Capitolo 62

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Venni condotta alla centrale insieme a tutti i ragazzi che i poliziotti riuscirono a beccare a scuola.
Finii nella sala interrogatori e dopo qualche minuto passato da sola la porta si aprì e mio zio entrò con uno straccio bagnato che mi diede per pulirmi le mani dal sangue.
In seguito si sedette di fronte a me e con un telecomando spense le videocamere.

"Siamo soli. Dimmi cosa è successo" esordì con voce calma e io, con lo sguardo basso sul tavolo e con lo straccio che mi passavo sulle mani, ripercorsi gli avvenimenti delle ore precedenti.

"Stavamo giocando a nascondino quando ho sentito quella ragazza urlare.
Gli altri credevano che qualcuno le avesse fatto uno scherzo, ma non era stato nessuno di noi, perciò sono corsa in quella direzione....e mi sono ritrovata alle spalle del killer...." nel finale mi misi a riflettere sulle mie azioni e per la frustrazione sbattei le mani sul tavolo.

"Cazzo! Ero dietro di lui, potevo agire in mille modi diversi, invece mi sono fatta scoprire ed è scappato" imprecai contro me stesse per non essere stata abbastanza lucida da agire in modo migliore.

"Non fartene una colpa. Ciò che importa è che tu abbia salvato la vita a quella ragazza" rispose mio zio mettendo una mano sulla mia per tranquillizzarmi.
Feci un profondo respiro per calmarmi e annuii.

"Sono nei guai, vero?" chiesi alzando per la prima volta gli occhi su di lui.

"Sì" rispose in modo secco facendomi riabbassare lo sguardo.

"Mi dispiace. Ci stavamo solo divertendo" cercai di giustificarmi, già sapendo che non sarebbe servito a nulla.

"Vi stavate divertendo? Per te entrare illegalmente in una scuola e vandalizzarla è sinonimo di divertimento?" domandò con entrambe le sopracciglia alzate e a quel punto mi zittii, non sapendo in che altro modo ribattere.

"In tutto questo, però, c'è una buona notizia" disse facendomi rialzare lo sguardo.

"Dopo l'attacco di Kaleb a scuola ai danni tuoi, di Hanna e di Camilla, con il consenso del preside abbiamo fatto installare delle telecamere nascoste nei corridoi della scuola, il che significa-"

"Che potreste scoprire l'identità del killer" conclusi io vedendo mio zio annuire.

"Stiamo già analizzando i filmati. Nel giro di un paio d'ore dovremmo riuscire a scoprire la sua identità" rispose prima di alzarsi e di far alzare anche me.

"Ora vai a casa. Domani discuteremo di ciò che hai fatto stanotte" annuii senza ribattere e insieme a mio zio uscii dalla stanza, ma, mentre pensavo agli eventi accaduti quella notte, una domanda mi sorse spontanea.

"C'è una cosa che non capisco: chi vi ha chiamati? Non possono avervi avvisato quando abbiamo sentito gridare; non avreste avuto il tempo materiale per arrivare così velocemente" chiesi esponendogli i miei dubbi intanto che ci dirigevamo verso l'uscita.

"Un passante ha visto un bel via vai di gente a scuola e ha pensato di dover informare la polizia" rispose semplicemente, facendomi capire che l'arrivo della polizia fu solo per via della casualità.

Arrivai all'uscita dove vidi Hanna e suo padre che la rimproverava, ma si fermò appena arrivammo noi.
Mio zio tornò dentro e io salii in macchina con la mia migliore amica e il vicesceriffo, che portò entrambe alle rispettive case.

"Sai Sterling, non capisco una cosa: com'è possibile che sia Zoe che tu foste sporche di sangue ma che non ci fosse neanche mezza ferita su di lei?" la domanda del padre di Hanna mi prese alla sprovvista, poiché non avevo ancora pensato ad una scusa da usare, ma per fortuna intervenne la mia migliore amica.

"Forse quello era il sangue del killer. Magari si è ferito da solo" inventò Hanna, ma anche se suo padre non ne era convinto scelse di non fare altre domande.

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