Capitolo 19.

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«Come sto?» chiesi a Yemaly per la centesima volta quella sera. Ero pronta per andare alla festa del dottor Styles, ma ero anche dannatamente insicura di come stessi e non avevo idea del perché mi stessi comportando in quel modo.

«Per l'ottocentesima volta, stai benissimo! Smettila di essere così dubbiosa di come appari, sei bellissima» mi diede uno schiaffo sul sedere e per poco non caddi sui tacchi.

«Non sono dubbiosa» borbottai e mi aggiustare gli orecchini.

«Certo, certo. Ad ogni modo, chi ti viene a prendere?» mi chiese sedendosi sul mio letto matrimoniale.

«Michela e Connor» risposi, guardandomi ancora nello specchio.

«Gli altri?»

«Luke con Ava e Case passa a prendere Anne ed Everleigh» risposi.

«Quelle due vivono in simbiosi?» si stese sul letto.

«Penso proprio di sì, o non c'è nessuna delle due o ci sono entrambe» alzai le spalle,

«oggi sono stata con il dottor Styles da sola... cioè non da sola, ma con due bambini» le dissi.

«Com'è stato?» mi guardò dallo specchio.

«È adorabile con i bambini, non lo avrei mai detto da come si comporta con noi» sorrisi come una cretina.

«Cos'ha fatto?» rise.

«Ha detto alla bambina di essere bellissima e che si sarebbero sposati. Poi le ha dato un bacio sulla guancia e lei mi ha guardata dicendo "mi ha dato un bacio sulla guancia" entusiasta. Al ché il dottor Styles fa "la dottoressa ti sta invidiando molto in questo momento" ed io ero più rossa della tua maglia» indicai il suo pigiama rosso fuoco.

«Che cucciolottone patatoso!» esclamò e prima che potesse continuare, sentii il mio cellulare squillare.

«Chi è?» indicai con il mento il cellulare accanto a Yemaly.

«Michela, ti dice in maniera delicata di portare il tuo bel culo giù al palazzo» lesse il messaggio ridendo. Afferrai la borsetta dal letto e infilai il cappotto, sperando che quella sera non facesse troppo freddo dato che non avevo messo le calze sotto al vestitino.

«Non mi aspettare sveglia» le dissi e mi avvicinai per baciarle la guancia.

«Non ti ho mai aspettata sveglia, quindi non vedo perché farlo ora» mi sorrise.

«Tu e Michela sareste grandi amiche» commentai e andai verso la porta per uscire.

«Dimmi se sono troppo ubriachi per riaccompagnarti a casa» urlò dalla mia stanza prima che uscissi. Scesi giù al palazzo il più velocemente possibile e mi infilai in auto, nei sedili posteriori.

«Hei» li salutai.

«Possiamo fare sesso?» Connor si voltò verso di me e mi squadrò dalla testa ai piedi.

«Facciamo una cosa a tre?» scherzai e guardai Michela, notando quanto fosse bella quella sera. Più del solito.

«Approvo» annuì lei e Connor accese l'auto per partire.

«Quindi inaugurano anche il pronto soccorso?» domandai.

«No, ancora no. Forse tra una settimana, o dieci giorni al massimo» rispose lei ed io annuii. Appena arrivammo in ospedale mi resi conto solo in quel momento che ci fosse un'aula magna enorme, che avevano addobbato con palloncini e striscioni. C'era una quantità infinita di cibo in ogni angolo della stanza e supposi che ci sarebbero stati molti invitati, ancora più di quanti non ce ne fossero già.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora