Capitolo 71.

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Quando uscii dalla sala operatoria andai immediatamente nell'ufficio di Harry per vedere come stesse. Non era il tipo da avere un attacco di panico prima di un intervento, quindi, non riuscivo a capire cosa gli fosse successo. Per tutto il tempo dell'operazione, gli infermieri e l'anestesista mi erano stati di grande aiuto, dandomi un enorme sostegno. Senza di loro non ce l'avrei mai fatta.

Appena arrivai avanti al suo ufficio, bussai e aspettai che mi desse il consenso. Quando mi permise di entrare, lo vidi seduto dietro la scrivania mentre leggeva dei fogli.

«Hei, come ti senti?» gli chiesi e chiusi la porta dietro di me per raggiungerlo.

«Meglio, grazie davvero. Non so cosa farei senza di te, mi hai salvato il culo» mi sorrise ed io mi appoggiai alla scrivania con il sedere, avanti a lui.

«Non preoccuparti, è andato tutto bene. Mi hanno aiutato molto gli infermieri e l'anestesista, non ce l'avrei mai fatta senza di loro» gli dissi.

«È vero, sono davvero essenziali in ospedale ma nessuno gli dà mai la giusta importanza che meritano» concordò con me, «quindi la paziente sta bene?» mi chiese con uno sguardo strano.

«Sì, la stanno svegliando. Ti va di dirmi cos'è successo?» gli accarezzai il viso delicatamente.

«La paziente... la paziente era la mia ex» rivelò senza guardarmi ed io sentii subito un vuoto nel petto, come se qualcuno mi avesse colpita dritta al cuore.

«Quella ex?» trattenni il sospiro e lui annuì, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulla mano.

«Non sapevo fosse lei, è arrivata d'urgenza altrimenti non avrei mai combinato questo casino» sussurrò.

«Non hai combinato nessun casino, hei guardami» provai ad alzargli il viso, ma lui fece resistenza e restò con la testa china.

«Mi dispiace, mi dispiace» mormorò ripetutamente.

«Non è colpa tua, Harry. Guardami per favore» gli alzai la testa con più forza e lui incrociò gli occhi nei miei.

«Si, è colpa mia. E reagendo così ti sto dando un'idea sbagliata» scosse la testa.

«Assolutamente no, non la vedi da anni e vi siete lasciati in un modo riprovevole. È una persona che ha avuto una potenza smisurata e un impatto enorme sulla tua personalità quindi hai tutto il diritto di reagire come meglio credi. Non mi stai dando nessuna impressione sbagliata, anzi» gli accarezza il viso, «lo so che non provi più niente per lei, quindi, tranquillizzati perché è tutto sotto controllo.»

«Solo grazie a te che hai preso la situazione in mano, non lasciandoti sopraffare dall'ansia. A differenza mia» mormorò e riabbassò la testa. Capii che sarebbe ritornato sul discorso qualsiasi cosa dicessi così cambiai approccio.

«Vuoi che vada a picchiarla? Che le vada a dare un pugno sulla ferita?» scherzai e lui sorrise piano. Mi guardò negli occhi per quello che fu un tempo infinito, fin quando mi spinse a sedere sulle sue gambe e appoggiò la testa sul mio petto. Infilai una mano tra i suoi capelli e glieli accarezzai delicatamente, non sapendo come comportarmi in una situazione così delicata.

«Mi hanno visto tutti?» mi chiese dopo un po'.

«Chi?» finsi di non capire per non aggiungere altra benzina al fuoco.

«Le persone in sala operatoria, mi hanno visto mentre facevo quella figura di merda colossale?» sbuffò.

«Innanzitutto, non hai fatto nessuna figura di merda colossale perché avere attacchi di panico non rientra nelle cose di cui vergognarsi. Poi, nessuno ti ha visto perché eri seduto per terra e dalla loro visuale non si riusciva a vedere nulla» mentii e lui si rilassò, annuendo.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora