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A un certo punto devo aver detto che non poteva andare peggio di così, il giorno in cui abbiamo conosciuto Edoardo.

Sorpresa: invece può. Eccome.

Perché c'è un altro colpo di scena, quel sabato. E si chiama Claudio.

Claudio, sì. Quello che voleva insegnare a Carlotta come stare sullo skate e ci ha dato delle stronze. Claudio, quello che mio cugino proprio non sopporta.

Lui.

D'altra parte, è amico di Edoardo, no? Li ho visti. E ha uno skate sotto i piedi. Qualcosa mi dice che verrà filmato anche lui, insieme a noi.

Perciò, com'era? Non può andare peggio di così? Oh, certo che può.

«Voglio. Morire» dico appena li vediamo da lontano.

Negli occhi di Carlotta l'entusiasmo svanisce. Il sorriso le muore in un secondo. Daria ci guarda, confusa, e solo allora mi rendo conto che lei Claudio non sa chi sia, se non di vista. Sto in silenzio, passando implicitamente la palla a Carlotta. Mi aspetto che le dica: quello lì è un deficiente, e se c'è lui allora non ci siamo noi, andiamocene.

Invece niente.

«Allora? Chi è quello lì?» insiste Daria.

Carlotta non mi guarda. Trattiene il respiro. Credo sia la prima volta che la becchiamo senza risposta pronta. Poi, dopo una manciata di secondi, dice: «Non saprei, un suo amico, forse?».

«Andiamo a scoprirlo!» ribatte Daria, tutta contenta.

È come un pugno in pancia. Non posso credere alle mie orecchie. Sta mentendo. Perché sta mentendo?

Lasciamo che Daria vada avanti. Io afferro Carlotta per un polso e la costringo a guardarmi.

«Non sai chi sia?» le dico. «Cos'è, hai l'Alzheimer?».

È la prima volta che la attacco con tanta forza e in modo così intenzionale. Me ne rendo conto solo quando sulla sua faccia si dipinge un'espressione di spavento. È in panne, non sa reagire. Allora mollo la presa e cerco di addolcire il tono, perché in fin dei conti non voglio essere io a rovinarle il pomeriggio. Ci penseranno altri, poco ma sicuro.

«Quello è il cretino del mansplaining» continuo. «Presente?».

È mortificata. So che l'ha riconosciuto, il sopracciglio rasato e la stazza sono inconfondibili. E poi, voglio dire, ci ha insultate. Come dimentichi uno che ti urla stronze! in mezzo allo skatepark?

«Dai, ragazze, su!» ci esorta Daria, ferma poco più avanti.

Lei sospira. La vedo montare il sorriso, pezzo dopo pezzo, prima un labbro e poi l'altro, come se stesse seguendo delle istruzioni. È una cosa mostruosa. Vedo l'angolo della bocca tremarle, sotto sforzo in quella posa di falsità.

Ma che stai facendo?, vorrei chiederle. Per l'amor di dio, torna in te!

Però, prima che io possa anche solo cominciare a parlare, lei mi volta le spalle e raggiunge Daria. Va da Edoardo. Lo saluta con un bacio sulla guancia. Poi le viene presentato Claudio.

Aspetto. Per l'amor di dio, torna in te.

Torna. In. Te.

Ma lei gli stringe la mano come se fosse la prima volta che lo vede.

Ocean EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora