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Sguazzo in questo mare di incertezze paralizzanti e dolci speranze fino a un pomeriggio di aprile. Un pomeriggio in cui Carlotta spazza via ogni ambiguità, perché inizia a flirtare apertamente.

Con un ragazzo.

Già. Con un ragazzo.

Sapevo già da gennaio che Carlotta fosse single. A dire il vero, all'inizio usavo questo fatto per difendermi. Mi dicevo che se un fidanzato non ce l'aveva lei, bella com'era, perché mai avrei dovuto avercelo io? Quindi non aveva senso cercarlo, giusto?

Poi questa mancanza mi è scivolata di mente. Non ci ho più fatto caso, presa come sono a vedere me accanto a lei, me e nessun altro.

Solo che poi succede. Succede davvero. Carlotta comincia a non essere più così tanto single.

E io comincio a soffrire.

Come ho detto, parte tutto un mercoledì di aprile, uno di quelli in cui il sole è forte abbastanza da scacciare il freddo dei mesi invernali. Allo skatepark sono già tutti coi bermuda e con le braccia scoperte. Anche noi tre siamo attrezzate, perché siamo state per negozi un paio di settimane fa e abbiamo preso calzettoni coordinati e cappelli con scritte del tipo: fries before guys.

Be', ironia della sorte: i ragazzi cominciano a far breccia nel nostro trio più delle patatine.

Di fianco allo skatepark c'è un campo da calcetto, cosa a cui non ho mai dato importanza.

Simo non c'è, sta lavorando in pizzeria – e comunque ormai è quasi sempre in giro con Gaia. Daria ha appena fatto un volo da manuale, così io e Carlotta siamo accovacciate accanto a lei, con i cerotti pronti all'uso.

È proprio lei, Daria, a notare tra una smorfia e l'altra qualcosa alle nostre spalle.

«Mi sa che abbiamo il pubblico» dice. Si raccoglie i ricci in una coda improvvisata e noi la aiutiamo a rimettersi in piedi.

Carlotta è la prima a sbirciare. È curiosa. Prima ancora di vedere chi stia osservando, io guardo come lo stia osservando.

Lo stomaco mi si stringe.

No. Quello sguardo è mio. No.

È un ragazzo biondo e pallido, coi capelli cortissimi, quasi rasati a zero. Mentre viene verso di noi con la sacca del calcio su una spalla, noto che cammina poggiando la parte esterna del piede. Cammina male. E ha le gambe storte.

Più si avvicina, più dettagli capto. Il verde dei suoi occhi. Il sorriso dalle labbra screpolate. L'assenza di barba. I punti neri sul naso.

Vai via.

«Chi rompe il ghiaccio?» chiede Carlotta a bassa voce, appena prima che lui arrivi.

Io non so che fare. No, vorrei urlare, nessuno dica niente! Andiamocene.

Invece me ne sto zitta, ad ascoltare Daria che risponde: «Be', mi pare che stia puntando proprio te».

Così arriva, inevitabile. Sicuro. Troppo in fretta perché io possa farci qualcosa.

Carlotta sbatte le palpebre più veloce. Risponde al sorriso di questo ragazzo con uno cento volte più solare, e più potente.

«Ciao» comincia lei. Ha la voce fatta di miele e zucchero. Io devo guardare altrove.

«Ciao, ragazze. Siete brave sugli skate» risponde lui. Si ferma a poca distanza, appoggia la sacca per terra e sposta il peso del corpo sull'altro piede. «È da qualche giorno che vi guardo».

Daria cerca il mio sguardo, visto che quello di Carlotta è incatenato a quello di... di questo tizio. Alza le sopracciglia in modo malizioso, come a dirmi: guarda qui, che chicca. Io invece vorrei solo sotterrarmi.

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