Capitolo 36.

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La giornata al pronto soccorso era stata infernale, infatti ero arrivata a casa alle dieci passate con ottocento chiamate di Yemaly a cui non avevo risposto perché lasciavo sempre il telefono negli spogliatoi.

Appena varcai la soglia di casa, la vidi alzarsi di scatto dal divano e guardarmi male con le mani sui fianchi.

«Giornata di merda?» mi domandò, forse leggendo la mia espressione stanca.

«Già» sospirai e appoggiai il cappotto sull'attaccapanni, «non so come fanno a fare turni di venti, trenta ore senza svenire» riflettei.

«Sarà l'abitudine» scosse la testa, «hai fame? Ti ho preparato la pasta al pesto» sorrise.

«Grazie» sorrisi e le indicai di venire in bagno con me mentre mi lavavo le mani, «oggi siamo stati tutto il pomeriggio e la sera in pronto soccorso» le dissi.

«Com'è stato?» sorrise.

«Bello» mormorai, «insomma, mi è piaciuto fare finalmente qualcosa di utile, ma un signore mi ha gettato dell'acqua contro il viso perché gli avevo detto di smettere di urlare dato che stava spaventando i bambini» alzai gli occhi al cielo.

«Che stai dicendo!» esclamò con gli occhi sbarrati. «Lo hai buttato giù dal lettino, vero?»

«No, Em» risi, «Harry ha iniziato a fargli male mentre lo curava, l'ho fatto smettere» mi sedetti a tavola e iniziai a mangiare mentre lei mi guardava.

«Se lo meritava» borbottò, «com'è andata con lui, oggi?» domandò.

«Mi ha dato un bacio sulla guancia dopo avermi fatto una specie di scenata di gelosia» dissi.

«Aspetta, aspetta, aspetta» mise le mani avanti a sé, «spiegati bene e nei dettagli.»

«Ha tolto il braccio di Connor dalle mie spalle due volte e mi ha detto che lui non gli piace. Ha detto che mi sfrutta e che fa fare tutto a me, ma stava palesemente mentendo» alzai gli occhi al cielo, «quando mai gli piace qualcuno, vorrei dire» borbottai.

«Tu», sorrise, «tu gli piaci, e anche molto» mi pizzicò la guancia.

«Non lo so, poi è venuto il dottor Green il suo migliore amico e mi ha fatto capire che Harry gli avesse parlato di me» bevvi un sorso d'acqua e Yemaly praticamente saltò in piedi.

«OH DIO, LO SAPEVOOO» urlò.

«Calmati» risi e le dissi di sedersi.

«Ti rendi con-» iniziò a blaterale, ma il suono del campanello la bloccò, «chi è?» si voltò verso di me confusa dato che nessuno veniva mai a trovarci.

«Forse la signora di fianco che vuole il sale» sospirai, essendo l'unica che venisse a bussarci sempre.

«Vado ad aprire» si diresse verso la porta ed io finii di mangiare, osservandola dalla cucina. Quando aprì la porta, mi cadde la forchetta di mano alla vista di Harry fuori al pianerottolo.

«Ciao, c'è Amethyst?» domandò a Yemaly, non avendomi ancora vista.

«Entra pure» mi indicò da lontano e subito il suo sguardo fu su di me.

«Hei, cosa ci fai qui?» gli domandai.

«Hai dimenticato il tuo cercapersone al pronto soccorso, te l'ho portato» infilò la mano in tasca e lo appoggiò sul tavolo. Vidi Yemaly sparire nella sua stanza senza fare rumore e capii che volesse lasciarci soli.

«Grazie, davvero» gli sorrisi.

«Da come guardavi casa mia, pensavo vivessi in un buco o sotto i ponti, invece è molto bella anche casa tua» si guardò attorno e prese posto al tavolo di fronte a me.

Amethyst | H.S. #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora