Mi pare di essere finita in un mondo parallelo. Uno di quelli che di solito vedo nei teen drama americani, non di certo a Senigallia.
Non appena mettiamo piede al Mamamia, i miei sensi vengono bombardati e io rispondo tendendo ogni muscolo.
Per prima cosa, prendo consapevolezza del mio sterno. Lo sento vibrare al ritmo dei bassi, quasi volesse schizzarmi fuori dal petto. Poi le luci. Oddio, le luci. I vestiti bianchi sono fosforescenti, il blu elettrico e il verde acido mi accecano. È come se stessi guardando un film a cui mancano fotogrammi. Buio, flash, buio, flash, e ogni volta che si spegne la luce tutti si spostano. Fatico ad abituarmi persino agli odori. L'alcol si mischia ai profumi delle donne che a loro volta si mischiano al sudore degli uomini.
Non sono sicura che mi piacerà tutto questo.
Vedo Daria e Carlotta urlarsi reciprocamente nelle orecchie. Cerco di leggere i labiali, ma mi manca sempre qualche pezzo. Allora mi chiedo: qual è il punto, se non posso parlare con le mie amiche senza uscirne sorda?
Daria indica un punto poco più in là. Carlotta annuisce, le mostra i pugni chiusi come a dirle: forza, vai! Da questo deduco che Daria deve aver individuato Marco. Prima di lasciarla andare però Carlotta la ferma da un polso. Le fa segno di aspettare. Prende anche la mia mano e ci trascina verso il bar.
La cosa continua a non piacermi granché.
C'è una calca assurda. La gente si sbraccia per farsi vedere dai baristi con banconote da cinquanta in mano. Carlotta ancora una volta ci fa intendere di aspettarla lì. Si infila nella folla mentre io continuo a chiedermi: dove cazzo sono finita?
Mi guardo intorno. Noto quanto siano provocanti gli abiti delle ragazze e quanto siano lascivi gli sguardi dei ragazzi. Mi fanno quasi paura, e allora sposto lo sguardo in pista, dove tutti saltano al ritmo di una canzone che non conosco, ma che più o meno ripete sempre le stesse cose: hey boy, hey girl.
Le persone si salutano stringendosi la mano e scambiandosi piccole bustine. Ai tavoli qualcuno è impegnato in una sessione di baci un po' troppo aggressivi, alcune ragazze stanno in braccio ai rispettivi ragazzi a gambe aperte.
Cerco Carlotta con lo sguardo perché, non lo nascondo, ho paura. Sono lontana anni luce dal mio mondo e ho bisogno che almeno lei mi faccia da ancora di salvataggio.
Per fortuna, non passa molto prima che sia di nuovo tra noi. Lei e tre cocktail giganti. Quello di Daria è verde, il mio azzurro, il suo di un rosso chiaro.
«Spero di aver azzeccato i gusti!» urla alzando in aria il bicchiere. Daria le è subito dietro. Brindano e mandano giù il primo sorso. Un gran bel sorso. Ridono, si guardano, poi Daria ci saluta e sparisce.
Restiamo io e lei. Ok, forse da qui in avanti la situazione mi piacerà di più, spero.
«Dai, bevi!» mi incoraggia. Non sono molto convinta, ma lo faccio ugualmente. Solo perché ho i suoi occhi puntati addosso come fari e voglio che restino su di me il più a lungo possibile.
All'inizio vorrei sputare quell'intruglio. Non è dissetante, brucia e basta. Poi però ci riprovo con un sorso più calibrato, e mi accorgo del retrogusto fresco e agrumato. Ne prendo un altro ancora, e stavolta va giù meglio. Sorprendentemente meglio.
Carlotta ride, dice qualcosa che non capisco. La vedo saltellare sul posto, più o meno a ritmo di musica. È solo allora che mi accorgo di quanto io sia impalata. Forse mi sta facendo notare proprio questo.
Mi prende di nuovo la mano e fa per portarmi verso la pista, quando all'improvviso la canzone cambia. Viene sparato a tutto volume un remix di Sfera Ebbasta, con conseguente boato del pubblico che si sgola. Anche Carlotta accenna qualche parola, muove le mani come se fosse una rapper. La guardo buttare le braccia in aria, col bicchiere già quasi vuoto e gli occhi chiusi.
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Ocean Eyes
RomanceLinda ha sedici anni e una vita normalissima. Le sue giornate ruotano intorno a tre cose: skate, amici e scuola. Almeno finché non arriva Carlotta...