«Li odio» borbottò Michela per la centesima volta in quindici minuti nel sentire i bambini giocare e gridare tra di loro felici.
«Cosa dobbiamo fare?» domandai al dottor Green, mentre era seduto ad un tavolino giocattolo con tre bambini di quattro anni a colorare. Era davvero un dottore adorabile e si vedeva lontano un miglio quanto adorasse lavorare con i bambini. Ci voleva estrema pazienza e molta calma, altrimenti era meglio cambiare mestiere. Ecco perché Michela avrebbe fatto meglio a fare il meccanico.
«Ora dobbiamo accompagnare questi tre piccoli astronauti sulla navicella, perché tra mezz'ora c'è il decollo, vero dottoressa?» mi guardò ed io annuii, stando al suo gioco.
«È tutto pronto dottore, la dottoressa Michela ha organizzato l'equipaggio e siamo pronti per partire» mi sedetti accanto a loro e i bambini mi guardarono sorridendo. Il dottor Green ci aveva detto che in pediatria si era soliti chiamarsi per nome, in modo da far sentire i bambini a proprio agio e creare una sorta di legame che non li facesse sentire soli.
«Allora perché non iniziamo ad andare?» una bambina si alzò dalla sua sediolina e venne accanto a me accarezzandomi i capelli raccolti nella coda. «Mi piacciono i tuoi capelli» mi sorrise e ricambiai, inabile a parlare perché le emozioni mi iniziavano a sopraffare quando notavo la sua testa lucida.
«Vogliamo andare?» il dottor Green si alzò e mi fece l'occhiolino. Mi alzai anch'io e proprio in quell'istante entrò un lettino con una sorta di cupola che lo ricopriva, simulando un razzo.
«Wow che figo, posso entrarci?» domandò Michela ed io alzai gli occhi al cielo.
«Sì, anche la dottoressa Michela con noi» un bambino iniziò a saltellare e l'infermiere li aiutò a sedersi sul lettino.
«Avanti, salga» il dottor Green le indicò il lettino e lei sorrise più eccitata dei bambini. Si sedettero a gambe incrociate uno avanti all'altro e Michela cercò di mantenerli per non farli cadere. Nonostante dicesse di odiarli, si vedeva le piacessero.
«Cosa devono fare?» sussurrai al dottore rimanendo qualche passo più indietro ai due infermieri che trasportavano il lettino.
«Chemio» mi guardò ed io sospirai.
«Mi piace come glielo rendete meno pesante, li aiuta molto vero?»
«Non ha idea di quanto era brutto vedere le loro espressioni ogni volta che li accompagnavamo giù, in una stanza che prima era tutta bianca e spoglia» scosse la testa, «quando ho iniziato a vedere un incremento nelle casse dell'ospedale ho fatto immediata richiesta per poter abbellire sia questo reparto sia dove fanno le chemio. Abbiamo organizzato anche una raccolta fondi e siamo riusciti ad ottenere, insieme alla cassa ospedaliera, trenta milioni di dollari» sorrise soddisfatto, «da allora i bambini lo prendono come un gioco e mentre fanno la chemio ci sono animatori che li distraggono, così non se ne rendono nemmeno conto.»
«È stupendo» lo ascoltai con attenzione e arrivammo al piano. Notai che tutti i muri fossero colorati con onde del mare e fondali marini, con animali e i loro nomi.
«Così imparano anche qualcosa» mi spiegò quando notò che stessi osservando tutto con stupore.
«Astronauta a terra!» sentii urlare e vidi Michela rotolare dal lettino per terra, facendo ridere i bambini. Ma appena si misero in posizione per imitarla, io ed il dottor Green accorremmo per bloccarli ed evitare che si rompessero la testa.
«Michela» sussurrai, guardandola male dall'alto e afferrai due bambine dal cadere. Le aiutai a scendere, ma una delle due accusava un dolore alla pancia molto forte per cui mi chiese se potesse restare in braccio a me.
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Amethyst | H.S. #wattys2022
ChickLitAmethyst Wilson vive a Los Angeles in un appartamento che condivide con la sua migliore amica Yemaly da più di sei anni, da quando lei si è iscritta alla facoltà di medicina e Yemaly a quella di economia. Amethyst sogna di diventare un chirurgo di f...