Capitolo 57.

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Quando il giorno dopo mi svegliai, sentii immediatamente le voci dei miei genitori e lo trovai strano dato che, a Los Angeles, al massimo sentivo Yemaly imprecare contro la macchinetta del caffè o il suo russare quando si svegliava più tardi.

Mi alzai dal letto e aprii la porta di scatto, ma quando sentii il mio nome dal piano inferiore capii che i miei genitori stessero parlando di me così rimasi ad origliare.

«Non puoi andare lì, Emma. Sei fuori di testa?» sbottò mio padre. Dove doveva andare mia madre?

«Certo che posso e lo farò, con o senza la tua approvazione. Te l'ho detto solo perché è anche tua figlia, John, non perché volevo sapere la tua opinione» sbottò lei.

«Come sempre, d'altronde!» quasi urlò lui. «Devi imparare ad ascoltare le opinioni altrui, con il tuo carattere allontani tutti, compresa Amethyst» sospirò.

«Io sono fatta così, che le piaccia oppure no la devo mettere in guardia dai pericoli della vita» rispose lei. Ma che diamine...

«Qualche pericolo ci può essere in due persone che si vogliono bene?» sbottò esasperato. «Le piace e lui la tratta bene, non vedi quant'è felice? È ovvio che stanno bene e non c'è nessun pericolo» sbuffò.

«Non puoi saperlo» sbuffò lei.

«Certo che lo so, perché a differenza tua io la ascolto e provo a capire cosa abbia» continuò.

«Ti fidi solo della sua parola? Non ti credevo così John» sospirò lei.

«E di chi altro dovrei fidarmi se non di mia figlia? Dovrei fidarmi di te che vuoi andarla a spiare a Los Angeles?» sbottò. Eh? Sbarrai gli occhi e mi avvicinai di più alle scale per sentire meglio, ma senza farmi vedere.

«Se fosse per te sarebbe una prostituta adesso» divagò come suo solito.

«Cosa diamine c'entra?» domandò lui.

«Sei troppo permissivo, non le hai mai dato delle regole e ti fidi ciecamente di cosa dice» disse lei.

«Ha venticinque anni, Emma, non undici. Non devo dirle cosa si può e cosa non si può fare!» sbottò. «Vive da sola da sette anni, pensi davvero che in questi anni lei sia stata ferma come un vegetale a seguire tutte le dannatissime regole che le hai imposto? Pensi davvero che poiché tu sei contro questo ragazzo lei lo lascerà e acconsentirà alle tue idiozie? Se vuoi che ti ascolti allora argomenta con intelligenza le tue idee, senza insulti o frasi senza senso, perché così ti fai solo odiare» continuò. «Lasciala vivere come meglio crede, se sta sbagliando se ne renderà conto da sola.»

«È tardi, valla a svegliare» sospirò lei.

«Prova a comportarti da madre e non da sorvegliante» fu l'ultima cosa che sentii, prima di correre nella mia stanza e iniziare a mettere le cose in valigia.

Sul serio mia madre voleva venire a Los Angeles per spiarmi? Pochi secondi dopo la porta della stanza fu spalancata e mio padre mi guardò sorridente, come se non fosse successo nulla pochi secondi prima.

«Hei, sei già sveglia» mi guardò.

«Sì, da poco» annuii, «finisco di preparare la valigia, mi lavo ed usciamo?» dissi, volendo restare da sola per qualche minuto e capire cosa stesse succedendo.

«Certo, vado a vestirmi anch'io» annuì e chiuse la porta dietro di sé.

Dopo circa quaranta minuti, trascinai la valigia al piano inferiore e guardai con imbarazzo mia madre, nonostante volessi soltanto uscire di casa e non salutarla.

«Hai preso tutto?» mi chiese, guardandomi con serietà.

«Sì», risposi e guardai mio padre scendere le scale con le chiavi dell'auto in mano.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora