59 capitolo

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Iniziò dal principio, dalla sua nascita
<<Sono nato a Venezia. Da una famiglia benestante e ben voluta in città. Tutti ci rispettavano e avevamo tanti amici. Tra cui Gwen e i suoi genitori. Ci siamo conosciuti in prima elementare e non ci siamo più lasciati. Mio padre, americano Magnus Reeve, mia madre veneta e con origini spagnole, Micaela Navarra. Si sono conosciuti a Venezia, si sposarono e andarono a vivere proprio li, dove siamo nati io, Jasmine e i miei due fratellini, Gabriel e Andrea.
Siamo stati una famiglia felice fino a quando mio padre, ebbe problemi con il fisco, perse il lavoro. Avevamo circa 16 anni, il mio fratellino più piccolo aveva appena due anni e l'altro 8. Rischiavamo di perdere la casa, incominciammo ad avere problemi di comunicazione, mio padre cominciò a bere, tornava tutte le sere ubriaco a casa e..>> si interruppe e dopo alcuni secondi deglutì e io lo interruppi <<Chris no, se non te la senti basta>> <<no, devi saperlo. Non puoi dire di conoscermi se non sai chi sono e da dove provengo e chi era la mia famiglia. Insomma, quello che si definiva mio padre..picchiava mia madre e spesso anche Jasmine perché era l'unica della famiglia che si ribellava. Non se ne faceva passare una di sotto il naso. Odiavo mio padre per quello che faceva e odiavo mia madre perché stava zitta e subiva e diceva anche a noi di stare zitto per il buon nome della famiglia. Mio padre è sempre stato un padre padrone ma non fino a quel punto. Prima di cio, nonostante tutto gli volevamo bene e credevo che amasse mia madre. Tutte le notti si chiudeva in stanza e la prendeva con la forza anche se lei non voleva. Io all'epoca, mi detesto per questo, ero più cinico, me ne stavo chiuso nella mia stanza con i bambini, mettevo la musica a palla o con le cuffie alla PlayStation e mi estraniavo dal mondo per non sentire ciò che c'era lì fuori>>
Mentre parlava cercai di non fare scendere le lacrime anche se era davvero difficile. Gli strinsi la mano per confortarlo e lo lasciai parlare.
<<A volte smetteva, a volte ricominciava. Quando le toccava mi si ribolliva il sangue. Allora dopo qualche anno cominciai a parlare, a ribellarmi e lui picchiava anche me>>
<<Oddio mio Chris cosa hai dovuto subire>> dissi asciugando le lacrime. Poi continuó
<<Nessuno sapeva nulla nemmeno Gwen. Una sera dissi basta, presi i bambini, li portai via da quella casa e li lasciai qualche giorno dagli zii e cambiai la serratura. Lo cacciammo di casa ma non serviii a nulla ci perseguitava, era diventato come un pazzo. Nessuno faceva nulla, i vicini ci evitavano, la polizia non ci dava peso alle denunce. Alla fine, dopo qualche mese ci lasciò stare. Per qualche anno. Lo avevano aiutato e chiuso in una comunità.
Una sera di circa 6 anni dopo tornò a casa con la scusa che si era disintossicato e che era cambiato. C'erano solo mia madre e Jasmine con i bambini che dormivano nel piano di sopra. Avevo circa 26 anni e stavo lavorando come barman in un pub. Mi ero diplomato in tempo e avevo trovato subito lavoro.
