Capitolo 4

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Passarono due giorni dal mio svenimento e io mi ritrovai stesa su un lettino d'ospedale in coma, con i miei zii che si assentavano solo per andare a prendere da mangiare o per andare in bagno, idem Travis, che rimaneva sempre al mio fianco. Avevamo entrambi perso i nostri genitori un anno prima e sicuramente temeva di poter perdere anche me.
Per un ragazzino di 10 anni come lui, non faceva bene avere tutte quelle tragedie nella vita, infatti i nostri zii cercarono più volte di farlo distrarre, ma nulla poteva distrarlo dal vegliare su di me, sulla sua sorella maggiore.

Mentre io ero impotente e priva di sensi in un lettino d'ospedale, dall'altra parte della cittadina, nella non-più-tanto Villa Infestata, Damien continuava a non darsi pace, così come Mary e anche un po' Christian. Camilla era l'unica che si comportava come se niente fosse, ma almeno rimaneva coerente con il suo mood da Non me ne frega niente di nessuno, infatti non era neanche presente in salotto. Era in giro a farsi gli affari suoi.

"Le ho dato il mio sangue. Sarebbe dovuta guarire subito, invece è in coma!" imprecò Damien passandosi una mano tra i capelli per l'agitazione. Si buttò su una delle poltrone bordeaux del salotto e rimase con lo sguardo perso nel vuoto a pensare a quali potessero essere le cause del mio coma.
L'ipotesi successiva arrivò da Mary.

"E se avesse della verbena in circolo? Essendo una pianta velenosa per noi può annullare tutto ciò che ci riguarda, dall'ipnosi fino al sangue curativo" disse e sia Damien che Christian pensarono he potesse aver ragione, ma, come le rispose il primo, non potevano dimostrarlo, poiché la verbena svaniva 24 ore dopo averla presa. Mary però insistette sul fare un tentativo e Damien si decise ad assecondarla.
Si alzò dalla poltrona e in quel momento la porta si aprì. Camilla entrò e si diresse verso il piano superiore senza salutare nessuno, però Damien la fermò e la fece venire in salotto tra un borbottio e un lamentio.

"Arrivi giusto in tempo. Io e Mary faremo un salto in ospedale, mentre tu e Christian andrete all'obitorio per vedere se riuscite a scoprire qualcosa che ci aiuti a identificare il killer. Non tutti gli assassini uccidono allo stesso modo e forse questo lascia un qualcosa di particolare" decise Damien e così si divisero in due coppie. Lui e Mary salirono sul pick up nero e partirono per l'ospedale, mentre una riluttante Camilla e Christian camminarono per qualche metro fino ad arrivare dove iniziavano gli alberi attorno alla villa.
La ragazza avanzò di qualche passo in più, dopodiché si voltò verso il ragazzo e gli rivolse un sorriso di sfida.

"A chi arriva prima?" domandò e Christian già capì cosa volesse dire, infatti sorrise in risposta e affiancò Camilla.

"Non lamentarti quando perderai" le rispose e la ragazza lo guardò come se avesse detto una gran cavolata.
Si voltarono entrambi nella direzione del bosco, Christian iniziò il conto alla rovescia partendo dal 3 e appena arrivò a zero, i due scattarono in avanti ad una velocità sovrumana.
Probabilmente sarebbero stati multati se fossero passati davanti ad un autovelox.

Nonostante l'elevata velocità a cui andavano, riuscivano a vedere tutto ciò che li circondava in maniera perfetta. Christian vide un uccello nel suo nido che dava da mangiare ai suoi piccolini, mentre Camilla adocchiò un piccolo ragnetto intento a tessere la propria ragnatela.
I raggi della Luna penetravano attraverso le fronde degli alberi, creando un magico contrasto con l'oscurità che circondava tutto il resto.
La loro natura li aveva resi in grado anche di vedere al buio e fu per questo che sapevano sempre dove mettere i piedi senza mai cadere.

Camilla era in vantaggio, così Christian accelerò nel tentativo di superarla. Saltò e si aggrappò ad un ramo per darsi uno slancio in avanti, recuperando parzialmente la distanza, però risultò uno sforzo vano, poiché il retro dell'obitorio era proprio davanti a loro e la ragazza giunse per prima a destinazione. Si fermò e aveva a malapena il fiatone, mentre il suo amico, quando frenò, si dovette appoggiare alle ginocchia per riprendere fiato.

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