«Ti rendi conto che mi stava per investire?» esclamò Michela, passandomi il bambino che doveva accompagnare al piano di chirurgia generale per farlo stare un po' con la madre. Appena la signora aveva partorito, aveva avuto delle complicazioni, quindi, erano stati separati in due reparti differenti.
«Avevi gli occhi sul cellulare, non è vero?» sorrisi, conoscendola e strinsi il bambino al mio petto per non farlo iniziare a piangere. Odiavo il pianto dei bambini, quindi era meglio se non iniziava.
«Dettagli di poco conto» scosse la mano per aria, «però, se mi avesse investito mi avrebbe pagato. O no?» mi chiese seria.
«Non sono informata, non rientra nei miei piani farmi investire per fare soldi» risi piano e uscimmo dall'ascensore.
«Dovresti, così ci possiamo licenziare e andare a vivere a Bali con un cocco in una mano e un grappolo d'uva nell'altra mentre qualcuno ci sventola con una palma» alzò le spalle e chiesi all'infermiera al bancone in quale stanza fosse la madre del bambino.
«Stanza diciotto» sentii dire da dietro di me. Quando mi voltai vidi Harry in piedi mentre fissava il tablet inerme, cliccando cose a caso sullo schermo, «prima che lo lanci contro il muro, lo aggiusti?» me lo passò, ma poi si rese conto del bambino tra le mie braccia. «Non dovrebbe portarlo lei questo bambino?» guardò male Michela.
«Non dovrebbe aggiustarlo Norma il tablet?» rispose lei pungente.
«Dallo a me» borbottò e afferrò il corpicino del bambino dalle mie mani, per poi passarmi il tablet. Mi incantai a vederlo mentre cullava il bambino contro il petto, appoggiando la guancia sulla sua testolina e mentre gli sussurrava qualcosa per calmarlo.
«Riprenditi» Michela mi schiaffeggiò la mano per distrarmi.
«Insopportabile» borbottai per poi guardare il tablet, «hai provato a riavviarlo?» domandai ad Harry.
«No, ho paura di perdere i dati» disse.
«C'è il salvataggio automatico ogni due secondi, non perdi nulla» tenni premuto il tasto di spegnimento per qualche secondo, fin quando non vidi lo schermo diventare nero.
«Lo dia a me, lo porto dalla madre dato che qui ci stiamo improvvisando hacker del dark web» Michela si avvicinò ad Harry, ma lui si voltò per non farle prendere il bambino.
«No, lo porto io dalla madre» sbottò. Alzai lo sguardo su di lui, uno sguardo non molto gentile e lo guardai male.
«Dalle il bambino, su» dissi piano, provando a persuaderlo.
«No, è irresponsabile» scosse la testa.
«Harry» sospirai, «dalle il bambino, per favore. Cosi la smettiamo.»
«Lei è-» iniziò Harry, ma lo interruppi passandogli il tablet.
«Funziona» lo guardai male.
«Grazie» borbottò, ma prima che afferrassi il piccolo, si allontanò velocemente lungo il corridoio, prima di entrare nella stanza 18.
«Lo odio» disse Michela fissando la porta ormai chiusa.
«Anch'io» sospirai.
Appena finito il giro di visite pomeridiano con Ava, la Richards ci assegnò alcuni esami da dover fare nel tardo pomeriggio con altri strutturati e fortuna volle che fossi di nuovo con Harry.
Mi appuntai mentalmente di chiedergli se ci fosse il suo zampino sotto, dato che se ci fosse stato mi avrebbe dato enormemente fastidio.
E lui lo sapeva. Quindi, probabilmente, avrebbe negato fino alla fine.
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Amethyst | H.S. #wattys2022
ChickLitAmethyst Wilson vive a Los Angeles in un appartamento che condivide con la sua migliore amica Yemaly da più di sei anni, da quando lei si è iscritta alla facoltà di medicina e Yemaly a quella di economia. Amethyst sogna di diventare un chirurgo di f...