Quando torno a casa trovo il pranzo già in tavola. Anche se forse chiamare pranzo due toast bruciacchiati è un po' eccessivo.
Giro la chiave nella serratura e senza nemmeno vederlo lo saluto.
«Cracco ti fa una pippa!» dico entrando in cucina.
Lui ride, ma lo becco mentre col coltello gratta via la parte bruciata dal pane direttamente nel piatto.
«Lascia perdere, avete un tostapane che passa da winter is coming a Mordor senza manco avvisare...».
«Come no».
Scarico lo zaino in camera, mi cambio e mi lavo le mani. Dopodiché torno da lui.
«Ce ne hai messo di tempo a tornare» comincia addentando il toast.
«Non è colpa mia, se è questo che stai insinuando».
Manda giù il secondo boccone con uno sforzo visibile, tanto che riesco a seguirlo mentre gli scende in gola.
«Allora, com'è stato il rientro?».
Ci penso. La prima cosa che mi viene in mente è Carlotta. La nota di colore di questo piatto lunedì di gennaio. La seconda, be', forse non c'è una seconda.
«Come ogni rientro a scuola» dico masticando. «Lungo e penoso».
Mi dà ragione con lo sguardo. Poi lascia cadere il panino nel piatto e si arrende. «Non so se ti convenga mangiarlo, quello».
«Tranquillo, ho il raffreddore dalla mia parte che mi rende immune ai sapori».
«Sì, ma non alle sostanze cancerogene».
Simo si alza e prende dal frigo una busta di insalata. La guarda con aria schifata e allo stesso tempo rassegnata.
«Se ti impegni riesci a rovinare anche quella, secondo me. Che so, puoi metterci lo zucchero invece del sale...» lo prendo in giro schivando lo straccio da cucina che mi sta lanciando. Lo lascio fischiettare e condire mentre io finisco di mangiare. Poi mi viene in mente una cosa.
«Senti, ma tu lavori questo weekend?» gli chiedo.
«Sì, sono di turno sia sabato che domenica sera. Perché, avevi in mente qualcosa?».
«Magari un pomeriggio. Potremmo andare allo skatepark».
«Però solo tu, giusto?». Mi lancia una lunga occhiata. «Senza offesa per Dariapedia, ma è davvero scarsa».
Rido, anche se non dovrei. «Ma poverina, sta imparando...» la giustifico con poca convinzione.
«Facciamo così, sabato ci vieni con me e domenica ci vai con lei. Tanto io domenica avrei comunque un impegno...». Fa ballare le sopracciglia e l'angolo della bocca gli si alza in un sorriso da mascalzone.
«E chi è la fortunata?».
Simo si stende sulla sedia mentre ingurgita una foglia dopo l'altra. «Sono in silenzio stampa, cuginetta. Tu piuttosto» rigira la frittata «quando me lo presenti un fidanzatino?».
«Oddio, ti prego, non fare come la zia. Parli come lei» rabbrividisco.
«Sai che Johnathan secondo me ha un debole per te?».
«Che?!». Scoppio a ridere e insieme avvampo.
«Sì, giuro! Quando arrivi tu diventa tutto... be', no, stavo per dire rosso, ma come si fa a dirlo di Johnny. Diciamo che diventa tutto gentile. Ti tocca i capelli, ti dà sempre ragione...».
«Ma per favore».
«Guardala, tutta lusingata! Se vuoi ti ci piazzo, pagherei oro per vedere la faccia della zia Lisetta se gli porti a casa un nero».
La cosa mi diverte al punto che sputo l'acqua che sto bevendo. Ci metto un po' a riprendermi, perché Simo continua a fare battute su mia madre. E lui è l'unico che riesce a farmela vedere sotto una luce, diciamo così, diversa.
«Oh, Simo, comunque devo proporti una cosa» ricomincio alzandomi da tavola e andando in camera. Lui si limita a un'espressione incuriosita e mi segue.
La mamma è passata di lì, ovviamente. Dice sempre di essere di fretta, si lamenta del mio disordine, però prima di andare a lavoro riesce comunque a ficcare il naso. Le mie felpe non sono mai dove le lascio – sulla sedia. I miei libri vengono spostati dal comodino alla mensola. Persino quei pochi reggiseni sportivi che lancio sul letto a fine giornata magicamente tornano nel loro cassetto di appartenenza.
Con uno sbuffo mi lancio sul letto. Simo mi si siede accanto.
«E cosa dovresti propormi?».
«Uno skate trip» annuncio, fiera. «Ho avuto l'idea a Natale, mentre eravamo dalla nonna e mi annoiavo da morire. Ti ricordi quando mi hai regalato il cruiser? Hai detto anche che avevo le strade di tutto il mondo a disposizione per allenarmi».
Gira la testa verso di me, la fronte appena aggrottata.
«Sì, è vero».
«Allora mi sono detta che io lo voglio vedere davvero, il mondo. Voglio andarci, zaino in spalla e skate sotto ai piedi. Voglio andare nelle città degli skater, quelle vere. Meglio ancora se con te. Senigallia mi sta stretta» gli confido, perché so che mi capisce. «Non mi basta lo skatepark, lo sai meglio di me. È come... come se fosse una piscina. E io, Simo, io voglio il mare. Anzi, no: l'oceano!».
Mi sorride. Non dice niente, non subito. Si alza, con le mani affondate in tasca, e fa qualche passo avanti e indietro per camera mia.
«Quindi non t'importa delle competizioni». Faccio di no con la testa. «Potresti anche prenderci gusto se solo provassi, sai?».
Di nuovo, scuoto la testa. «Io sono troppo ansiosa per le gare. E poi quello bravo davvero sei tu, lo sai».
«Perciò, girare in lungo e in largo... Io e te, skate e zaino in spalla». Si appoggia al muro di fronte a me e incrocia le braccia al petto.
«Già».
«E dimmi, quali sono le città che vorresti visitare durante il tuo skate trip?».
«Be', per ora ne ho messe solo due. Le più ovvie».
«Los Angeles e New York» mi anticipa. «E poi?».
«Poi...» sospiro. «Ce ne sono tante. Barcellona. Parigi. Berlino. Amsterdam».
«E dove pensi di trovare i soldi per tutti questi posti? Non posso mica scarrozzarti per tutta Europa da solo. Non sono nemmeno certo che la zia me lo permetterebbe».
Mi stringo nelle spalle. «Non ho mica detto che dobbiamo partire domani o che voglio vedere tutte queste città nello stesso mese» rispondo sdraiandomi sul letto e fissando il soffitto bianco.
Già mi ci vedo. Nel mio cervello il suono delle ruote sull'asfalto è una canzone precisa che ho già ascoltato tante volte, ma che in qualche modo mi regala sensazioni più intense ogni giorno che passa.
«Simo, ho solo sedici anni» dico infine. «Ho tutta la vita davanti per organizzare questo viaggio. Però sarebbe bello affrontarlo insieme, non credi?».
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Ocean Eyes
RomanceLinda ha sedici anni e una vita normalissima. Le sue giornate ruotano intorno a tre cose: skate, amici e scuola. Almeno finché non arriva Carlotta...