Capitolo 33.

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«Ma che diamine, Thys. Stavo per avere un infarto!» esclamò Yemaly, appena misi piede a casa quasi alle dieci e mezza. «Perché non mi hai avvisata facessi tardi? A momenti venivo a cercarti in ospedale, pensavo fosse successo qualcosa di grave» mi guardò.

«Scusami» le dissi, andando nella mia stanza per spogliarmi.

«Cos'hai?» sentii i suoi passi seguirmi. «Perché hai fatto così tardi?» chiese.

«Harry mi ha chiesto di aiutarlo a correggere dei test a sorpresa che ci ha fatto fare stamattina» dissi.

«Successo qualcosa di bello?» alzò ed abbassò le sopracciglia maliziosamente.

«Se litigare per un voto, sentendomi dire che non devo intromettermi nei suoi metodi e poi essere quasi cacciata dal suo ufficio è qualcosa di bello allora sì» risposi tagliente e lei mi guardò con gli occhi sbarrati.

«Aspetta, aspetta, aspetta» mi bloccò per il braccio mentre cercavo di andare in bagno per lavarmi, «ti ha cacciata dal suo ufficio?» specificò.

«Non lo so, ha usato un tono brutto. Mi ha detto "sono le dieci, puoi andare"» imitai il suo accento odioso e affascinante.

«Forse voleva solo dirti che fosse tardi e che potevi andare a casa, ma non sa relazionarsi con le persone e quindi qualsiasi cosa dice sembra arrabbiata?» disse ed io mi fermai qualche secondo a pensarci. Effettivamente era una giustificazione valida, sempre se avesse avuto ragione lei.

«Forse» alzai le spalle.

«Perché avete litigato?» mi seguì in bagno mentre mi facevo doccia e shampoo.

«Mette voti bassissimi e ho contestato quello di Ava perché le aveva messo C solo per una risposta sbagliata su un compito svolto perfettamente» mi spogliai ed entrai in doccia.

«Molto severo» commentò.

«Troppo» sbuffai, «non mi è piaciuto come si è rivolto, se lo fa ancora lo mando a quel paese e non ci esco più» scossi la testa e mi insaponai.

«Ti appoggio. Non ti far mettere i piedi in testa Thys, da nessuno.»

***

Il mattino successivo arrivai in ospedale in largo anticipo perché ero andata a fare una di quelle mie solite passeggiate, che Yemaly chiamava inquietanti, alle sei del mattino.

Avevo beccato Ava e Luke al bar verso le sette, ma li avevo liquidati dicendo loro che dovevo andare a fare un servizio. In realtà, non mi andava molto di parlare quella mattina, e loro due erano tipi che parlavano molto quindi avrei finito per restare in silenzio e avrei reso l'atmosfera pesante. Quindi avevo preferito sorvolare e continuare la mia passeggiata.

Non sapevo cosa fare con Harry perché mi piaceva molto stare con lui, ma dall'altro lato era scontroso e maleducato, e questo non mi piaceva. Non mi piaceva se lo fosse stato anche con me, perché era abituato ad avere il controllo su tutto e tutti, ma a me non piaceva che qualcuno mi dettasse regole.

Soprattutto un ipotetico ragazzo.

Arrivai in ospedale alle otto passate, dopo quasi sette chilometri di camminata e mi diressi verso gli spogliatoi per indossare la divisa oscena.

«È normale secondo te? Penso di avere qualche problema» sentii la voce di Michela appena entrai negli spogliatoi e la beccai a parlare con Ava.

«Buongiorno», sorrisi e appoggiai la borsa nell'armadietto.

«Hei, Thys» Michela mi sorrise e Ava venne a darmi un bacio sulla guancia.

«Di cosa parlavate?» chiesi loro e mi iniziai a spogliare.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora