Non vedevo Harry da due giorni perché era stato in ospedale per tutto il tempo, dormendo addirittura lì.
Gli avevo detto che, nel caso avesse avuto un po' di tempo libero, sarebbe potuto venire da me per dormire dato che casa mia era più vicina all'ospedale rispetto a casa sua. Ma aveva rifiutato, dicendomi che non voleva disturbarci con l'andirivieni alle tre del mattino e il suono ininterrotto del cercapersone.
Purtroppo, molti chirurghi erano a New York per una convention, quindi toccava a lui ricoprire la maggior parte dei turni.
Mi stupiva ogni giorno di più come si mostrasse sempre scontroso e rude, ma nei fatti fosse sempre disponibile ad aiutare tutti.
Era giovedì, per cui avrei dovuto ancora stare quattro giorni a casa prima di ritornare in ospedale e non avevo la minima idea di cosa fare, soprattutto perché ero sola a casa e annoiata a morte.
Nonostante mi dicessi quanto lo studio e il lavoro fossero stressanti, quando non facevo nulla mi annoiavo e finivo per studiare qualcosa. Ma quella volta non avevo nulla da studiare, per cui decisi che avrei sperimentato qualche ricetta di mia nonna sperando di non dare fuoco a tutta Los Angeles.
Mi alzai da letto e mi vestii con una tuta dopo aver fatto la doccia, beandomi della sensazione dei calzini antiscivolo rispetto ai tacchi del giorno prima. Lessi la ricetta sul libro che mia nonna mi aveva regalato a Natale e iniziai ad impastare una dozzina di graffe, cercando di non buttare la farina in ogni dove. Quando notai che l'impasto fosse abbastanza elastico, lo lasciai lievitare in una ciotola per qualche ora nel forno leggermente caldo. Da come mi ripeteva costantemente mia nonna, se l'ambiente non fosse stato caldo allora si sarebbe potuto direi addio agli impasti lievitati.
Poiché ci volevano quasi tre ore per lievitare, decisi di fare un'altra torta e iniziai ad impastare una torta al cioccolato con una crema al cocco al centro. La mia preferita.
Mentre frullavo gli ingredienti mi chiesi quale fosse il dolce preferito di Harry e proprio in quel momento ricevetti una chiamata da parte sua. Afferrai il telefono e risposi.
«Hei» incastrai il telefono tra la spalla e l'orecchio per mantenere frullino e ciotola saldamente.
«Cos'è questo rumore?» chiese.
«Sto facendo una torta, mi annoio» sospirai.
«Sai anche cucinare» mi prese in giro.
«Stai pur certo che non ti farò assaggiare nemmeno una briciola della torta, né delle graffe» sorrisi e spensi il frullino dato che l'impasto era pronto.
«Mi salverò da un avvelenamento» sentii la sua voce contenta.
«Ah ah ah» mormorai, «cosa stai facendo?» gli chiesi e presi la teglia per imburrarla e infarinarla.
«Un po' di pausa, ho appena finito di operare e mi riposo prima di ritornare in sala operatoria» sbuffò, «sono stanco morto.»
«Perché non togli la reperibilità? Con la stanchezza di un turno di quasi cinquanta ore ininterrotto non penso che possano farti operare ancora... non sei nel pieno della tua lucidità» scossi la testa e misi il vivavoce per avere le mani libere e versare l'impasto nella teglia.
«Non posso, ho già preso i giorni di festa quando sei stata male... ad ogni modo per le quattro dovrei aver finito, l'operazione che devo fare è breve e molto semplice, non preoccuparti.»
«Vieni qui?» gli chiesi immediatamente.
«No», lo immaginai sorridere.
«Antipatico» mormorai, «non sai cosa ti perdi!» esclamai, guardando i miei dolci con soddisfazione.
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Amethyst | H.S. #wattys2022
ChickLitAmethyst Wilson vive a Los Angeles in un appartamento che condivide con la sua migliore amica Yemaly da più di sei anni, da quando lei si è iscritta alla facoltà di medicina e Yemaly a quella di economia. Amethyst sogna di diventare un chirurgo di f...