Quando si presentò alla porta di casa, mia madre era spaventata, a come mi raccontò Jasmine, lei invece era adirata. Lo detestava ormai, aveva abusato più volte della moglie e della figlia e picchiato me. Le prese tutte e due in ostaggio quella sera. Abusó di Jasmine, la prese a botte lei cercò di liberarsi correndo nel giardino ma lui riuscì a prenderla e le conficcò un coltello nella pancia ma nonostante ciò continuò a correre a cercare aiuto. Mia madre per la prima volta si ribelló, prese il coltello e cercò di conficcarglielo da qualche parte ma ebbe lei la peggio, morì all'istante. Io nel frattempo tornai e vidi quello che stava succedendo, una carneficina. Cercai di fermarlo, fuori dalla casa ma aveva una pistola. Mi sparó dritto dritto al petto. Jasmine mentre cercava aiuto svenne a pochi metri dalla casa e mio..quel verme diede fuoco alla casa con mia madre e i bambini che continuavano a dormire e lui scappò. Non è mai stato ritrovato. Non dalla polizia almeno. Insomma, alla fine, io e Jasmine ci salvammo ma ci risvegliammo da vampiri. Era stata tua nonna a trovarci e portarci in salvo. E il resto è storia>> la storia era infinita, non smetteva di parlare. Ne aveva proprio bisogno di sfogarsi, così lo lasciai fare
<<Chris, perché ti sei tenuto tutto dentro? In tutto questo tempo, potevi parlarmene se ne avevi così bisogno. Dimmi tutto quello che ti senti, io sono tua amica. Non voglio vederti così>> dissi piangendo e lui continuava a stringermi la mano ed accarezzarla
<<No, Elizabeth, la storia non è ancora finita e adesso arriva la parte peggiore>> si fermò
<<Cosa c'è di peggiore? Hai perso tutta la famiglia quasi ed è normale che tu abbia passato l'inferno, non ne dubito>>
<<Eli, dopo essere diventato vampiro, tua nonna ci ha portati a Montrèal. Dovevamo essere addestrati per controllarci, per riuscire a vivere in società senza uccidere nessuno. Ma Non è stato facile. Appena ne ho avuto l'occasione sono scappato. Non essere così sicura di me non sono solo una vittima. Non avevo ancora il pieno controllo e avevo rabbia dentro di me. Sono tornato a Venezia, volevo vedere Gwen e dirle che ero ancora vivo. Erano passati due anni dal massacro ed ero scomparso così nel nulla. Tutti pensavano fossimo morti e così ho lasciato credere a tutti tranne a Gwen che ha mantenuto il segreto per anni. Ritrovai quel pezzo di merda che mi ha ucciso la famiglia e..mi sono vendicato. Mi sono nutrito di lui per giorni, l'ho fatto soffrire e poi prosciugato. Mi sono lasciato dietro qualche altro cadavere. Non voglio sia una scusa ma erano due anni che non mi nutrivo. Erano due anni che non bevevo sangue umano>> io mi misi le mani in viso per coprirmi la faccia, lui si girò a guardarmi
<<Vedi? Ecco perché non volevo mai parlare della mia vita, ecco perché sono un tipo che sta sulle sue. Ecco perché volevo starti lontano, perché volevo dimenticarti. Ho provato a fare del male anche a Gwen e per fortuna non ci sono riuscito e te ne avrei fatto anche a te prima o poi. Io sono un vampiro, un mostro, è questo il mio destino>> mi alzai dal letto, feci due passi avanti e dietro per due secondi pensando alle parole da dirgli senza offenderlo. Sospirai e dissi con le lacrime agli occhi
<<Chris, credimi non so cosa dire, non ho parole per esprimere tutto il mio rammarico per quello che tu e Jasmine avete passato e per ciò che avete perso. Non oso immaginarlo ma.. una cosa la so. Tu non sei un mostro, Chris! Tu sei un vampiro e questa è un dato di fatto ma non sei un mostro!>> Dissi alzandogli il viso verso di me per guardarlo negli occhi <<è stato un istinto, la rabbia che ti ha fatto agire così. Tu non ne hai colpa>>
<<Si invece, ho ucciso mio padre e ho lasciato altre vittime dietro di me. Non difendermi, perché qui, non c'è niente da difendere>>
<<Si hai ucciso tuo padre e hai sbagliato, vuoi che ti dica questo? Ma.. sarò crudele anche io? ma lui ha ucciso la tua famiglia e vi ha fatto del male, tu hai vendicato la tua famiglia! Non ti sto giustificando ma ti capisco Chris. Voglio che mi guardi!>> Alzò la testa e mi guardò negli occhi. Era davvero dispiaciuto e aveva il terrore di ciò che stavo dicendo di ciò che potevo pensare
<<Non è colpa tua. Non ti devi sentire in colpa e non devi avere paura di ciò che potrei pensare perché io penso questo. Non è colpa tua. Non avevi il pieno controllo di te stesso. Anche io ho ucciso e credimi che non è stato facile nemmeno per me. Allora se tu sei un mostro lo sono anche io insieme a te! Ma.. me lo ricorderò per tutta la vita forse ma l'ho fatto per una giusta causa. L'ho fatto per salvare le persone che amo, per..te, per Jasmine, mio padre, per tutti voi>> non disse nulla fece solo per avvicinarmi a sé, mise la testa appoggiata sul mio ventre e mi abbracciò. Io cominciai ad accarezzargli i capelli. Adoravo i suoi capelli, quando erano lunghi mi piaceva accarezzarli e passarli tra le mie dita.
<<Grazie. Tu sei una delle poche belle persone che mi sono capitate nella vita, Elizabeth io..>> disse sospirando <<io non voglio perderti, sei una delle persone più importanti della mia vita adesso>>.
Cercai di smettere di piangere. Lui mi asciugò le lacrime. Eravamo così vicini. Di nuovo. E avrei solo voluto baciarlo appassionatamente
<<Io ti ringrazieró a vita per quello che stai facendo per me e per mio padre, non sei tenuto a passare tutto questo dopo aver già fatto una vita di merda. Non sei obbligato a stare qui con me.E ti sembrerà strano, sarò burbera a volte, ho un carattere di merda ma..anche tu..>> mi fermai qualche secondo, lui alzò lo sguardo e sospirando continuai <<anche tu sei importante Chris, nemmeno immagini quanto>>
<<adesso la mia vita ha un senso, Elizabeth. Sono cambiato, sono me stesso ora e so per cosa e per chi combattere. Tu sei..stata la mia via d'uscita e ora sei una delle poche cose belle che mi siano capitate e passerò il resto della mia lunga vita a proteggerti anche se tu non lo vuoi perché solo così mi sento in pace>>.
Non volevo fargli riaffiorare tutti quei ricordi e poi eravamo così tanto vicini che avrei dovuto trovare un escamotage per allontanarlo prima che affondassimo nei nostri stessi istinti così sdrammatizzai per farlo ridere
<<Sei proprio un poeta. Non mi incanti con queste belle parole. Basta non parlare più>> dissi sorridendo
<<Va bene, non parliamo possiamo fare sempre qualcos'altro>> disse con affare malizioso facendomi l'occhiolino. Io mi girai dall'altra parte ridendo e arrossendo come un peperone
<<Oddio santo, hai sempre la risposta pronta>> dissi dandogli una pacca sulla nuca
<<Adesso va via devo farmi una doccia e andare a letto. Su su adulatore va a riposarti>> si alzò dal letto rassegnato mi si avvicinó al viso e mi diede un bacio sulla guancia. Sentii un brivido che scendeva verso il collo e andava fino alla spalla.
<<Buonanotte Elisabeth>> disse dirigendosi alla porta.
<<Buonanotte Chris>>
Feci la doccia e mi addormentai in un sonno profondo pensando a ciò che mi aveva appena raccontato Chris. Ero inorridita dal fatto che potessero esistere persone così.. così sociopatiche come il padre. Mi chiedevo come una persona avesse il coraggio di uccidere i propri figli. Ora capivo il perché dei suoi comportamenti ed atteggiamenti. Del perché fosse così protettivo nei miei confronti. Ma nonostante tutto ero felice perché era vivo ed era qui con me. Vivevo costantemente con un dilemma, il desiderio di averlo vicino e il desiderio di averlo lontano per non fargli del male.

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