Epilogo

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Un anno dopo

«Allora, Belinda, come stai?».

«Direi bene. Oggi è il mio compleanno».

«Be', auguri!».

«Grazie».

«Diciotto anni. Un bel traguardo».

«Posso dirle che me ne sento molti – ma molti – di più?».

«Ci credo, ci credo. Quest'anno è stato complesso per te».

«Già. Ma da quando sono qui va un po' meglio, devo dirglielo».

«Ottimo. Mi fa piacere». Sorride con una scintilla di orgoglio negli occhi. «Come hai in programma di festeggiare?» chiede poi.

«Be', finché siamo stati a Senigallia la tradizione è sempre stata pic-nic in spiaggia con i miei. Magari anche con Simo, quando poteva, e gli zii».

«E quest'anno, invece?».

«Quest'anno...». Faccio una pausa, lieta che me l'abbia chiesto. «Quest'anno uguale, ma senza gli zii» dico trionfante. «Sostituiremo il mare con il lago. Tra l'altro Simo è arrivato ieri sera a sorpresa. Me lo sono trovato dietro la porta del bagno, mi ha fatto venire un infarto».

«Davvero? Che bel pensiero da parte sua».

«Sì. Mi ha anche portato...». Esito. «Mi ha anche portato una lettera da parte di Daria».

«L'hai già letta?».

«Non ancora. Sto cercando il coraggio. Ho visto però che mi ha scritto il suo nuovo numero di telefono. Suppongo che anche lei abbia sentito il bisogno di ricominciare da capo, in qualche modo. Mi ha detto Simo che in quest'ultimo anno ha frequentato lo skatepark più di prima. E che Johnny l'ha presa a cuore».

«Ti infastidisce questa cosa?».

«Oh, no! Assolutamente. Sono contenta di sapere Daria in buone mani. Solo che vorrei non averle detto tutte quelle cose che le ho detto. Ero solo molto arrabbiata. Non avrei dovuto avvelenare anche lei».

«Be', questo puoi sempre dirglielo. Se ora hai modo di sentirla, nulla ti impedisce di chiarire quanto avete lasciato in sospeso. Magari potresti persino riallacciare questa amicizia proprio oggi».

Ci penso. In effetti, il pensiero di sentire la voce di Daria mi mette più gioia che imbarazzo. Il macigno con cui ho schiacciato il nostro rapporto si può ancora spostare. Posso ricomporre i pezzi rimasti. O almeno, provarci. Glielo devo.

«Sì. Potrei farlo» penso ad alta voce. «Ha ragione, sarebbe un bel sollievo».

«Un bel regalo a te stessa, e alla tua amica».

Il che mi riporta a un'altra cosa che voglio raccontare alla psicologa.

«Però il primato di Regalo Migliore Del Mondo resta ancora a Simo, sa? Ora che sono "legalmente adulta", parole sue, mi porta dieci giorni a Berlino. Io e lui da soli, zaino in spalla e skate sotto ai piedi. Partiamo dopodomani!» dico tutto d'un fiato.

Mi pare ancora assurdo che il mio skate trip sia stato preso sul serio. Non da Simo, da lui me l'aspettavo. Ma dai miei genitori. Dalla mamma. È incredibile quanta severità abbia perso per strada. È come se anche lei avesse lasciato a Senigallia una sua versione più infelice. Ora non sta più avanti a me, a tirarmi il guinzaglio. Ora sta al mio fianco. Ha smesso di pressarmi, sa che mi aprirò al momento opportuno. E infatti ora andiamo più d'accordo. Ci stiamo concedendo del tempo che prima non eravamo disposte a investire, e la cosa mi rende più felice di quanto potessi immaginare.

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