16. RITORNARE

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Luca's pov

Caos, tutto ora è un immenso caos.

I suoi occhi che mi cercano quasi spaventati, il suo esile polso che si stacca dalle miei dita, il suo sguardo contento nel vedere che era quel coglione a chiamarla, il suo "Ci sentiamo allora", il tono preoccupato di Enzo, il messaggio di Ava.

Fratm💟
Torna a casa, Lollo ha avuto un'altra crisi.

È tutto un disastro e io sono tremendamente incazzato con il mondo, con lei soprattutto. Perchè è solo colpa sua.

Colpa di quegli occhioni verdi, che sono solo miei, non di quello lì.

È tutta colpa sua perchè se non mi avesse fatto innamorare, non staremmo a questo punto.

Provo rabbia, immensa rabbia a pensare che lei sia l'unica ad esercitare questo controllo su di me.

L'unica che con uno sguardo, anche solo con un silenzio, può distruggermi, senza nemmeno sfiorarmi, lei può uccidermi seriamente senza nemmeno fiatare.

L'unica che solo perchè mi dice un "Ci sentiamo allora", riesce a cambiarmi la giornata, a farmi vedere il mondo da un'altra prospettiva.

L'unica che può fare di me ciò che vuole, mi basta non sentirla distante.

L'unica che se immagino ora con Simone, quasi quasi collasso.

Non ho ben capito come ci sono arrivato a questo punto. Ma so per certo che non c'è ritorno... Non c'è ritorno a niente. Noi non ritorneremo. Perchè lei non vuole. E la capisco. E ha ragione. Non si può ritornare.

Però c'è una cosa di cui ho paura: che a un certo punto la mia imponenza di tornare con lei svanisca, che io smetta di lottare per noi. Che la consapevolezza di non ritorno mi metta al tappeto a una certa.

Sono combattivo, ma lei hai ha il potere di ferirmi. Io quando mi sento ferito tendo a chiudermi, e lei in questo momento desidera solo allontanarmi. Sa che le basta ferirmi e potrebbe ottenere ciò che vuole. Io so che lo farà. È il suo modo di difendersi. Ma ho paura della mia reazione.

Non ho mai provato vera paura. Solo con lei, per davvero.

Non provavo paura quando a quindici anni il tizio a cui rubavo la moto, mi rincorreva. Nè quando ho fumato erba la prima volta. Neanche quando mamma ha detto: "Forse io e papà divorziamo." Pensandoci, non so perchè hanno cambiato idea ad oggi. Comunque non provavo timore.

Nemmeno quando Erika ha deciso di andare a vivere con Fabri. Io avevo solo quattordici anni e non volevo rimanere a vivere da solo sotto la dittatura di un padre rigido come il mio.

Anche se mi sentivo abbandonato da quella che per me era la mia ancora, mia sorella, non avevo paura. Non volevo essere egoista e per questo ero felice per lei.

Fino a qualche anno fa, me ne fottevo del mondo.

Erano poche le persone per cui stavo male. Pochissime. Ero pieno di paranoie e drammi, ma questi erano causati solo da me. Avevo ansia per il mio futuro, pensavo che rimanendo a Salerno non avrei combinato niente. E io volevo combinare qualcosa. Ma non volevo molto, non sapevo fare molto.

Volevo che la mia vita avesse un senso per me, ma soprattutto per gli altri. È brutto sapere di avere qualcosa dentro da dire, da mostrare, ma non trovare il modo adatto, non essere nelle situazioni adatte. Mi sentivo in trappola.

Non volevo deludere mamma o sentire papà dirmi per l'ennesima volta: "Hai fallito pure in questo, avevo ragione io."

E poi un giorno mi sono messo a scrivere. Ho messo giù due rime, le ho rilette mille volte e canticchiate in testa altrettante. E lì ho iniziato a sentire che valevo.

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