Capitolo 92.

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Ero in cucina a lavorare un po' sui casi in ospedale. C'erano state varie convention su nuovi metodi per operare e dovevo ripassarli per l'esame finale della specializzazione.

Finalmente sarei diventata un chirurgo.

Harry era al piano superiore in palestra, si stava allenando perché, a suo avviso, stava mangiando troppo e doveva rimettersi in forma.

In realtà, era sexy come sempre, ma fare allenamento non faceva mai male.

Qualche volta a settimana lo raggiungevo, ma finivamo per fare sesso sulla panca o i bambini venivano a giocare.

Quindi fallivo.

Mentre leggevo, sentii dei passettini raggiungermi in cucina e capii che i bambini fossero usciti dalla loro bolla immaginaria in cui entravano quando giocavano e probabilmente avevano fame.

Ormai avevano quasi due anni e mezzo e iniziavano ad assomigliare a noi: Yiddish fisicamente era identica a me, solo con i capelli biondi e ricci come Harry, caratterialmente invece era identica ad Harry; Julian aveva mantenuto il suo rosso di quando era neonato, caratterialmente era molto dolce e sensibile, gentile ed educato.

Due opposti, insomma.

L'unica cosa che li accomunava erano gli occhi, entrambi blu. E anche lì non capimmo da chi avessero preso dato che li avevamo entrambi verdi.

«Mamma!» sentii urlare da Yiddish.

«Amore, dimmi» dissi ed alzai lo sguardo. Appena lo feci, vidi Yiddish con un vestitino elegante rosso e le scarpette nere, mentre Julian indossava uno smoking nero con il papillon rosso.

 Appena lo feci, vidi Yiddish con un vestitino elegante rosso e le scarpette nere, mentre Julian indossava uno smoking nero con il papillon rosso

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Si tenevano per mano e mi sorridevano come quando cambiavano qualche marachella

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Si tenevano per mano e mi sorridevano come quando cambiavano qualche marachella. «Ma come siete belli!» esclamai, sebbene fossi confusa.

«Vieni, mamma» Julian mi allungò la manina ed afferrò la mia.

«Perché siete vestiti così?» domandai loro mentre mi alzavo dalla sedia.

«Non fare domande, mamma» esclamò Yiddish con la sua solita delicatezza, palesemente presa dal padre.

«Va bene» sospirai, «dove andiamo?» chiesi e vidi che stavamo per salire le scale. Afferrai con entrambe le mani la loro manina e iniziai a salire piano per non farli cadere.

«Non fare domande, mammina!» urlò Yiddish.

«YiYi, non c'è bisogno di urlare per farsi ascoltare» le dissi.

«E ma tu non-» iniziò, ma Julian la interruppe.

«Uffa, zitta Ish» esclamò, facendomi sorridere. Julian usava chiamarla Ish perché non sapeva pronunciare bene né Yiddish né YiYi, quindi, un giorno qualche mese prima se ne era uscito con questo nomignolo carino e da lì non aveva più smesso di chiamarla così.

«Zitto tu» sbatté il piedino per terra.

«Zitti entrambi» dissi e finalmente arrivammo alla cima delle scale.

«Mammina, sei bellissima» mi disse Julian.

Abbassai lo sguardo su di lui e gli sorrisi teneramente, «grazie amore» mi abbassai al loro livello e baciai la fronte ad entrambi. «Ora mi dite cosa succede?» dissi.

«No», Yiddish scosse la testa.

«No», Julian la imitò.

Appena aprii bocca per dire qualcosa, la porta della stanza da letto si aprì e un Harry vestito di tutto punto con completo nero, camicia bianca e cravatta rossa uscì di lì con un sorriso tenerissimo sulle labbra.

Era mozzafiato.

«Ciao», mormorò e subito i gemelli corsero da lui, mettendosi al suo fianco.

«Hei» sorrisi e mi alzai, squadrandolo da testa a piedi. «Cosa succede?» domandai non capendo perché fossero vestiti in quel modo. In più, ero ancora più confusa perché erano riusciti a fare tutto questo senza che io me ne accorgessi.

«Vieni» sussurrò e allungò la mano per afferrare la mia. Intrecciai le nostre dita con grande confusione, ma lo seguii ugualmente perché mi fidavo.

Appena aprì la porta della stanza da letto, notai che la luce fosse spenta e il tutto era illuminato da alcune luci soffuse bianche e rosse. Il letto era coperto da un lenzuolo nero e su di esso c'erano del petali rossi a formare la scritta Ti amo.

«Harry» sussurrai incredula alla vista di tutto ciò e mi voltai verso di lui scioccata, confusa e totalmente con le emozioni in subbuglio.

«Oh Dio, non sono mai stato così nervoso in vita mia» sbuffò in una risata e si passò una mano tra i capelli.

«Calmati» risi piano e gli accarezzai il braccio. Perché era così nervoso? Mi veniva da ridere perché solitamente era un pezzo di legno senza emozioni.

«Okay, dunque» sospirò, «i bambini devono dirti una cosa» sorrise e abbassò lo sguardo su di loro.

«Mammina!» urlò Julian facendo un saltello.

«Noi ti amiamo» Yiddish sorrise facendomi scaldare il cuore.

«Tanto tanto tanto» Julian allargò le braccia come ad indicare una grandezza enorme.

«Quindi» dissero insieme per poi voltarsi verso di lui.

Improvvisamente Harry si abbassò su un ginocchio e dalla tasca del pantalone di Julian prese una scatolina rossa.

Lo stesso rosso dei petali sul letto, della sua cravatta, del papillon di Julian e del vestitino di Yiddish.

«Ci vuoi sposare?» mi sorrise. Sorrisi inconsciamente e sentii il cuore scaldarmi nel petto per la tenerezza di quel momento.

Harry aveva un'espressione dolcissima, piena di speranza. Julian mi guardava innamorato, con i suoi occhioni verdi adorabili, mentre Yiddish fissava estasiata Harry e teneva una mano sulla sua spalla in cerca di contatto.

Mi resi conto di quanto fossi fortunata ad avere una famiglia come la loro: due figli perfetti e un fidanzato che mi amava alla follia. Avrei fatto di tutto per loro e so che loro avrebbero fatto tutto per me.

Quindi la risposta mi sembrava abbastanza ovvia.

«Ma certo che vi sposo» sentii la mia voce incrinarsi e quando mi inginocchiai avanti ad Harry, capii che fossi in un mare di lacrime perché Yiddish mi passò delicatamente la sua manina sulla guancia.

«Che bello!» Julian urlò.

«Hai visto papi? Ha detto sì» Yiddish saltellò contenta.

I bambini erano felici, ma io ero ferma su Harry. Sul modo in cui mi guardava, i suoi occhi erano innamorati e sperai vivamente che i miei gli dimostrassero lo stesso amore che percepivo io da parte sua.

Mi avvicinai al suo viso lentamente e sentii la sua mano afferrare la mia. Quando abbassai lo sguardo, notai che stesse infilando l'anello all'anulare senza staccare lo sguardo dal mio.

I bambini continuavano a gioire, ma io non sentivo altro che il rumore del suo respiro accelerato.

«Ti amo da morire» sussurrò mentre le nostre labbra erano a due centimetri distanza e le nostre fronti si toccavano.

«Ti amo» sussurrai sulle sue labbra, prima di baciarlo.

[FINE]


Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora