Terzo giorno in chirurgia generale e non era trascorso nemmeno un secondo in cui io mi fossi annoiata. Era tutto così emozionante e carico di adrenalina che la sera arrivavo a casa stanca morta, ma felice da morire.
«Ho un mal di pancia assurdo» mormorò Ava sulla mia spalla mentre eravamo in corridoio ad aspettare il dottore.
«Sei incinta?» le domandò Connor, ricevendo in cambio un dito medio da parte di Ava.
«Chi è incinta?» una ragazza si voltò verso di noi. La guardammo tutti e tre confusi, non avendola mai vista né tantomeno avendoci mai parlato, quindi la sua confidenza ci stupiva molto.
«Nessuno» mormorai, guardandola attentamente per studiarla.
«Io sono Marie» sorrise.
«Cos'è, siamo ad un sito di incontri?» una voce alle nostre spalle ci fece scattare all'erta e il dottor Styles fece il suo ingresso nel reparto con la solita espressione di culo. Bellissima, ma di culo.
«Dottor Styles, posso farle una domanda?» domandò un ragazzo.
«No», non lo degnò di uno sguardo e ci indicò di dividerci per le stanze in modo da iniziare il giro di visite mattutino. Andai da un signore e solo dopo averlo visitato notai che il dottor Styles fosse in piedi accanto alla porta ad osservarmi attentamente. Il suo sguardo mi innervosiva e non solo perché fosse il mio capo, ma perché non riuscivo a studiarlo. Era come se ci fosse un muro tra il suo viso e la sua anima, che non permetteva alla sua faccia di esprimere emozioni.
«La mia bambina ha preso A in matematica» mi disse e indicò la figlia seduta sulla sedia. Dalla sua posizione estremamente dritta e rigida mi resi conto che portasse il busto ortopedico, qualcosa che conoscevo fin troppo bene.
«Complimenti!» le sorrisi e notai che le fosse caduto qualcosa. «Ecco a te, così non ti fai male» le porsi il codino e lei mi sorrise, seppur con lo sguardo confuso.
«Come lo ha notato?» mi chiese.
«L'ho portato anche io quando ero adolescente, per quattro anni e mezzo. So riconoscere quando qualcuno lo indossa e so cosa si può e non si può fare» sospirai.
«Non lo sopporto più» mormorò con gli occhi lucidi.
«Da quanto lo porti?» le domandai.
«Quattro mesi» sospirò, «non posso fare nulla, mi sento in una gabbia» rivelò.
«Lo so, i primi mesi sono sempre i più difficili. Vedrai che non ci vorrà molto per abituarti e quando lo toglierai non ti troverai più» sorrisi, provandole a dare coraggio.
«Vedo le mie amiche libere di vestirsi come vogliono e le invidio, perché io non posso farlo» sospirò e guardò per terra. Mi sedetti accanto a lei sul divanetto e le accarezzai i capelli sulla testa.
«Si, è vero che non puoi indossare nient'altro se non leggins e maglie larghe, né reggiseni, niente, però pensa che tra qualche anno avrai dei fianchi da far invidia a tutti e le tue amiche no» alzai e abbassai le sopracciglia facendola ridere.
«Speriamo» sorrise.
«Guarda qui» presi il telefono dalla tasca e aprii la galleria. Cliccai su alcune foto e le mostrai la differenza dei miei fianchi dopo cinque anni di busto.
«Wow, è migliorata tantissimo!» sbarrò gli occhi e allargò la foto. «Diventerò anche io così?» mi guardò speranzosa.
«Se ti impegni e segui i consigli dell'ortopedico ce la farai» le accarezzai i capelli, «mi raccomando, non smettere mai di crederci. Ci saranno momenti in cui ti chiederai il perché tu sì e gli altri no, ricordati per cosa stai soffrendo e dove andrai a finire. Ne varrà la pena te lo assicuro» sorrisi.

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Amethyst | H.S. #wattys2022
ChickLitAmethyst Wilson vive a Los Angeles in un appartamento che condivide con la sua migliore amica Yemaly da più di sei anni, da quando lei si è iscritta alla facoltà di medicina e Yemaly a quella di economia. Amethyst sogna di diventare un chirurgo di f...