«Ho un mal di testa assurdo» si lamentò Michela, mentre accompagnavamo due bambini a fare la radiografia alla schiena.
«Siamo in un ospedale, è pieno di medicine. Prendi qualcosa e smetti di lamentarti» le disse il bambino che teneva per mano.
«Non sto parlando con te» lo guardò e il bambino le fece la linguaccia.
«Antipatica» le disse.
«Scostumato. Hai conosciuto il coinquilino di Connor ieri sera? Stamattina ci ha detto che ti ha accompagnata lui a casa tua» mi disse ed io annuii, stringendo meglio la manina della bambina mentre scendevamo le scale.
«Sì, Ryan mi pare» dissi.
«Bello, vero?» mi sorrise ed io annuii.
«È molto carino» sorrisi e afferrai la bambina dal cadere con il sedere per terra, «sta con Connor, cioè sono fidanzati?» le domandai.
«È troppo etero per stare con Connor» rise, «vivono da poco insieme, però. Tipo sei mesi o una cosa del genere, da quando Connor si è lasciato con il suo ex.»
«Quello che collezionava coltelli?» domandai.
«Si possono collezionare coltelli?» domandò il bambino a Michela e lei sbuffò.
«Ma tu non stai mai zitto?» lo guardò.
«Michela» la sgridai ed aprii la porta che conduceva alla stanza di radiologia, «è piccolo» le sussurrai.
«Ha nove anni, non è piccolo. È impiccione» borbottò.
«Devono fare la radiografia alla schiena» spiegai al radiologo e lui annuì.
«Iniziamo con lui» un infermiere aiutò il bambino a spogliarsi, per poi farlo salire su una specie di piattaforma. Dopo che il bambino finì, il radiologo mi disse di far entrare la bambina ma lei non ne voleva sapere di andare con l'infermiere.
«Puoi venire tu con me?» mi guardò ed io annuii, andando nella stanza con lei per aiutarla a spogliare. «Non mi piace quel signore» sussurrò ed io risi piano.
«Nemmeno a me, a dir la verità» le sfilai il pigiama di dosso e le applicai una sorta di placcatura sulle ovaie per ripararle dalle radiazioni.
«Che cos'è?» lo guardò.
«È l'armatura che le supereroine mettono per ripararsi da possibili attacchi a punti deboli» spiegai e lei sorrise.
«Che cosa devo fare?» mi chiese mentre la facevo salire sulla piattaforma.
«Metti i piedini qui e resta ferma per tutto il tempo, altrimenti non riescono a vedere se il tuo sangue è magico fatato o arcobalenoso» inventai e mi chiesi stesso da sola se stessi impazzendo o fosse tutto normale.
«Che bello!» mi sorrise ed io uscii dalla stanza guardandola dal vetro separatore.
«Quanti anni ha?» mi chiese il radiologo.
«Cinque» dissi. Quando anche lei ebbe finito, la aiutai a rivestirsi e le dissi che aveva il sangue arcobalenoso come me. Lei era molto entusiasta di questa cosa, mentre Michela mi guardava come se stessi impazzendo.
«Potresti essere più umana?» le dissi mentre risalivamo nelle loro stanze.
«Sei inumana» le disse il bambino.
«Al massimo sono disumana» rispose lei.
«Non mi correggere» il bambino impuntò i piedi per terra e Michela si fermò a discutere con lui nel mezzo del corridoio. Alzai gli occhi al cielo e accompagnai il bambina nella sua stanza, lasciandola con sua madre mentre ritornavo da Michela per vedere se avesse lanciato il bambino giù dall'ospedale o se fosse ancora con lei.
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Amethyst | H.S. #wattys2022
ChickLitAmethyst Wilson vive a Los Angeles in un appartamento che condivide con la sua migliore amica Yemaly da più di sei anni, da quando lei si è iscritta alla facoltà di medicina e Yemaly a quella di economia. Amethyst sogna di diventare un chirurgo di f...