45

1.4K 87 5
                                    

La mattina seguente c'è un sole cocente alto in cielo. Non una sola nuvola.

So che questo mi farà sudare nel vestito di Carlotta e lo odio. Ma ho ancora impresso il modo in cui mi ha guardata quando me lo sono messo, e allora lo tengo ben volentieri.

Usciamo di casa.

Mamma e papà sono con la testa su un altro pianeta. Simo, in giacca e cravatta, non dice una parola. Si limita ad aprire la fila, avviandosi per primo verso la chiesa che raggiungeremo a piedi.

Carlotta ha scelto l'abito con le maniche velate. Mi affianca con un sorriso appena accennato. Io chiudo il cancello e resto indietro di poco. È in quel momento che dalla casa di fronte escono tre persone.

A giudicare da come sono vestiti, anche loro verranno al funerale. Ci sta. D'altra parte sono i vicini della nonna. Cioè, lo erano.

«Ciao» comincia quello che dev'essere il padre. Mi si avvicina con uno sguardo gentile. «Devi essere la nipote di Belinda. Siamo così dispiaciuti».

Io sono un po' a disagio. È la prima delle innumerevoli condoglianze che riceverò quest'oggi. Me l'aspettavo, certo. Ma non so come si risponda. Grazie? Mi pare inadatto.

Così mi limito a un sospiro. Mi stringo nelle spalle e scuoto appena la testa.

«Andiamo, tesoro» si intromette la moglie. «Lì c'è Lisetta. Poverina».

Mi salutano con un cenno educato e si dirigono verso mamma e papà.

È solo allora che mi accorgo del figlio. Ha una massa di ricci biondi in testa ed è vestito di tutto punto. Cavolo, se io ho caldo, figuriamoci lui.

Affonda le mani in tasca e fa un passo verso di me. «Mi sento stupido a fare le condoglianze a qualcuno che non conosco, ma pare che questa sia la prassi, perciò...». Inclina la testa e si sforza. «Condoglianze».

Non mi dà nemmeno il tempo di ribattere. Corre dietro ai genitori, levandomi così dall'impaccio di rispondere.

Lo seguo con gli occhi lungo la via, e nel farlo vedo che Carlotta si è fermata ad aspettarmi. Sposta lo sguardo sul biondo, poi su di me. La raggiungo.

«E quello che voleva?» chiede subito.

«Farmi le condoglianze».

«Ah» sbotta. Poi, quasi rivolta a se stessa, aggiunge piano: «Be', certo, che scema».

Trattengo un sorriso soddisfatto e le do la mano. Le sue dita si incastrano subito con le mie.

Ocean EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora