Capitolo 79.

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La domenica trascorse tranquilla e non ricevetti nessuna chiamata da mia madre, tanto meno la chiamai io.

Non mi andava di rovinarmi anche un altro giorno per causa sua, quindi lasciai perdere.

Il lunedì, in compenso, fu tremendo. Un pullman scolastico aveva fatto un incidente, quindi il pronto soccorso era zeppo di bambini al di sotto degli otto anni che lamentavano dolori ovunque.

Era stata una scena straziante, vederli così piccoli mentre soffrivano era mille volte più brutto di vedere un adulto stare male.

Ero stata tutta la giornata con Logan e i ragazzi, Harry era chiuso in sala operatoria dalle sette del mattino con la dottoressa Richards.

Prima di tornare a casa, mentre ero negli spogliatoi, gli mandai un messaggio per sapere se fosse vivo, ma non ebbi risposta.

Forse era ancora in sala operatoria.

Feci la spesa e quando arrivai a casa la misi a posto, approfittando che Yemaly non ci fosse dato che scombinava tutta la mia organizzazione mentale.

E mi odiava per questo.

Appena posai l'ultimo pacco di pasta, il telefono iniziò a vibrare sul mobile e quando lo afferrai, notai fosse Harry.

Sono appena uscito dall'ospedale, tra un'ora fatti trovare pronta.

Mi manchi.

Appena lessi il messaggio sorrisi involontariamente e scattai in bagno per fare la doccia, dato che sicuramente sarebbe stato da me molto prima di un'ora. Come succedeva sempre.

Legai i capelli per evitare che si bagnassero e quando uscii dalla doccia rimasi in stato catatonico avanti all'armadio senza sapere cosa mettere. Avevo centinaia di vestiti, ma puntualmente ogni volta che dovevo uscire non sapevo mai cosa mettere.

Dopo cinque minuti ferma, optai per un pantalone rosso con un top a metà pancia bianco ricamato. Infilai anche le scarpe bianche e finii di prepararmi aggiustandomi i capelli e mettendo un po' di mascara.

Come volevasi dimostrare, dopo quaranta minuti mi disse di scendere perché era arrivato.

Mi affrettai a chiudere tutte le finestre che avevo aperto per far arieggiare casa, afferrai la borsa e chiusi la porta alle mie spalle. Appena arrivai fuori al palazzo, lo vidi in piedi fuori la sua auto con gli occhiali da sole neri sul viso e le braccia incrociate sul suo petto avvolto in una camicia bianca di cotone.

Sperai che dalla mia espressione non si vedesse quanto stessi sul punto per sbavare, ma dal suo sorriso capii che il mio sguardo stava esprimendo tutti i miei pensieri poco casti. Mi avvicinai a lui, osservandolo dalla testa ai piedi, mentre i suoi occhi scannerizzavano tutto il mio corpo a loro volta.

«Non pensavo esistessero vestiti che mettessero ancora di più in risalto quanto sei sexy» mi afferrò per il polso e mi strinse a sé, facendomi sentire quanto fosse eccitato anche con i tessuti che ci separavano.

«Non pensavo esistessero camice che mi facessero venire ancora più voglia di strappartele di dosso» sussurrai al suo orecchio. Immediatamente la sua mano destra scese dalla mia schiena e andò a stringere forte il mio sedere, spingendomi contro di lui. «Siamo in mezzo alla strada, Harry» ridacchiai.

«E allora tu non dirmi queste cose in pubblico» sussurrò, lasciandomi un bacio sotto il lobo dell'orecchio.

«Avanti, andiamo» lo spronai a salire in auto e lui acconsentì, anche se con il broncio. Appena arrivammo a Santa Monica, mi iniziò a raccontare di cosa fosse successo quella mattina in ospedale, di come fossero arrivati dei ragazzi in fin di vita per delle sparatorie tra gang e dei vari scompigli con la polizia.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora