Capitolo 35.

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Appena mi svegliai il mattino successivo, mi appuntai mentalmente di chiamare i miei genitori per sentire come stessero dato che non li sentivo da un po'. Provai a farmi doccia e shampoo nel minor tempo possibile, dato che ero leggermente in ritardo e Yemaly doveva lavarsi anche lei per andare al lavoro. Aveva una riunione importante e ne sarebbe valso della sua promozione, quindi era un ammasso di nervi e ansie.

«Pensi che sia più adatto questo tailleur rosa antico o questo qui blu cobalto?» mi domandò mentre mi asciugavo i capelli, mostrandomeli sulle loro grucce.

«Blu cobalto» indicai quello che per me era più bello, ma Yemaly essendo Yemaly, indossò quello rosa antico.

Mi catapultai in ospedale, provando a non alzare per aria le persone avanti al mio cammino e arrivai negli spogliatoi giusto in tempo per l'inizio del turno. Appena salii al piano di chirurgia, mi ricordai della discussione con Harry del giorno prima e sentii l'umore cambiare di getto. Sapevo che non potevo biasimarlo, ma mi aveva offesa molto.

«Volevo fare i capelli verdi, secondo te starei bene?» sentii una mano circondarmi le spalle e quando alzai lo sguardo vidi Connor fissarmi negli occhi.

«Verdi?» esclamai. «Ti ci vedrei più con i capelli blu» gli toccai una ciocca.

«Dici? Ero indeciso tra verde e viola, però effettivamente blu non sarebbero male» rifletté, «hai mai pensato di tingerli?» mi toccò i capelli.

«In realtà no, però se dovessi tingerli di un colore non solito, li farei viola» mi guardai una ciocca di capelli.

«Saresti molto scopabile» commentò ed io scossi la testa.

«Abbiamo finito?» la dolce voce di Harry risuonò in tutto il corridoio e tutti ci voltammo verso di lui. «Vedo persone interessate all'astrofisica, altre interessate ai programmi televisivi e altri a colori di unghie e capelli, ma nessuno interessato alla medicina!» ci guardò uno ad uno male e Connor strinse il braccio sulle mie spalle. «Muovetevi» sbottò e tutti iniziarono a camminare verso le stanze dei pazienti a cui eravamo stati assegnati.

Lo vidi guardarmi, poi guardare Connor, poi di nuovo me finché non si avvicinò e scacciò via il braccio di Connor dalla mia spalla, per poi spingerci lungo il corridoio con poca delicatezza.

«Dimmi che non è così anche con te mentre siete da soli, altrimenti non so come lo sopporti» Connor sospirò e mi aprì la porta della stanza dodici.

«La dottoressa Wilson ha le mani per aprirsi la porta da sola» sentimmo commentare da Harry ed io mi voltai per lanciargli un'occhiataccia, a cui rispose con una indietro.

«Ogni tanto con me sorride» alzai gli occhi al cielo, per poi dedicarci ai pazienti.

«Tu sei il dottore gay, vieni qua ti presento mio nipote» una signora indicò Connor e lui sorrise gentilmente prima di avvicinarsi. Ogni volta che entravamo lì, la signora, affetta da Alzheimer, gli chiedeva di conoscere suo nipote. Non ricordava di aver chiesto a Connor di fidanzarsi con suo nipote, ma ricordava il suo orientamento sessuale alla perfezione.

«Come si sente?» le domandai, controllando i segni vitali e segnandoli sul tablet.

«Mia figlia mi ha detto che è incinta» mi sorrise teneramente ed io le strinsi la mano per mostrarle quanto fossi entusiasta. In realtà, sua figlia aveva quasi sessant'anni e il ricordo di trent'anni prima le riaffiorava sempre alla mente ogni mattina che andassi lì.

«È maschio o femmina?» le domandai, mentre controllavo la ferita all'addome che un incidente le aveva causato.

«Due gemelli, ma è presto per sapere i sessi» disse.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora