Capitolo 69.

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Harry's POV

Finalmente dopo lunghi e interminabili cinque giorni ero tornato a Los Angeles. Appena atterrato, ero andato diretto in ospedale per vederla.

Mi era mancata da morire.

La aspettai nel mio ufficio perché era impegnata con il giro di visite, ne approfittai per vedere gli ultimi casi che mi ero perso.

Nulla di grave, per fortuna.

Dopo circa un'ora, bussò alla porta e quando entrò mi avvicinai senza perdere ulteriore tempo. Circondai la scrivania e mi incantai a fissare il sorriso che si aprì sul suo viso appena mi vide.

Le afferrai i fianchi e la spinsi contro di me per abbracciarla.

«Ciao», mormorai incastrando la testa nel suo collo e inspirai a fondo il suo odore. Quanto mi era mancato stringerla tra le mie braccia, anche solo per cinque giorni. Parlare al telefono non era la stessa cosa, perché Amethyst non esprimeva mai quello che realmente pensava quindi per me guardarle gli occhi e studiare le sue espressioni era fondamentale.

La avvicinai ancora di più a me mettendo la mano sulla sua nuca e quando sentii le sue mani avvolgermi il busto finalmente sorrisi.

«Mi sei mancato tanto» mormorò, cogliendomi di sorpresa. Sapevo che le fossi mancato, ma non avrei mai pensato che me lo avesse detto.

«Davvero?» sorrisi come un deficiente e le afferrai le guance per accarezzarle quel viso angelico che aveva.

«Sì, io ti sono mancata?» vidi le sue guance arrossire, segno che fosse in imbarazzo e arrossirono ancora di più quando mi avvicinai per baciarle le labbra.

Avevo trascorso cinque giorni con degli sconosciuti, senza che nessuno mi chiedesse come stessi e se avessi bisogno di qualcosa.

Senza qualcuno che mi calmasse ogni volta che mi innervosissi.

Senza nessuno che mi tranquillizzasse con il suo tocco.

Senza lei al mio fianco.

La strinsi ancora di più a me, per quanto potessi e sentii le sue mani incastrarsi nei miei capelli. «Non mi hai risposto» mormorò quando si staccò da me.

«Penso che questa sia una risposta» la spinsi contro di me, facendole sentire quanto fossi eccitato e lei ridacchiò.

«Sono mancata solo a lui?» indicò il mio bacino e si appoggiò con la testa sul mio petto.

«Sì», scherzai e mi allontanai di scatto sapendo che da un momento all'altro mi sarebbe arrivato un pungo. Infatti, scansai per poco il suo schiaffo sul mio petto e indietreggiai finendo contro la scrivania con il sedere.

«Ah sì? Bene» mi guardò con quello sguardo e sentii immediatamente il sangue affluire ancora di più verso il basso.

«Vieni qui» provai ad afferrarle il polso, ma lei lo scansò sorridendo.

«No, non ti sono mancata» incrociò le braccia al petto.

«Vieni qui» dissi seriamente e lei scosse la testa, «Amethyst» usai il suo nome per intero, cosa che non facevo mai, infatti alzò gli occhi al cielo.

«Non chiamarmi Amethyst» sospirò.

«Finché non vieni qui ti chiamerò con il tuo nome completo» sorrisi e lei mi guardò male, avvicinandosi con il broncio. Non appena fu abbastanza vicina, la tirai verso di me per il polso e mi appoggiai con il sedere contro la scrivania, «ottima scelta» sorrisi e le sciolsi le braccia incrociate, portandomele dietro al collo.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora