Nel bel mezzo della notte fui svegliata di soppiatto da Harry che si muoveva in continuazione accanto a me.
Quando aprii gli occhi e mi voltai verso di lui, notai che stesse ancora dormendo e capii che stesse avendo un incubo. Decisi di non svegliarlo, perché per la prima volta dormiva dopo quattro giorni e mi avvicinai a lui provando a calmarlo.
Era steso di schiena, quindi era più semplice accarezzargli il volto e spostargli i ricci dalla fronte sudata.
La odiavo così tanto.
La odiavo perché era riuscita a rientrargli in testa dopo quasi dieci anni anche se lui lo negava. La odiavo perché lo privava della felicità che aveva finalmente trovato, del sonno, della fame e addirittura del suo lavoro perché avevo sentito dire nei corridoi che aveva chiesto a Learn di non farlo operare per qualche giorno.
Non avevo approfondito perché ci scambiavamo massimo dieci parole al giorno, quindi, non volevo forzarlo a parlare se non voleva.
Gli lasciai dei baci sulla guancia e quando incastrai la testa nel suo collo sentii le sue mani stringermi la schiena e attirarmi al suo petto.
«Thys» sussurrò e aprì gli occhi di scatto. Si alzò con la schiena leggermente e iniziò a guardarsi attorno impaurito. Appoggiai le mani sul suo petto per riportarlo giù, ma le tolsi subito quando lo sentii fremere sotto al mio tocco.
Facevo finta che questo suo distacco non mi toccasse, in realtà mi stava distruggendo.
«Sono qui, sono qui» sussurrai e gli baciai la fronte per poi stendermi sul suo petto.
«Mi dispiace» mormorò con gli occhi chiusi.
«Dispiace anche a me» sussurrai.
***
«Ti ho preparato il roast beef» gli dissi appena uscì dal bagno con i capelli ancora umidi, «vuoi che ti asciughi i capelli?» gli chiesi ma lui scosse la testa e si sedette sullo sgabello della cucina con lo sguardo basso. «Hai fame?» gli chiesi.
«Non molta» guardò il piatto e poi me, «grazie per aver cucinato» ammiccò un sorriso.
Era sera.
Ero da poco tornata a casa sua, per fortuna mi aveva dato le chiavi altrimenti sarei rimasta fuori per chissà quanto tempo.
Lo avevo trovato sotto la doccia mentre il getto d'acqua gli colpiva la testa. Era lì fermo, inerme sotto l'acqua e aveva ancora i boxer addosso.
Ero uscita dal bagno senza dire nulla, in modo da non farlo sentire sbagliato e avevo iniziato a preparare la cena.
«Mangiamo» sorrisi, provando a coinvolgerlo, ma lui scosse la testa.
«Non ho fame, mangio più tardi» guardò le sue mani nervosamente.
«Dici così da cinque giorni e poi non mangi più» provai a trattenere le lacrime mordendomi il labbro. Non ce la facevo più a gestire quella situazione da sola e il fatto che lui non mi parlasse rendeva il tutto ancora più complicato.
«Mangio dopo» sospirò e allontanò il piatto.
«Harry, devi mangiare» dissi all'orlo del pianto.
«Non ho fame» allontanò il piatto verso di me e quando vide che non glielo ridavo come le ultime cinque volte, alzò lo sguardo su di me e notò le lacrime che scendevano lungo le guance, «Thys» sussurrò incredulo, come se solo in quel momento si stesse accorgendo di come il suo umore si fosse riversato su di me.
«Mangia, p-er favore» provai a smettere di piangere, ma non ce la facevo più e tutto quello che stavo trattenendo da cinque giorni stava uscendo allo scoperto.
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Amethyst | H.S. #wattys2022
ChickLitAmethyst Wilson vive a Los Angeles in un appartamento che condivide con la sua migliore amica Yemaly da più di sei anni, da quando lei si è iscritta alla facoltà di medicina e Yemaly a quella di economia. Amethyst sogna di diventare un chirurgo di f...