Capitolo 41

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Camilla si fermò sotto casa e mi diede il tempo di rivestirmi del tutto.
Ci guardammo con un sorriso complice per ciò che era successo su quella macchina poco prima e la mia ragazza mi informò che ci sarebbe stata al pranzo con la mia famiglia.
Quella risposta mi rallegrò. La salutai con un bacio e scesi dalla macchina, correndo subito dentro per evitare di bagnarmi ulteriormente.
Camilla tornò a casa per cambiarsi, mentre io salii in casa.
Prima di entrare, mi sfiorai il punto in sul collo dove la mia ragazza mi morse e dove mi fece un succhiotto per coprire il segno dei canini.
Qualsiasi cosa mi avesse iniettato con quel morso mi fece provare, sebbene per poco tempo, cosa significasse non avere alcun problema. Niente tristezza, niente dolore, niente di niente.
Mi ripresi dai miei pensieri e decisi di entrare.
Una volta dentro vidi mio zio che si era portato il lavoro a casa e con il quale aveva ricoperto l'intero tavolo.

"Giorno" lo salutai con un sorriso e lui fece lo stesso.

"Camilla ci sarà oggi. Ci raggiungerà là" dissi e così mio zio prese il telefono per prenotare, ma con la mano mi fece cenno di restare, così mi avvicinai a lui e quando la chiamata terminò riprese la parola.

"Mi sono accorto che non abbiamo mai parlato di ciò che ho trovato in terra quando ho arrestato Camilla" disse e quelle parole mi fecero ricordare dei giocattoli erotici della mia ragazza, ma l'imbarazzo mi fece arrossire e ammutolire.
Aprii bocca nel tentativo di rispondere, ma lo zio Paul alzò una mano per dirmi di aspettare.

"Non mi interessa scendere nei dettagli. Non è un argomento che mi attira particolarmente, ma ciò che voglio sapere è:
È consenziente la cosa? Lei non ti ha obbligata o cose del genere, vero?" domandò e io scossi subito la testa, sedendomi di fianco a lui.

"No, tranquillo. Tutto quello è successo perché lo volevo anch'io" risposi e mio zio annuì con uno sguardo più rassicurato.

"Quindi....immagino che....tu abbia già avuto la...." si fermò gesticolando nervosamente.
L'argomento lo metteva a disagio almeno quanto me, ma per sua fortuna io capii dove volesse arrivare.

"Sì....e anche quella l'ho voluta io. Camilla mi ha solo dato la spinta che mi serviva" lo rassicurai e sul suo viso comparve un tenero sorriso.

"La ami proprio, vero?" io annuii con un sorriso più largo a pensare alla mia ragazza.

"Non immagini quanto" risposi con tutta la sincerità che avevo in corpo.

"Spero allora di riuscire a conoscere questa versione di Camilla che conosci te" disse l'uomo facendomi notare che Camilla aveva due lati. Quello arrogante e da stronza che mostrava agli altri e quello più dolce e simpatico che mostrava solo a me.

"Potresti iniziare non facendo lo sceriffo a questo pranzo" proposi visto che, conoscendo quanto fosse protettivo, già mi immaginavo il pranzo trasforarsi in un interrogatorio.
Mio zio capì cosa volessi dire e ridacchiò.

"Lascerò il distintivo a casa, promesso" mi rassicurò.
In seguito mi alzai e andai a farmi una doccia decente e non quella che mi feci all'aperto insieme a Camilla.

Passò più di un'ora tra il lavarmi, l'asciugarmi, farmi i capelli mossi con la piastra e il vestirmi.
In attesa che arrivasse l'ora di prepararmi per il pranzo, andai in camera di mio fratello, che era stata arredata con i poster dei suoi supereroi preferiti, infatti lui stava giocando ad un videogioco proprio su di loro.

"Lord Travis, mi concede l'onore di entrare nella sua reggia?" domandai con sarcasmo teatrale.
Mio fratello mi guardò con un grande sorriso e sempre con quello stampato in faccia scosse la testa.
Si mise in piedi sul letto e mi puntò la sua Nintendo Switch come se fosse un'arma.

"Non faccio entrare gli alleati di Thanos!" disse e io trattenni il respiro sempre in modo teatrale.

"Io alleata di Thanos? Questa è blasfemia! Vieni qui!" esclamai fiondandomi su di lui.
Travis urlò divertito e corse dall'altra parte del letto e mentre lui fingeva di spararmi con la sua console, io fingevo di usare i cuscini come scudo.
Feci il giro del letto, ma lui ci salì sopra e andò dall'altra parte, dopodiché facemmo ancora la stessa identica cosa, ritornando alle posizioni iniziali.

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