiamo reagirà malissimo. Tento un salvataggio: "Ma è un suicidio. Facciamo così, nessuno dice niente." Ovviamente lei non concorda: "Non so mentirle. Se lo dici tu a lei è meglio. Non voglio farti un'infamata. Ma non voglio farla manco a lei." Le sorrido.

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