2. SOLO COLPA MIA

4.5K 111 32
                                    

Luca's pov

"Col cazzo." Strillo incredulo a tre centrimetri dalla faccia di Giona. Questo è imbecille. Dice che deve andare a casa di lei, l'unica donna in grado di non farmi più ragionare lucidamente, per lavoro e vuole portarsi me dietro, assurdo...

"Luca dai è lavoro, tu vieni solo per accompagnarmi, non ho voglia di fare avanti e indietro perchè sei un codardo. E poi la canzone è pure tua." Cerca di persuadermi 'sto deficiente. Ma se lo scorda che io metto piede in casa di lei, dopo quello che è successo. 

Ora mi odia e come biasimarla, l'ho lasciata senza neanche dare spiegazioni. Ma dovevo. Dovevo proteggerla.

È inutile girarci intorno: la amo.

La amo ancora. Lei è la persona che amo di più al mondo e ho una fottutissima paura che sarà per sempre così. Cioè ogni cosa mi porta a lei... È come se fosse dovunque. Troppo difficile da spiegare cosa è lei per me, ma so per certo che è e sarà sempre la persona più importante della mia vita.

Non so cosa, ma c'è qualcosa che mi terrà legato a lei in eterno.

Sono convinto che, qualsiasi cosa accada, un parte di me sarà comunque sua. Un pezzo di me porterà il suo nome inciso in maiuscolo con un pennarello indelebile. Potrei stare con un'altra donna, magari sposarla e farci pure dei figli, ma lei avrà lo stesso un pezzo della mia anima. Non riesco a spiegarlo bene agli altri, sinceramente nemmeno io so spiegarmi questa cosa a me stesso. Ma so che è così. E so che proprio per questo non posso essere così egoista da presentarmi nella casa che un tempo era nostra.

Mi ha insegnato tanto, dato tanto e soprattutto mi ha reso tanto, troppo felice, spensierato, contento, appagato, soddisfatto. Lei è l'unica in grado di farmi sentire così tanto bene e forse lo sarà per sempre. Mi svegliavo la mattina e io mio primo pensiero non era farmi una canna per tranquillizzarmi, bastava osservare il suo volto addormentato e estremamente rilassato e io stavo meglio. Io ero dannatamente felice mentre contavo le sue ciglia folte e baciavo la sua fronte.

Era come respirare aria pura dopo essere stato circondato solo da polvere per anni.

Non per caso è stata il mio primo "Ti amo", prima di lei ero uno da una botta e via, me le facevo tutte. Usa e getta. Non che io ne vada fiero, lo dico per essere onesto.

Infatti ci ho messo quasi quattro mesi per convincere me stesso che la amavo, è stato così difficile. Sono un tipo abbastanza freddo e riservato. E dopo essermi convinto, ci ho messo anche tanto a confessarle il mio sentimento. Ma tutti, tranne me, a quanto pare, se ne erano accorti: "Dai fra, quando ti dichiari?" Era diventata la frase preferita di Ava, Francesco, il mio migliore amico e produttore.
"Mai." Rispondevo sempre.

Cazzata abissale.

L'ho guardata e il "Ti amo" mi è uscito automatico, solo lei ha questo potere su di me, quello di rendermi spontaneo. Perciò quando dico che è la persona che più amo al mondo non scherzo, anche se vorrei tanto...

Non mi scorderò mai quel giorno.

Avevo 18 anni e vivevo già a Milano da cinque mesi, per due ho vissuto da lei. Lei era seduta sul bancone della cucina e io ero in piedi davanti a lei. Le stavo facendo ascoltare in anteprima "Vabbene", una tra le prime canzoni che avevo scritto per il mio primo album, che è poi uscito tipo un anno e mezzo dopo. Sì, volevo fosse tutto perfetto e ho optato per aspettare un po'. In più volevo uscisse il 20 aprile, durante il mio 20esimo compleanno. Sono anche un tipo esigente, mai quanto lei, ma lo sono.

L'avevo scritta quella settimana e finita di registrare il giorno prima. Aveva insistito talmente tanto per sentirla che, alla fine, ho deciso di accontentarla.
Così testarda ed irrefrenabile lei.

E quando è partita la frase: "Solo tu lo sai, gli altri ne dubito." Ha stoppato. Avevo paura, sapevo cosa mi stava per chiedere.

