Non va molto bene.
Non va affatto bene.
È chiaro fin da subito che i conti non tornano. Due ragazzi, tre ragazze. Di queste tre ragazze, una è stupenda da far impallidire chiunque – e spetta di diritto al belloccio. L'altra invece è così poco abituata ai complimenti che non ci vuole nulla a farla rincretinire.
Finisce così: Edoardo monta il cavalletto e Carlotta non fa neanche finta di andare sullo skate, gli sta solo accanto a chiacchierare; Daria dà il suo numero a Claudio, e gli permette di toccarle i fianchi, la schiena, le cosce; io guardo questo quadretto sperando di svegliarmi. Subito.
In giro non ci sono neanche Omar o Johnny. Dei miei, non c'è nessuno. Sono sola e non voluta. Non ci vuole un genio per capirlo.
Nonostante questo, non sono pronta a darla vinta a questi due buzzurri senza lottare. Passo davanti a Edoardo e gli faccio presente che le riprese, agli skater, non vanno fatte sul cavalletto. Perché gli skater si muovono, e veloci anche.
«Perciò se sei davvero qui per il tuo canale YouTube, ti conviene scaldare le gambe e seguirci con la Canon».
Carlotta mi fissa esterrefatta. È sorpresa dal mio tono ostile. So bene che non me l'ha mai visto addosso, questo abito di insofferenza e frustrazione, ma è stata lei a cominciare. Ora è inutile guardarmi a quel modo.
«Ok» fa Edoardo senza scomporsi. Smonta il cavalletto. «Perché tu e Claudio non cominciate a scaldarvi? Io arrivo tra un minuto e vi seguo, ok?».
Bastardo. Gli ho rovinato la festa con Carlotta e ora lui mi spedisce da quel coglione del suo amico.
Salto sullo skate e, più lentamente che posso, mi avvicino a Claudio. Il quale si sta facendo bello con Daria, seduta a terra che lo ammira.
«Ma sei un portento!» gli dice. Io devo mordermi la lingua per non rispondere.
Poi lui vede che mi sto avvicinando, così allunga il portafoglio a Daria e le chiede se può andare a prendere qualcosa da bere per entrambi. Lei obbedisce. Come un cagnolino.
Mi fermo a una distanza che reputo accettabile. Peccato che lui la infranga.
«Quindi ci incontriamo di nuovo, eh?».
Ha il sole in faccia, il che gli fa strizzare un occhio solo. Il sopracciglio rasato è molto più in alto di quello intero. Sei tutto storto, penso, dentro e fuori.
«Mi fai ridere, sai» continua, di un altro passo più vicino a me. «Mi hai impedito di farmi la bionda ma ora sai che ti dico? Mi scoperò la tua amichetta riccia con gli occhi slavati». Fa una pausa. Sorride. «Stronza del cazzo».
Mi sale il sangue al cervello. Non so cosa mi faccia scattare, se il fatto che volesse farsi Carlotta o che adesso abbia riversato le stesse intenzioni su Daria, come una ruota di scorta. O magari è stato quello "stronza" finale. Non lo so.
Fatto sta che lo spingo con tutte le mie forze. Non lo faccio cadere, assolutamente, per smuovere uno come lui ci vorrebbero tre Linde. Però il suo piede perde il contatto con lo skate. È un attimo. Afferro la tavola e con tutta la rabbia che ho gliela spacco per terra. Una, due, tre volte, finché non restano che due metà piene di schegge.
«Brava, scema» mi dice, per nulla toccato dal mio raptus. E io non me lo spiego. Ma poi capisco. Seguo il suo sguardo. Daria sta uscendo dal bar e sta correndo verso di noi, due bottiglie sotto braccio e il portafoglio di Claudio in mano.
«Ma che cazzo fai?!» mi urla. Al che anche Carlotta ed Edoardo si avvicinano. Altri ragazzi dello skatepark fissano la scena, sia sorpresi che incuriositi.
«Oh, che succede?» fa Edoardo.
Io chiudo gli occhi, stringo i denti. Se piango, è la fine. Posso farlo, certo, ma dopo. Non di fronte a questi schifosi bastardi.
«Niente» risponde Claudio facendo spallucce. «Si vede che Linda ha le sue cose».
Il modo in cui accentua il mio nome, come se fosse una presa in giro, mi fa ribollire il sangue nelle vene. Sto per saltargli al collo, giuro. Sono certa che intorno a me qualcuno mi darebbe persino una mano a fargli sputare i denti.
Invece intercetto lo sguardo di Carlotta. Dura poco, un secondo o meno, e poi lo abbassa. Incrocia le braccia e fa un passo indietro, nascondendosi dietro Edoardo.
Tu lo sai, vorrei dirle. Lo sai che il deficiente è lui, perciò difendimi come hai fatto la prima volta. Stai dalla mia parte, avanti, vieni da me. Difendimi come ho fatto io in discoteca. Tienimi il gioco.
Non lo fa.
Lascia che Daria mi insulti come se avessi spaccato il suo, di skate. Claudio sta lì, a minimizzare e fare la vittima, mentre Edoardo gestisce l'orchestra fingendo di volerci mettere una pietra sopra.
Per me è troppo. Se sto qui finisce male davvero.
Così faccio un passo indietro. Poi un altro. Guardo le mie amiche e ho già capito: non sarà più lo stesso. Ora io, ai loro occhi, sono una pazza gelosa. La quinta incomoda.
Non posso fare altro che fuggire verso casa. Solo quando sono abbastanza lontana lascio liberi i singhiozzi.
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Ocean Eyes
RomanceLinda ha sedici anni e una vita normalissima. Le sue giornate ruotano intorno a tre cose: skate, amici e scuola. Almeno finché non arriva Carlotta...