«Harry?» mormorai uscendo dalla sua stanza da letto e raggiungendo il salotto. Mi abbassai la sua maglia lungo le gambe vanamente dato che mi arrivava a filo del sedere e indossai i calzini per non prendere freddo.
Erano le sette di mattina e avrei dovuto essere in ospedale da lì a due ore, per cui avevo impostato la sveglia presto, ma lui doveva restare a casa, quindi, era strano che fosse già sveglio.
Si era girato e rigirato per tutta la notte e forse pensava non me ne fossi accorta, ma non avevo dormito nemmeno io.
Ero preoccupata per lui, avevo paura che da un momento all'altro avesse potuto avere un attacco di panico ed io ero troppo occupata a dormire per non accorgermene e calmarlo.
«Cucina» urlò e lo raggiunsi in pochi secondi, trovandolo ai fornelli senza maglia e con i capelli arruffati che adoravo toccargli e tirargli.
«Cosa fai già sveglio?» gli chiesi circondando i suoi fianchi con le braccia e lasciandogli un bacio sulla schiena.
«Non riuscivo a dormire, sono un po' nervoso. Provavo a fare una torta, ma è difficile senza frullino» rise piano per poi girarsi e darmi un bacio sulla fronte.
«Non lo hai?» gli chiesi, mascherando il dolore che il suo nervosismo mi stava dando. La notte era l'unico momento in cui lui era calmo, lontano dallo stress del lavoro, e lei era stata capace di privargli anche di quei momenti tranquilli.
«Si, ma non volevo svegliarti con il rumore» mormorò e mi baciò la guancia, nascondendo il suo viso nel mio collo.
«Ora lo puoi accendere» sorrisi e gli accarezzai la guancia dolcemente.
«Tu perché non metti un pantalone, prima che mi dimentichi come si comporta un gentiluomo e ti strappi tutto di dosso?» le sue mani mi strinsero il sedere forte e la sua bocca mi lasciava una scia di baci lungo il collo.
«Non sei mai stato un gentiluomo» gli ricordai, «all'inizio eri un maleducato, poi sei diventato un pervertito» risi piano.
«E chiamami scemo» esclamò, facendo scorrere le sue mani fino al mio seno per poi stringerlo. Mi spinsi verso di lui e abbassai le mani al bordo dei suoi pantaloni, provando a toglierglieli. «Ferma» me le bloccò e mi fece voltare per far coincidere la mia schiena con il suo petto, «altrimenti la panna montata non la stendo sulla torta, ma addosso a te» sussurrò seducentemente al mio orecchio.
«In ogni caso dovrai mangiarla, quindi non vedo perché non poterla mangiare da dosso a me invece che sulla torta» dissi, senza pensare, infatti lo sentii ridacchiare alle mie spalle.
«Se avessi saputo che la timida specializzanda che arrossiva ogni volta che la guardavo in realtà era una maniaca sessuale peggiore di me-» lo bloccai ridendo e mi voltai nelle sue braccia.
«Non sono una maniaca sessuale» gli schiaffeggiai il petto.
«Nono» scosse la testa, prendendomi in giro, «devi essere in ospedale tra poco, vatti a fare la doccia e vestiti, così possiamo fare colazione in pace» mormorò al mio orecchio, prima di lasciarmi un bacio.
«Sto bene qui» sospirai e mi spinsi contro di lui, mentre le sue mani vagavano libere sul mio petto.
«Dov'è il reggiseno?» sussurrò e mi pizzicò un capezzolo.
«Boh», appoggiai la fronte contro la sua spalla in estasi e lui rise.
«Ora che te ne vai cosa dovrei fare?» mi chiese e lasciò un bacio sul mio collo.
«Pulire casa?» proposi.
«Ho Jonny che viene due volte alla settimana, quindi non serve che la pulisca io» disse velocemente.
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Amethyst | H.S. #wattys2022
Chick-LitAmethyst Wilson vive a Los Angeles in un appartamento che condivide con la sua migliore amica Yemaly da più di sei anni, da quando lei si è iscritta alla facoltà di medicina e Yemaly a quella di economia. Amethyst sogna di diventare un chirurgo di f...