Quando il giorno dopo arrivai in ospedale, il dottor Styles ci disse di raggiungere il pronto soccorso in modo da praticare quello che avevamo imparato nelle settimane precedenti. Sembrava così distante da tutto, ma si vedeva lontano un miglio quanto gli piacesse il suo lavoro ed era un gran controsenso considerando quanto odiasse le persone.
Dopo qualche decina di minuti, arrivò un paziente in emergenza. «Cos'è successo?» il dottor Styles si avvicinò al paziente.
«Mi hanno accoltellato» ansimò lui, contorcendosi per il dolore.
«Questo l'ho notato, Sherlock. Mi racconti cos'è successo, hanno bisogno di fare un'indagine» rispose il dottore e dallo sguardo del paziente capii che non gli andasse giù il suo tono.
«Cosa dovrei dire? Camminavo e mi hanno accoltellato, fine della storia» gemette il signore e il dottor Styles sospirò, segno che si stava innervosendo.
«Se entro due secondi non mi racconta cos'è successo, le assicuro che le butto gli antidolorifici» alzò di poco la voce.
«Gliel'ho raccontato» rispose lui.
«Non mi pare proprio che la sua sia stata una risposta esauriente» sbuffò il dottore.
«È la verità, non so cos'altro dirle» sospirò. Dopo qualche secondo, il dottor Styles si allontanò dal paziente e si avvicinò a me, stupendomi.
«Mi deve fare un favore» disse.
«Quale?» domandai.
«Con me non parla, ci provi lei» indicò il paziente ed io annuii, avvicinandomi a lui.
«Buonasera», gli sorrisi e gli cambiai la medicazione al braccio dato che si stava iniziando a sporcare, «come si sente?»
«Malissimo, mi fa male tutto e i dottori non mi aiutano. Mi urlano solo contro» ansimò quando gli toccai il fianco.
«Mi scusi, non volevo farle del male» mi scusai.
«È l'unica gentile qui dentro» sorrise piano.
«Me lo dicono spesso» risi per smorzare la tensione, «si ricorda con quale coltello l'hanno colpita? Glielo chiedo per fare una stima della profondità della ferita» mentii, dato che sapevamo già tutto, ma volevo portarlo piano piano sulla strada della verità.
«Non me lo ricordo, mi dispiace, ero di spalle e non ho avuto il tempo di vedere» sospirò.
«Sono arrivati all'improvviso?» usai il plurale per capire se fosse un branco o una persona.
«Sì, ho sentito solo le gomme dell'auto stridere sull'asfalto e poi mi hanno afferrato per il collo» indicò i segni rossi sotto al mento.
«Le fanno male? L'hanno stretta forte?» li osservai, ma sembrava solo arrossato.
«Mi hanno stretto abbastanza forte, avevano le mani grandi da uomo» rispose.
«L'hanno aggredita degli uomini?» sbarrai fintamente gli occhi.
«Sì, credo tre. Ma sono stato stupido io a camminare da solo» sospirò.
«La paura non deve mai impedirle di vivere» dissi, ma lui mi guardò triste.
«Se ti minacciano di morte sì» sospirò, «non uscivo da due settimane, per una volta che ero uscito per prendere la mia bambina da calcio, guardi cos'è successo» indicò il suo corpo con il mento.
«L'hanno minacciata di morte?» sbottai, non aspettando una cosa del genere.
«Già, ho provato a vivere normalmente per non far capire nulla alla mia Daisy, ma è molto sveglia anche solo per avere sei anni» sorrise e capii che gli antidolorifici stavano iniziare ad avere effetto, «le spiace se riposo?»
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Amethyst | H.S. #wattys2022
ChickLitAmethyst Wilson vive a Los Angeles in un appartamento che condivide con la sua migliore amica Yemaly da più di sei anni, da quando lei si è iscritta alla facoltà di medicina e Yemaly a quella di economia. Amethyst sogna di diventare un chirurgo di f...