58b. UNA SOLA PERSONA

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Luca's pov

Il silenzio agghiacciante viene sostituito da un voce, decisamente meno tesa: "Raga ho lasciato qui le istruzioni del reparto di fisioterapia?" Entra con disinvoltura Erika, che, appena nota i nostri volti, sbarra gli occhi: "Tutto bene?"

È così evidente che stiamo affrontando una crisi esistenziale?

A risponde è colui che in questo momento è il più incazzato di tutti, Francesco: "Peggio di così non può andare." È trasparente, niente giri di parole, niente bugie. Il suo tono è talmente incontestabile e convinto che Eri si allarma subito: "Che succede?"

L'ultima cosa che voglio è far preoccupare mia sorella, quindi cambio discorso: "Cosa cercavi?" Avanza con le stampelle e mi guarda male: "Luc..." Non la lascio finire: "Erika, parliamo meglio dopo io e te. Cosa cercavi?" Ridomando, sperando che lasci il discorso in sospeso.

Capisce che sono già in condizioni precarie e non fa domande, ma risponde: "Le istruzioni per le cure e le terapie." Indicando con lo sguardo i fogli sul bancone della cucina. Annuisco prendendoli per passarli a lei, ma l'occhio mi cade su una cosa.

Indico le parole scritte a mano: "Cos'è?" Osserva il punto che sto fissando in modo sospetto: "Ah si, doveva aggiungere delle informazioni e le ha scritte a mano, ma ha solo messo quante volte dev..." La interrompo bruscamente: "Chi le ha scritte 'ste cose?" Il cuore mi pompa a mille e le mie pupille non riescono a spostarsi da quel punto del foglio.

"In che senso? Il mio fisioterapista Lù, mi pare ovvio." Risponde stranita, quasi come se ritenesse la mia domanda assurda. E lo sospettavo, ma dovevo averne la conferma.

Lollo si avvicina: "Ma quello che ci ha dato problemi?" Lo contraddico: "Quello che continua a darci problemi."

Ava si intromette con veemenza: "Sì, okay ora però non cambiamo discorso. Ritorniamo su quello principale." Scuoto la testa: "Non capisci." Prendo il cellulare, mentre lui continua a lamentarsi del mio atteggiamento: "Non capisco? Ah davvero... È pure colpa mia se siete due cazzoni?"

Erika mi guarda ancora più confusa di prima, in cerca di spiegazioni, ma io ancora una volta non gliele do. Sono confuso, perso. Se ora prendo e me ne vado, significa che sto scappando? È giusto? O sarebbe meglio rimanere, impazzire, ma comunque affrontare questa situazione assurda?

Sospiro.

Mi volto verso Pietro, che mi guarda mortificato, forse perchè il mio stato d'animo è simile al suo, forse perchè è l'unico che sta capendo la mia difficoltà: "Io questa scrittura la conosco." Dico, portandomi le mani in viso. Erika controbatte: "Lo so, è del mio fisioterapista." Anche questo l'ha detto come se fosse ovvio. Ma non lo è, non lo è affatto.

Iniziano a parlare, ma non ascolto più nessuno, non mi fermo a pensare, a rimuginare. Accendo il cellulare e chiamo l'unica persona che voglio sentire.

Il primo squillo ci mette un'eternità a arrivare, il secondo anche, il terzo ci mette meno, ma pare più lungo, il quarto mi preoccupa, perchè ancora non ha risposto? Il quinto è la mia ultima speranza, ma poi sento la segreteria.

Osservo il cellulare per un attimo, non so se sono più disperato o incredulo. Spengo nuovamente i pensieri e la richiamo. Non risponde. Ancora. E non risponde neanche alle seguenti 5 chiamate.

"Lù, non credi di star esagerando?" Quasi sussurra Lollo, poggiando una mano sulla spalla. Sbotto: "Esagerando? Non vedi che non risponde? Cristo." Sbatto il cellulare sul tavolo, oramai esasperato, e per un pelo non si rompe.

Ava si zittisce e mi osserva. È incazzato come poche volte prima d'ora, ma si sta trattenendo. Sta mettendo l'ira da parte, perchè deduce dal mio sguardo che ora, in questo preciso momento, so di essere fottuto e ho bisogno di una sola cosa: il suo aiuto. Ho bisogno di lui. Del mio migliore amico.

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