Capitolo 87.

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Amethyst's POV

Era arrivato il weekend e quella mattina eravamo partiti per andare a Chicago. Per fortuna il dottor Learn non mi aveva messa di turno, quindi, ne avevo approfittato per accettare la proposta di Harry.

Harry mi aveva aggiornata sulle ultime da sapere per non essere completamente all'oscuro delle cose di cui avrebbero parlato alla convention.

Eravamo arrivati circa venti minuti prima dell'inizio e qualcuno ci aveva salutati, presentandosi a me. Ovviamente, Harry era rimasto tutto il tempo il silenzio mentre io intrattenevo qualche conversazione imbarazzante. Gli avevo dato più volte qualche leggera gomitata nello stomaco per incitarlo a parlare, ma non ne voleva sapere nulla.

«Uhm, quella ragazza penso mi odi» sussurrai ad Harry, mentre ascoltavamo cosa il dottor Ohrey avesse da dire al congresso.

«Chi?» mi guardò per un secondo e poi riportò lo sguardo sulla folla di persone.

«Non posso indicartela, ma ha la maglia rossa» mormorai al suo orecchio. Repressi la voglia di accoccolarmi al suo collo delicato e mi limitai a sospirare. In quei giorni sentivo sempre di più la necessità di averlo vicino, più del solito, infatti credeva avessi il ciclo perennemente dato che a detta sua ero dolce solo durante il ciclo. Ma il ciclo non lo avevo, quindi era strano.

«Ci sono venti donne con la maglia rossa, Thys» sorrise e allungò la mano sulla mia gamba per incastrarla nella mia, forse capendo che necessitassi di contatto fisico.

«Ha i capelli castani e il camice bianco con una penna nera nel tasch-» prima che finissi la frase, lo vidi guardare la ragazza che gli stavo descrivendo.

«Non ci posso credere» sussurrò e alzò gli occhi al cielo.

«Cosa?» domandai confusa. «Se è un'altra tua ex, giuro che me ne vado» sbuffai.

«È mia cugina» sbuffò a sua volta, «ora dirà a tutta la mia famiglia che siamo insieme e sicuramente stasera organizzeranno una cena per conoscerti» borbottò ed io sbarrai gli occhi, cercando di non darlo a vedere.

«Ah», mi limitai a dire. Non è che non volessi conoscere la sua famiglia, ma mi sembrava solo un po' prematuro fare una cena con tutti.

«Dopo le vado a parlare e le chiedo gentilmente di farsi i cazzi suoi» mi accarezzò il dorso della mano con il pollice.

«Gentilmente?» ironizzai.

«Shh!» un ragazzo accanto ad Harry ci fece segno di zittirci. Mormorai uno scusa, ma a quanto pare ad Harry non andò giù, infatti si voltò verso di lui.

«Se la mia ragazza sta parlando, quello che deve stare in silenzio sei tu, sono stato abbastanza chiaro?» lo fulminò con lo sguardo.

«Sc-scusi» borbottò e ritornò a guardare la presentazione.

«Puoi continuare» Harry mi guardò ed io scossi la testa divertita per come si comportasse. Ormai non aveva più senso sgridarlo, non mi ascoltava comunque quindi mi limitavo a farlo solo in casi estremi dove esagerava davvero.

«Parliamo dopo» sussurrai.

«No, ora» si impuntò.

«Dopo», lo guardai male.

«Ora», ripeté.

«Ho detto dopo» dissi, «altrimenti non le vedi più» indicai il mio seno e subito il mio sguardo cambiò. Si zittì seduta stante e tornò a guardare avanti a sé senza fiatare, ma sempre stringendo la mia mano nella sua per tutta la durata della convention.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora