Capitolo 6

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Passarono altri giorni e finalmente arrivò la Vigilia di Natale, una delle mie festività preferite.
Mi svegliai di prima mattina già di buonumore e decisi subito di indossare qualcosa di più appropriato, perciò tirai fuori dall'armadio un pigiama a tema natalizio: una maglia verde scuro con delle renne e dei fiocchi di neve ricamati ovunque e un paio di pantaloni rossi di pile. Indossai le mie pantofole pelose e prima che potessi uscire dalla stanza per andare a fare colazione, sentii la vibrazione del mio telefono risuonare ad intervalli regolari.
Mi voltai e vidi una chiamata in arrivo, perciò mi avvicinai al comodino e notai che non avevo il numero salvato in rubrica, ma io ero una che rispondeva sempre, perciò risposi e mi portai il cellulare all'orecchio.

"Pronto?"

"Sterling? Ciao, sono Mary. Ti ho svegliata?" mi chiese la ragazza che aveva ricevuto il mio numero da Damien.

"No tranquilla, sai come funziona no? Quando puoi dormire fino a mezzogiorno ti svegli presto e quando ti devi svegliare presto dormiresti fino a mezzogiorno" le risposi con una battuta che la fece ridere e successivamente mi diede ragione, dicendo che capitava anche a lei.

"Senti: saresti libera per fare colazione insieme? Qui a casa ci sono dei....problemi....e vorrei parlare con qualcuno che non faccia parte della mia famiglia" mi spiegò usando una voce triste e quello intristì anche me. Non sapevo cosa fosse successo, ma pensai che se potevo dare sostegno ad un'amica, dovevo farlo, perciò accettai e ci demmo appuntamento in un bar abbastanza frequentato.
Mary riagganciò e io notai con divertimento che mi ero cambiata con il nuovo pigiama solo per dovermi cambiare ancora per uscire.
Aprii l'armadio, scelsi i vestiti e li indossai: un maglione nero con il collo alto, un paio di jeans a vita alta, scarpe bianche e sopra un cappotto grigio.
Andai in bagno per darmi una sistemata ai capelli e per truccarmi leggermente, dopodiché presi tutto l'occorente, come telefono, soldi e chiavi di casa, e mi diressi verso il salotto mentre indossavo una sciarpa nera.
Una volta arrivata, vidi mio zio che dormiva sul divano, mentre il tavolino del salotto era stracolmo di fascicoli sull'assassino, tra cui le foto delle sue vittime e tra di esse vidi quella di Leah.
Il giorno prima si era tenuto il funerale, a cui partecipai con tutti i miei amici e fu un'esperienza terribile, soprattutto per me, non solo per la morte della ragazza, ma anche perché tutto quell'ambiente mi ricordò il funerale dei miei genitori, dal quale scappai con due fiumi che sgorgavano dai miei occhi e infatti anche a quello di Leah mi allontanai in lacrime.

La mia mente, però, mi ricordò dell'incontro con Mary, perciò scacciai tutti i pensieri brutti e tentai di sfoggiare uno dei miei sorrisi. Sembrava che già lei non stesse bene e pensai che non sarebbe stato il massimo se mi fossi presentata triste anch'io.
Presi un post-it giallo da una mensola in cucina e scrissi un messaggio su dove fossi andata in caso qualcuno si fosse svegliato prima del mio ritorno. Lo incollai sul frigorifero in bella vista e in seguito uscii di casa, cercando di fare il meno rumore possibile nel chiudere la porta e nel girare la chiave.

"Ehi Sterling" di colpo sobbalzai, mi voltai e mi portai una mano alla bocca in tempo per tappare un urlo.
Davanti a me vidi Kaleb che mi guardava con gli occhi sgranati a causa della reazione che avevo avuto.

"Non puoi arrivare alle spalle della gente in questo modo" lo rimproverai e nel frattempo cercai di calmarmi, capendo che non c'era alcun pericolo.

"Sì hai ragione, scusami. Sono un po' una frana ad approcciarmi" disse grattandosi la nuca con fare nervoso e un sorriso che lasciava trasparire la medesima emozione.

"Volevo parlarti della serata della settimana scorsa e scusarmi se ho detto qualcosa di male" mi spiegò tenendo un tono di voce più basso del normale, visto che non erano neanche le 8 del mattino.
Le sue parole mi ricordarono di come ero fuggita dall'ascensore poco dopo averlo incontrato per la prima volta e capii che ci fosse rimasto male.

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