"A chi è riferita? Francesca?" Mi ha domandato curiosa, scrutandomi attentamente. Io e Fra ci eravamo lasciati da tre mesetti all'epoca: "Sei una brava ragazza, ma non credo di provare quello che provi tu..." È stata l'ultima cosa che le ho detto. Poi mi ha tirato uno schiaffo ed è sparita. Ovvio che non provavo quello che provava lei, io non ero il tipo da storia d'amore, da bacini, cioccolatini, fidanzatini, rose rosse e coccole...almeno così credevo. E poi le mie attenzioni erano concentrata ad altro: alla musica, ad evadere da Salerno.


Cioè con Alessandra ero diverso, ma non avevo mai cambiato il mio essere. Lei mi amava per quello che ero, anche quando mi comportavo da grandissimo stronzo.

Forse è questo l'amore: volere stare accanto a una persone anche quando rompe i coglioni.

Però ho detto mi amava: passato.
E non tornerà mai più a farlo...
Lo so, la conosco. ed ha pure ragione, a dirla tutta.

"Lo sai a chi è riferita." Ho risposto un po' annoiato, poichè sapevo cosa stavo per ammettere e soprattutto quanto mi costava farlo. Ha inarcato le sopracciglia e mordicchiato l'angola del labbro inferiore. Ho pensato: che stronza, se lo vuole proprio sentir dire eh.
"Non capisco..." Ha insistito lei con un ghigno. Sempre stata l'unica in grado di mandarmi il cervello in pappa, in tilt con mezzo sguardo. Incredibile. Nessuno, neppure mia madre, che credevo fosse l'unica donna per cui ero in grado di provare amore, sapeva tenermi testa così. E mia madre è una con i contro-coglioni anche se da fuori pare tanto buona e cara, non che sia una strega, ma sa il fatto suo.

"È riferita a te." Sorrideva, sorridevo un po' in imbarazzo. "Felice?" Ho detto frustrato per averlo ammesso, non era da me. "Io so cosa?" Ha continuato imperterrita con un sorrisetto bastardo dipinto sulle sue bellissime e carnose labbra. Stronza fino in fondo.

"Tu sei l'unica a sapere quello che provo per te." L'imbarazzo era sparito, ormai le carte erano scoperte, la mia sembrava più una sfida che una proposta, il mio tono era deciso. E lei, in risposta, ha continuato a sfoggiare quel sorrisino malefico, in grado di farmi credere che il mondo giri nel verso orario solo perché lo ha deciso lei, e ha manovrato con cura il coltello, infilzato nella piaga, quella del mio cuore: "Ah sì? E sentiamo, cosa provi? Proprio non lo so..." L'ho già detto che è una grandissima stronza?

"Ti amo." Non credo di aver affermato mai una cosa più vera di questa.

"Chi tace acconsente." Dice, risvegliandomi dai miei pensieri, quello che dovrebbe essere un mio amico, ma che si sta comportando da vero bastardo. "Boschetti portami a casa. Ora." Inizio ad agitarmi. Lui se ne accorge e afferma risoluto: "Fidati, non succederà niente." Nonostante la sua sicurezza, non ci credo affatto. Io la conosco alla perfezione: se non mi fa il culo per essermi permesso di presentarmi a casa sua, dopo quello che ho combinato, è un miracolo.

Da una parte ci spero.

Lei ha sempre detto che la cosa peggiore al mondo è l'indifferenza, quella fa più male dell'odio. Quindi preferisco il suo odio alla sua indifferenza. Decisamente meglio un "Vaffanculo" di un "Ah ok, sei te..."

Senza nemmeno accorgermene sono davanti casa sua, un tempo nostra. E le mani mi tremano. Mannaggia a te, amore mio, che mi fai sempre lo stesso effetto.

Scendo dalla macchina, dopo aver preso un profondo respiro e ricevuto un pacca sulla spalla da Lollo, so quanto il mio migliore amico si senta colpevole. Lui e Ava sono gli unici due amici di Salerno che mi sono rimasti. Gli altri meglio scordarli, dopo quello che mi hanno fatto. I soldi sono tanto belli quanto letali. 

Un po' come Alessandra: bella e letale.

Entrambi i miei migliori amici mi guardano come a rassicurarmi, sanno cosa lei rappresenti per me, sanno quando sto soffrendo per lei, anche se è solo colpa mia e me lo merito. Sfera citofona ed entriamo.

Che l'inferno abbia inizio.

Solo tu lo sai [Capoplaza]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora