32 capitolo

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Nei giorni successivi mi sentivo bene, mi sentivo raggiante ma continuavo a pensare al suo ritorno. Quel giorno quando ho usato i miei poteri nel parco ho agito d'istinto. Forse non avrei dovuto, davanti a lui. Forse lo avrò spaventato, non se lo aspettava.

Dovevo prepararmi per la grande cena. Jake voleva portarmi a cena a casa della nonna. Lei voleva conoscermi. Ma era la cosa giusta? Non era troppo presto? Avevo paura..e se poi conoscendola non le fossi piaciuta? E soprattutto..se tra me e Jake non funzionasse? Mi sembrava strano mettere in mezzo le famiglie.
Aveva detto che saremmo stati solo lui, io, la nonna ma arrivata lì mi si presentò davanti un uomo. Era alto, ben piazzato, occhi marroni un pizzetto in viso e senza capelli. Indossava una camicia con un gilet di lana e un pantalone beige. Sembrava un tipo imbattibile su un ring di wrestling. Mi porse la sua mano e aprì bocca

<<ciao, immagino tu sia Elizabeth, io sono Edward ma puoi chiamarmi Eddy. Sei meglio di come ti immaginavo, mio figlio ci ha parlato molto di te>> guardai Jake in cagnesco.
Sapeva che ero contraria a conoscere il padre, era troppo presto. Lui e sua madre si conobbero a Porto Rico ad una vacanza con amici e si innamorarono. Dopo qualche hanno ebbero Helene, sua sorella più grande di tre anni che ho conosciuto sulla pista di ghiaccio quando Jake e Penny stavano ancora insieme. Dopo ebbero Jake ma per una complicazione sua madre morì qualche ora dopo il parto. Dieci anni dopo il Signor Sanchez si è risposato.
<<Salve Signor...S..Sanchez piacere di conoscerla. Può chiamarmi anche solo Eli>>.
<<Va bene Eli, possiamo accomodarci, mia moglie e la nonna ci aspettano in cucina. Helene si scusa per non essere presente>>. Proseguimmo per il corridoio e arrivammo in cucina. La casa era molto accogliente e sembrava quasi lussuosa. Era una villetta su due piani e i soffitti erano abbastanza alti con volte a stella. La cucina era un open space con arredamento etnico con un tavolo in legno scuro massiccio in mezzo alla stanza e un piano cottura dello stesso colore del tavolo. In fondo alla stanza c'era un divano e una parete attrezzata con una TV al plasma curvo.
La nonna di Jake si chiamava Adelia ed era una nonnina molto carina e gentile e la matrigna di Jake, Michelle non era niente male, alta, capelli castano chiaro, magra e con un fisico da paura.
La cena proseguì senza intoppi e mi risollevai dall'ansia.
Dopo cena aiutai la nonna a sistemare la cucina e parlammo di Jake e di come affrontarono la morte della madre. Poi il mio fidanzato mi portò a vedere casa, arrivammo nella sua stanza e mi fece vedere delle foto di quando era piccolo.
All'improvviso però cominciammo a baciarci appassionatamente, lui mise le mani sui miei fianchi e mi tirò a sé e le foto mi caddero dalle mani.
Mi tolse la camicetta da dentro il jeans e cominciò ad accarezzarmi dolcemente sotto la maglia e intanto sentivo che la stanza si stava facendo sempre più piccola e calda o forse eravamo noi a riscaldare la stanza con i nostri impeti. Mi sentivo soffocare. Sapevo che non era il momento giusto. Eppure non riuscivo ad allontanarmi forse per vergogna o incapacità di prendere una posizione. Lui ha avuto altre esperienze prima di me ma per me era la prima volta e volevo che tutto fosse perfetto ma non in quel momento, non così, non con la sua famiglia al piano di sotto. Presi coraggio e mi allontanai.
<<eeemh.. perdonami Jake, io non..>> dissi ricomponendomi
<<forse è meglio che scendiamo non vorrei destare sospetti>>
<<scusa, scusa..non volevo metterti a disagio, è che ti desidero dal primo momento in cui ti ho vista e ho pensato che fosse il momento giusto per..insomma>>
<<Jake, Jake ho capito, perdonami, anche io vorrei credimi..tanto ma non me la sento ancora, non adesso, non qui con i tuoi al piano di sotto>> dissi con ancora l'affanno.
Eh in realtà l'avrei voluto davvero e l'avrei fatto fino a quando la stanza non ha incominciato a farsi piccola, troppo piccola per contenermi
<<hai ragione, scendiamo>> disse baciandomi sulla bocca mi prese la mano e scendemmo. Salutai la sua famiglia e mi riportò a casa senza parlare di ciò che era successo prima nella sua stanza.

Salendo le scale e tornando nella mia di stanza sentii dei rumori, i miei credevo dormissero. Entrai ma non c'era nessuno, la finestra era aperta e sul letto c'era un foglio.

"Non credere che tutto ciò che ti capiti nella vita abbia un senso perché a volte non ce l'ha. Mi chiedo perché io continui a girarti attorno sapendo che c'è qualcun altro con te e che tu mi odi. E questo un senso non ce l'ha ma continuo a farlo fino a quando non avrò più vita. Anche se questa è infinita"

Non potevo credere ai miei occhi, a ciò che avevo appena letto. I tasselli della mia vita erano tornati quasi tutti al loro posto (quasi perché ne mancava uno il più importante, quello che non poteva essere più rimpiazzato) ma c'era sempre lui a rovinare tutto e a scombinare l'equilibrio. Incominciai a piangere per il nervoso e mi addormentai con la lettera fatta a pezzettini e buttata all'aria sul pavimento.

Chosen - La Prescelta [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora