Capitolo 16.

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Quel giorno finimmo il turno alle sette di sera e ne approfittai chiedendo a Yemaly di venirmi a prendere per andare a fare la spesa.

Non eravamo solite andare giorno per giorno, anche perché con gli orari lavorativi che avevamo era praticamente impossibile. Per cui, spesso, chiamavamo la consegna a casa ma facendo così non sapevamo mai che tipo di carne ci davano o cose del genere.

Quindi, quando potevamo, preferivamo andare a vedere in persona.

Salutai frettolosamente gli altri e raggiunsi il parcheggio dove la mia amica mi stava aspettando in auto.

«Hei» salutai e allacciai la cintura.

«Hei, scusa il ritardo ma c'era un traffico tremendo» sospirò e mise in moto per uscire dall'area ospedaliera, «appena sono uscita da lavoro sono andata a casa e indovina chi ho visto fuori al portone?» ironizzò.

«No!» esclamai e mi voltai verso di lei. «Non dirmi...» mormorai, pensando immediatamente a quel decerebrato del suo ex-ragazzo.

«Sì, era lì fuori a chiacchierare con il portiere sui miei orari di entrata e uscita da casa... ti rendi conto?» sbottò.

«Sei seria?» sbarrai gli occhi. «E tu cosa gli hai detto?»

«Innanzitutto, gli ho detto di sparire dalla circolazione e di non farsi più vedere dato che tra me e lui è finita. Lui mi ha pregata di ascoltarlo, ma l'ho cacciato dicendogli che se non se ne fosse andato da solo avrei chiamato la polizia. Gli ho urlato contro di non permettersi mai più di avvicinarti a te altrimenti anche lì avrei chiamato la polizia. Poi, quando il portiere si è intromesso, sgridandomi di come stessi parlando a Danny, ho iniziato a gridare anche contro di lui e gli ho detto di farsi i dannati affari suoi e di trovarsi un hobby che fosse diverso dal farsi gli affari nostri» sospirò ed io risi.

«Hai fatto benissimo» sorrisi, «meritavano entrambi una delle tue sgridate» annuii.

«Avevo il computer in mano, altrimenti gli avrei volentieri lanciato una scarpa contro. Un bel tacco dieci in fronte se lo sarebbe meritato» sospirò.

«Non posso che darti ragione» sorrisi.

«Arrivare a chiedere a che ora entri ed esci di casa è troppo, persino per lui» mormorai.

«Infatti», sospirò, «ho paura, Thys» mi guardò per un secondo.

«Di cosa?» aggrottai le sopracciglia.

«E se fosse come quei fidanzati che sentiamo sempre in tv che seguono le proprie fidanzate quando loro li lasciano?» mormorò spaventata.

«Hai paura che possa farti qualcosa?» le domandai.

«Sì, non si conosce mai bene una persona come si crede» mormorò.

«Em, stai tranquilla. Tu non giri mai da sola, solo al lavoro, per il resto siamo sempre insieme quindi non ti capiterà nulla» provai a rassicurarla, sebbene il suo pensiero lo avessi fatto anch'io.

«Speriamo» annuì.

Appena arrivammo al supermercato, Yemaly afferrò il carrello ed io presi il foglio su cui avevo scritto tutto quello che mancava a casa. «Insalata?» mi chiese, avvicinandosi al fruttivendolo.

«Sì, anche i finocchi» li indicai, mentre io andai a prendere due chili di pomodori e di zucchine.

«Possiamo prendere la Nutella?» mormorò con gli occhi a cuoricino quando ci avvicinammo al reparto dolciumi.

«Si» alzai gli occhi al cielo, «solo perché hai litigato con due persone che odiamo» risi. Purtroppo, Yemaly aveva un'ossessione per la Nutella, più di quella che tutti abbiamo, infatti era capace di finire un barattolo di un chilo in tre giorni, per poi lamentarsi dei brufoli e del fatto che era ingrassata. Quindi cercavo di comprarne quanto meno possibile, sia per lei sia per la mia salute mentale.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora