Bloody Love

Capitolo 14

Alle mie orecchie arrivò il rumore del motore di un'auto. Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu il paesaggio fuori dal finestrino posteriore di una macchina in movimento.
Il Sole mi scaldava leggermente la pelle come in una di quelle giornate perfette di Primavera e fuori, ai margini della strada, rimasi incantata per qualche secondo ad ammirare i campi fioriti che l'auto stava attraversando.
Spostai la testa verso i sedili anteriori, curiosa di sapere chi stesse guidando, ma rimasi attonita da chi vidi.

"Papà?" lo chiamai incredula con voce roca e lui sorrise guardandomi attraverso lo specchietto retrovisore interno.

"Ben svegliata pigrona" mi salutò con tono scherzoso come faceva sempre.
In parte a lui vidi mia mamma che si girò per rivolgermi uno dei suoi amorevoli sorrisi.

"Hai dormito bene tesoro?" mi chiese e io annuii con gli angoli della mia bocca che si piegarono verso l'alto in un sorriso felice.
In parte a me notai Travis ancora nel mondo dei sogni, mentre dalla radio uscivano le note di una canzone dei Beatles, la band preferita di mio padre.

"Dove stiamo andando?" domandai non riconoscendo il paesaggio intorno a noi, perciò guardai mio papà, che mi rivolse un altro sorriso.

"Stiamo andando a casa tesoro" mi disse dolcemente, ma i miei occhi vennero attirati da qualcosa oltre il parabrezza dell'auto e insieme a mia mamma lo avvisammo.

"ATTENTO!!!" davanti a noi, un camion sbandò nella nostra corsia. Mio padre non riuscì ad evitarlo e ci venne addosso.

"NO!!!" urlai svegliandomi di soprassalto. Mi misi seduta, con il fiatone e la fronte sudata. Il mio cuore era impazzito di tanto che batteva e nel giro di poco, ripensando all'incubo, le lacrime uscirono senza controllo.
Non mi importava di essere in una stanza che non riconoscevo. Non riuscivo a pensare ad altro che a quell'incubo.
Mi tappai la bocca per bloccare i singhiozzi che già sapevo sarebbero arrivati, ma non riuscii a fermare le lacrime e tantomeno il dolore lancinante che tornai a provare al petto. Un orribile senso di vuoto ritornò insieme al dolore e quello era uno dei momenti in cui non volevo fare altro che farla finita con tutto.

"Sterling" la porta della camera si aprì senza che me ne accorgessi e fu la voce di Damien a farmene rendere conto.
Vidi il ragazzo avvicinarsi a petto nudo e con solo dei pantaloni della tuta come pigiama. Si sedette in parte a me, mi avvolse le spalle con un braccio e mi guardò con tristezza. Tolsi la mano dalla bocca, mentre la mia vista si offuscava a causa delle lacrime.

"Io non....non ce la faccio" dissi scuotendo la testa prima che un paio di singhiozzi sopraggiunsero.
Damien mi abbracciò, mi avvolse con le sue braccia e io sprofondai con il viso nell'incavo del suo collo, sfogando ogni singola lacrima che usciva dai miei occhi.
Lo strinsi a me come se mi stessi aggrappando a qualcosa, all'unico punto fermo in un mondo che cadeva a pezzi.
Il ragazzo mi accarezzava dolcemente la schiena nel tentativo di calmarmi, ma risultava tutto inutile. Il dolore che provavo era qualcosa che non poteva essere placato. La mia mente ripensava costantemente ai miei genitori, a tutti i momenti belli che avevo passato con loro ma che non avrei mai più vissuto.

Trascorsero diversi minuti, circa una quindicina, quando le lacrime finirono lasciando solamente i singhiozzi. Sciolsi l'abbraccio e Damien mi guardò negli occhi. Mi prese il viso tra le mani e mi asciugò le ultime lacrime scese, per poi rivolgermi un sorriso dolce e rincuorante.

"Sono sicuro che supererai tutto questo. Sei più forte di quanto pensi e sappi che non sarai mai sola. Ci sarò io....ci saremo noi" sul finale si girò verso l'ingresso. Mi voltai anch'io e vidi Mary e Christian sul ciglio della porta, entrambi con i loro pigiami, che mi rivolgevano un sorriso come fece Damien.
Si avvicinarono e la ragazza si sedette sulla mia destra, mentre Christian di fronte a me.
Mi trovai circondata da tre persone che mi volevano bene e che mi avrebbero aiutata sempre.