59. SEI DIFFICILE

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Alessandra's pov

Scendo dall'auto, sbattendo la porta e con un gesto della mano sposto velocemente i capelli dal viso. Sospiro pesantemente, chiudendo a chiave e inizio ad andare verso il portone già aperto del palazzo abbandonato. Chiudo la zip della giacca di pelle con qualche difficoltà, mentre inizio a salire le scale di fretta. Fretta di cosa poi? Non lo so. Non lo voglio sapere.

Continuo a salire le scale e, arrivata al quarto piano, mi dirigo verso la porta rossa e rimango sorpresa nel vederla aperta. Mi guardo per un attimo intorno, ma non vedo nessuno, non ci penso molto e supero la soglia.

Il tetto piano e grigio non è vuoto come lo è solitamente. Non ci metto molto a capire che è lui. È di spalle, ma lo riconosco subito.

Fanculo, non lo voglio qui.

Mi volto, ma la sua voce precede il mio passo: "Se te ne vai, cosa cambi?" Mi blocco, congelata sul posto.

Bella domanda, Luca, davvero un modo astuto per trattenermi qui.

"Non pensare che le tue domande esistenziali cambino qualcosa, invece..." Lo contraddico, rigirandomi verso la sua figura. Indispettita.

Volta leggermente il viso, permettendomi di vedere il suo profilo perfetto e di conseguenza il suo sorrisino stronzo: "Intanto non te ne sei andata." Mi fa notare. Non me ne ero nemmeno accorta tanto ero presa dal rispondergli male.

Sbatto frustata il tacco dello stivaletto al suolo e ruoto gli occhi: "Cosa cambia?" Alzo leggermente il tono: "Cambia che se me ne vado, non sto con te, non ti vedo, non ti parlo."

Cerco di spiegarmi, mettendo le mani nelle tasche e assottigliando leggermente gli occhi a causa della folata di vento ghiacciata che ci ha appena investiti.

Rimane in pieni, di spalle, fermo, immobile, non sembra che il freddo lo scalfisca più di tanto. Mi chiedo se stia fingendo, se abbia davvero una temperatura corporea tale da star bene, non rischiare un raffreddore poi o non avere le dita intorpidite ora.

Cristo, mi metto a fare pure la mogliettine premuroso adesso ...

"Se non stai con me oggi, ci starai domani. Hai bisogno di me." Afferma risoluto, con tono tranquillo. Facendomi immediatamente pentire per i miei pensieri premurosi.

È così sereno perchè sa che è vero e lo so pure io.

Oggi lo evito, ma domani so che avrò comunque bisogno di lui per superare questa situazione. Anzi, per provare a convivere con questa situazione. Ma ribatto comunque sarcastica, perché la voglia di lasciarmi andare a discorsi profondi è davvero poca: "Adoro la tua presunzione."

Non mi risponde, sorride beffardo e mi incinta con un movimento del capo ad avvicinarmi a lui. Ma io voglio stare lontana.

Rimango sul posto con le braccia incrociate al petto. Evito i suoi occhi attenti e mi concentro su quello per cui sono qui: i palazzi.

Ci vengo sempre quando sto male in questo posto, perchè mi fa ricordare.

Elimina tutti i pensieri attuali e mi fa riaffiorare quelli passati.

Questo luogo mi riporta in un tempo oramai finito. Non sempre mi fa ricordare cose belle e spensierate, anzi, la maggior parte delle volte, mi fa ricordare cose spiacevoli e tristi. Ma mi fanno bene a modo loro.

Sono tutte situazioni concluse, tutti problemi passati, superati. Emozioni finite, sofferenze superate. Bene o male non importa.

Sono cose che non mi riguardano più, cose che mi sembra di aver vissuto tanto tempo fa, sembra quasi un'altra vita. Un'altra vita che mi fa dimenticare questa vita.

Solo tu lo sai [Capoplaza]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora