Capitolo 84.

1.4K 37 1
                                    

Quella mattina Yemaly ci accompagnò in aeroporto e arrivammo giusto in tempo per l'imbarco a causa del traffico che c'era. Ci salutò frettolosamente e corse via a lavoro dato che era in terribile ritardo.

Harry aveva detto poche parole quella mattina, meno del solito e sapevo il perché. Anche se non me lo aveva confessato, era preoccupato per cosa sarebbe potuto succedere in ospedale in sua assenza. Non si fidava di nessuno e questo lo portava a farsi carico di cose che non gli erano state nemmeno affidate, ma quando una cosa ti piace davvero tanto, lo fai con piacere. Non importa quanto sia stancante.

Avevo chiesto ad Ava di aggiornarmi ogni sera su cosa fosse successo, ma avevo ricevuto una risata e un dito medio da Michela. Godetevi questi giorni senza preoccupazioni, è tutto ok, mi avevano detto, ed effettivamente avevano ragione.

Durante il viaggio in aereo, provai a distrarlo con qualche sciocchezza, ma si limitava a sorridere ed annuire, tenendo lo sguardo fisso fuori dal finestrino.

Solo quando arrivammo in hotel, lo vidi rilassarsi. Finalmente.

Lasciammo le valige lì senza preoccuparci di disfarle e indossammo i costumi velocemente.

Quando arrivammo al lago vidi Harry raggiungere l'entrata per parlare con qualcuno, ma non riuscii a seguirlo quando scomparve dal mio raggio visivo, miopia permettendo. Decisi di non seguirlo, essendo consapevole che stesse litigando con qualcuno e si stesse comportando rudemente, e non volevo sgridarlo per la millesima volta da quando ci conoscevamo.

Mi aveva mollata sotto al sole, in mezzo alla sabbia, e iniziava a fare davvero caldo quindi sfilai la canotta e la piegai nella borsa, abbassandomi gli occhiali da sole sul naso. Lì faceva davvero caldo.

Osservai la quantità di gente che ci fosse e mi aspettavo ce ne fosse molta di più, la maggior parte erano bambini e ragazzi.

«Andiamo» sentii dire accanto a me e vidi Harry accarezzarmi il braccio, «cercavi di farmi venire prima da te spogliandoti?» domandò e abbassò lo sguardo sul mio seno. Prima che rispondessi io lo fece lui, «perché ci sei riuscita» sorrise maliziosamente.

«Hai i binocoli al posto degli occhi?» risi e lo seguii, incastrando la mano nella sua. «Non vedi a cinque centimetri dal tuo naso, però se mi spoglio a duecento metri mi vedi» sorrisi.

«Sesto senso» mormorò, «comunque, la prossima volta per farmi smettere di litigare con qualcuno spogliati perché è la prima volta che riesci a zittirmi» strinse la mia mano.

«Perché stavi litigando?» roteai gli occhi.

«Perché la gente è maleducata» sbuffò.

«Ma davvero?» ironizzai e lo guardai. «Che gentaglia, eh» alzai le sopracciglia e lui mi diede un morso sulla guancia.

«Non prendermi in giro» sussurrò al mio orecchio, «discutevo con questi tizi, che tra l'altro parlano solo in francese e ancora non ho capito il perché dato che siamo in America, perché volevo questo» indicò una specie di gazebo circondato da tende bianche e beige, che coprivano un grande lettino circolare a due piazze.

«Wow» sussurrai e scostai la tenda per entrare, «per la prima volta non ti sgriderò per aver discusso» mormorai e mi voltai verso di lui, appoggiando gli occhiali da sole nella borsa.

«Quando vuoi tu, la mia maleducazione va bene» sorrise e si sfilò la maglia, restando in costume. Si avvicinò a me e mi tolse la borsa di mano, lasciandola sul lettino insieme alla sua maglia e al suo zaino.

«Certo» sorrisi e sentii le sue mani sui miei fianchi tirarmi verso di lui. «È pieno di bambini» gli dissi e lui annuì.

«Perciò ho presto questo coso» indicò la struttura, «così se ti bacio e ti tocco nessuno può dirmi niente» mi afferrò i fianchi e mi fece girare con la schiena contro il suo petto. La sua mano scese lentamente verso il bottone dei miei pantaloncini e me li sbottonò piano.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora