Avete presente quando va tutto bene? Inizi la relazione della tua vita, ti diverti con i tuoi amici, stai con la persona che ami, i voti vanno alla grande... ma sai che qualcosa sta per accadere, una pugnalata che arriverà dritta al cuore e che ti farà cadere a terra, che ti farà sentire impotente. Il dolore ti lacererà e non avrai la forza di andare avanti e nonostante tu lo sapessi e lo sentissi, speravi che per una volta ti sbagliassi e beh... questa volta non mi sbagliavo.
Era pomeriggio, mi trovavo nella mia stanza, nonostante l'arrivo dell'estate mi trovavo lì a rilassarmi dopo i G.U.F.O., e specialmente dopo che Silente era andato via lasciando il posto alla Umbridge.
Ricordo che bussarono alla mia porta con violenza. All'inizio pensando fosse Blaise e quindi ho lasciato perdere ma chiunque vi fosse aldilà della porta continuava a battere con violenza.
Mi alzai confusa e dopo che mi ritrovai Potter davanti a me capii che qualcosa non andava. Appena mi disse di Sirius non esitai un attimo, corsi fuori dal mio dormitorio con la bacchetta in mano.
Arrivammo al Ministero, secondo Harry era lì che Voldemort stava torturando il suo padrino per la profezia. Ed è così che ora mi ritrovo a combattere contro i Mangiamorte, era tutto un piano di tu sai chi per attirare Potter e ci è riuscito.
Di fronte a me ho un mangiamorte, mi lancia incantesimi come se fossi il più acerrimo dei suoi nemici. Sicuramente conosce mio padre o non avrebbe tutta questa rabbia nei miei confronti. I miei anni di pratica con la magia per il momento mi stanno tondando utili ma non so per quando ancora riuscirò a resistere.
<< Impedimenta!>> urla la voce da sotto la maschera da mangiamorte.
<< Protego!>> purtroppo il mio scudo dura ancora per poco dato che uno stupeficium mi colpisce una caviglia facendomi cadere a terra. Cerco di alzarmi con difficoltà dato il dolore.D'un tratto sento accanto a me qualcuno ed un fascio di luce bianca mi avvolge. Vicino a me compare Tonks.
<< Serve un aiuto?>> chiede sarcasticamente mentre lancia un incantesimo al Mangiamorte con cui stavo combattendo.
<< Non farebbe male.>> rispondo schivando una maledizione senza perdono.Continuo a combattere per altri minuti finché non sento un urlo. Non subito mi giro, penso semplicemente che qualcuno si sia fatto male combattendo ma quando percepisco il silenzio mi volto a mio malgrado.
La figura di Sirius sembra molto più leggera ma i suoi occhi sono completamente vuoti. Harry è poco più distante da lui mentre Lupin lo tiene fermo con tutta la sua forza. Non mi accorgo di altro, ripenso soltanto all'immagine di Sirius scomparire in una sorta di arco di pietra. È questo quello che succede? Si lotta per la propria felicità e quella di altrui e si perde? Si muore?
Non emetto una parola, la mia gola è secca, come se avessi d'improvviso perso la mia voce completamente. Non subito realizzo che Sirius, il padrino di Harry, l'amico di una vita sia morto. Il dolore inizia a lacerarmi da dentro, non lo sento da subito, lo percepisco e lo lascio espandere dentro di me.
Per tempo ho temuto Black come un assassino, ho dato ascolto alle dicerie che c'erano su di lui, ho alimentato la mia rabbia nei suoi confronti ignorando completamente la realtà.
Un anno fa ho perso un amico, ho perso la mia famiglia e tutto ciò in cui credevo. Ho cercato riparo e mi è stato dato insieme a tutto l'aiuto di cui necessitavo; un anno dopo ho perso un altro amico.
Una forte spinta mi allontana dai miei pensieri. Mi accorgo che Harry mi ha per sbaglio strattonata per inseguire Bellatrix.
Per Merlino, posso ancora sentire la sua gracchiante voce canticchiare "Ho ucciso Sirius Black" come se non fosse sangue del suo sangue...
Corsi seguendo Potter fino a quando un bagliore di luce non mi fa vedere più nulla.
Purtroppo non so cosa accadde dopo. Mi ritrovai in infermeria qualche giorno prima di lasciare Hogwarts. Silente mi venne a trovare e mi disse che ero svenuta in seguito ad un incantesimo lanciatomi alle spalle mentre inseguivo il Grifondoro.
Mi vennero a trovare alcuni Serpeverde, Daphne, Blaise e Theo ovviamente insieme a Liam.
<< Come ti senti?>> mi chiede quest'ultimo stringendomi la mano mentre sono stesa ancora sul lettino.
Non ho parlato con nessuno della morte di Sirius. So per certo che il nostro preside ne è a conoscenza, ne avrà sicuramente parlato con l'Ordine.
<< Meggie se vuoi puoi parlarmi di cosa ti tormenta tanto. Lo sai che che puoi fidarti di me ma se non vuoi rispetterò la tua scelta. >> non riesco a rispondere. Una lacrima inizia a scendermi lungo la guancia seguita poi da tante altre. Sento le sue braccia forti stringermi a sé. Mi aggrappo a lui come se fosse la mia unica ancora di salvataggio, come se potesse tenermi a galla ancora per poco.
<< Se ne è andato Liam... anche lui...>>
<< Chi Meggie? Chi se ne è andato?>> mi stacca un attimo da lui per guardarmi negli occhi. Vedo preoccupazione nelle sue iridi e compassione, non c'è un velo di malizia o furbizia, è al suo stato puro, ha veramente tutta la sua attenzione su di me e per la prima volta mi sento come se a qualcuno importasse davvero di me.<< Sirius... Bellatrix lo ha ucciso... te lo giuro Liam lui è tornato... Voldemort è vivo.>> i suoi occhi si spengono, se prima c'era un leggero bagliore ora c'è solo paura.
<< Che stai dicendo Meggie?>>
<< Cedric, Sirius... secondo te perché sono morti? Chi l'ha uccisi?>> il ragazzo di fronte a me si alza e si appoggia alla cornice in pietra della finestra, quasi a reggersi come se stesse per svenire. Vedo che ragiona, ha la mente piena di informazioni che cerca di elaborare. Ben presto vedo la sua attenzione rivolta completamente a me.
<< Meggie ti prego dimmi che non è vero.>> sento di nuovo le lacrime uscire dai miei occhi. Lui si riavvicina subito a me abbracciandomi forte nuovamente.
<< Combatteremo insieme a Meggie, non aver paura... fosse l'ultima cosa che faccio.>>
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M I N E || Draco Malfoy (sospesa)
FanfictionMargaret Harvey, figlia di una nota famiglia di purosangue, sarà costretta a mantenere alto il nome della sua famiglia. La ragazza, intimorita da tutto ciò, porterà sempre con sé la paura di non essere mai abbastanza per niente e nessuno. Ma sarà un...