42 capitolo

7 3 0
                                    

Quella mattina mi alzai stanca, ero tesa. Avevo dormito quasi tutta la notte ma la mattina presto intono alle 4 mi svegliai quasi piangendo. Avevo sicuramente fatto un incubo ma non me lo ricordavo. Avevo un ansia perenne e avevo una brutta sensazione. Era forse una premonizione su qualcosa che stava per accadere?
Avevo un esame nel pomeriggio quindi, dormii un altro paio d'ore, mi feci forza e andai in facoltà. Mi chiusi in biblioteca a ripetere. Dovevo dare diritto penale, una palla assurda. L'esame per fortuna andò più che bene, nonostante tutto. La fine del secondo anno era alle porte e superare diritto penale a prima botta significava, forse, essere già laureata.

Tornando a casa mi fermai a fare shopping in centro ma avrei preferito tornare a casa perché a fine passeggiata incontrai Chris a spasso mano nella mano con una ragazza bionda, alta, ben vestita. Era molto bella, amavo la sua borsa Michael Kors ma odiavo sicuramente lei, senza nemmeno conoscerla.
Mi si avvicinarono
<<Ciao Elizabeth!>>
<<Ciao>> dissi con un falso sorriso
<<Lei è Gwen una mia amica. È italiana!>>
<<Oh ciao Gwen piacere, Elizabeth. Ben venuta a Deadwood>> dissi senza trasparire alcuna emozione
<<Vedo che hai fatto shopping. Torni a casa? Hai bisogno di un passaggio?>>
<<Si ho fatto shopping per premiarmi di bel 27 in diritto penale. Comunque..no grazie, ho già il passaggio>>
<<Ah bene complimenti. Spero possa avere al più presto la tua auto>>
<<Spero anche io grazie. Adesso vado. Piacere di averti conosciuta Gwen>>
<<Piacere mio Elizabeth>> disse squadrandomi dalla testa ai piedi. Ci scambiammo degli sguardi io e Chris e andai via ma mentre camminavo per dirigermi verso il marciapiede opposto vidi Chris che continuava a guardarmi, poi non lo vidi più.

Venne a prendermi Jake, facemmo una passeggiata ma come al solito non era di buon umore. Continuava a essere sempre nervoso. Un po' con il lavoro, un po' con l'università. Jake era fuori corso di due anni alla facoltà di ingegneria informatica e con il lavoro non riusciva a stare al passo. Aveva trovato un posto come tecnico informatico in un negozio in centro. Le cose non andavano granché anche tra noi. Io lo amavo ma non volevo affrettare le cose.
Non sapevo come spiegare ciò che provavo. Mi piaceva stare con lui, le sue carezze, i suoi baci ma non era abbastanza, forse. Avevo paura di complicare le cose. Avevo paura che se fossimo andati troppo avanti, le cose si sarebbero fatte troppo serie e che sarebbe andato tutto troppo velocemente. Lui era cambiato, era possessivo ed invadente.
E poi avevo quel peso addosso. Avevo quella sensazione che qualcosa stesse per accadere. Quelle sensazioni che non te le levi più dalla testa. E così per giorni e giorni..
<<Ti va se ceniamo a casa mia? Ordiniamo cinese e magari ci vediamo un film. Ho..ho casa libera>> disse Jake mettendo la mano sulla mia gamba, sulla strada del ritorno. Gli sorrisi.
<<Jake, non mi sento tanto bene forse è meglio che io torni a casa>>
<<Elizabeth, mi spieghi cosa ho fatto di male? perché mi eviti, perché non vuoi stare sola con me!?>>
<<Non ti evito, Jake per favore ne abbiamo già parlato>> fermò l'auto d'impatto a due o tre isolati prima di arrivare a casa mia
<<Elisabeth spiegami cosa cazzo hai! Non te lo ripeterò più. Mi hai stufato. Giuro che ti mando a fanculo. Parla per l'amor di Dio>>
<<Devo parlare? Cosa vuoi che ti dica eh?>> Cominciai ad alzare la voce anche io
<<Non voglio! Non mi sento pronta, ok? Tu hai avuto le tue esperienze, per te è tutto facile. Tu pretendi che lo sia anche per me. Io non ho alcuna esperienza e non puoi obbligarmi>>
<<Ma se mi amassi lo avresti fatto!>>
<<Allora, se pensi che io non ti ami che cosa ci fai ancora qui? Va via! Non starmi più a torno!>>.
Ero arrabbiata, furiosa come non mai. Scoppiai a piangere. Lui continuava a premere il pugno sul volante
<<Sai che ti dico? Che mi hai stufato. Sei ossessivo, petulante ed egocentrico. E io non voglio una persona come te nella mia vita. È finita, Jake!>> nel frattempo avevo tolto la cintura m, tentai di uscire ma mi prese per un braccio. Mi fece male.
<<Aia mi fai male!>>
<<Scusami scusami ti prego non andartene. Cambierò te lo giuro!>>
<<No! Sai, hai ragione. Io non ti amo! Non abbastanza forse>> cercai di divincolarmi dalle sue braccia ma lui non mi lasciava andare.
Stavo per perdere le staffe ma non volevo perdere l'autocontrollo. La strega che era in me avrebbe preso il sopravvento.
<<Non te ne andrai fino a quando non abbiamo finito di parlare!>>
<<Jake non voglio parlare, lasciami mi stai facendo male>> sospirò.
<<Okok va bene perdonami. Non volevo..>>
<<Va all'inferno, Jake. Non permetterti mai più di fare una cosa del genere. Devi starmi lontano>> corsi via piangendo lasciandolo li sulla strada.
Tornai a casa, mi andai a fare una doccia. E continuai a sfogarmi sotto la doccia ripensando a quello che era successo.
Nel frattempo sentii dei rumori al piano di sotto. Sicuramente mia madre era tornata dal turno pomeridiano in banca. Mi vestii ed entrai in camera con ancora i capelli bagnati.
Vidi la finestra aperta e la luce della luna piena si rifletteva sul vetro. Tutto era buio. Appena misi piede nella stanza qualcuno mi chiuse la bocca e mi avvolse stretto a se mantenendomi le braccia. Quel profumo mi era familiare.
<<Eli ti prego non spaventarti, sono io! Sono Chris! Non ti farò del male ma loro sono qui e sono venuti per te>>.

Chosen - La Prescelta [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora