36. QUALCOSA

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Luca's pov

Non stiamo litigando. È un miracolo.

Mi sembra troppo strana, ma allo stesso tempo strabiliante, questa situazione.

Lei pare tranquilla, serena e il suo modo di scherzare mi confonde un po'. Non capisco come il comportamento di Simone possa aver cambiato di tanto il suo atteggiamento nei mie confronti.

Forse Simone, con il suo gesto, l'ha solo spinta a venire qui. Invece questo suo modo di comportarsi con me è dovuto semplicemente da me. Da noi.

Forse siamo noi a essere sempre gli stessi.

Forse siamo addirittura più forti di prima, ma non riusciamo a rendercene conto.

"Cosa hai architettato contro Simo?" Mi domanda, mentre stiamo ancora passeggiando e io continuo a fissarla come un rincoglionito. Ridacchio perchè lo ha chiesto come se fosse ovvio che io abbia un piano.

Mento spudoratamente: "Non capisco di cosa tu stia parlando." Il mio tono è abbastanza sicuro, ma lei mi conosce fin troppo bene, infatti: "Luca, sei un tantino vendicativo. Ammettilo." Afferma, soffermandosi sul "tantino".

Sì, sono vendicativo. Purtroppo non sono bravo a perdonare, è un mio limite.

Un'altra cosa che ci accomuna.

Sospiro: "Ma... nulla di che..." Mento nuovamente. La prima cosa che ho pensato è stata: vado lì e gli spacco la faccia.

Ma poi, quando Ava è venuto ad assicurarsi che io stessi bene, gli ho raccontato l'accaduto. L'ho detto solo a lui, quando eravamo soli, perchè non volevo Alex lo venisse a sapere così. Sembrava già abbastanza preoccupato, gli mancava solo tenere a bada me.

Fortunatamente l'unico essere ragionevole dotato di equilibrio del gruppo è proprio Francesco.

Mi ha fatto notare che pure Alessandra era in quella casa con Simone. Spaccargli la faccia davanti a lei sarebbe stato controproducente.

Sto ancora pensando a come vendicarmi in effetti.

Lei ride, osservando la mia espressione concentrata, poi però torna seria: "Ci parlo io con lui. Non voglio che nessuno si faccia male."

La guardo bene e noto anche un po' di preoccupazione in lei, vorrei trovare un modo per calmarla. Ma poi ci penso: è preoccupata per lui o per me? Sa perfettamente che a farsi male sarà lui.

Quindi un certo fastidio mi pervade: "Tu ci tieni davvero molto a lui?" So la risposta perchè li ho visti con i miei stessi occhi, ma a quanto pare amo permetterle di farmi del male.

Conosco il loro rapporto, la loro complicità, i loro scherzi. Nulla di paragonabile con il nostro rapporto o la nostra complicità, ma comunque è chiaro quanto lei gli voglia bene.

E anche se dovrebbe, la cosa non mi va completamente giù.

Annuisce solamente e mi basta per sentimi uno schifo.

Mi conosco: un momento sarei pronto a spaccare il mondo, quello dopo, se me lo chiedesse lei, mi fermerei. Basta un suo mezzo sguardo, mezzo cenno e io non vado avanti. Quando non riconosco il limite, lei me lo fa notare e anche se non sono d'accordo in quel momento, mi fermo, perchè so che è la cosa giusta.

Solo lei sa controllarmi.

Però gli faccio presente: "Ho bisogno di un confronto con lui, magari ci parlo e basta. Non so, non so come reagirò. Ma so che non riesco a starmene con le mani in mano." Lei, scuotendo la testa, mi ripete: "Non pensarci nemmeno. Tu e lui che vi confrontate, in modo civile? Mi prendi per scema?" E agita nervosamente le mani.

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