Capitolo 36

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"Dai ancora" mi incitò Camilla, perciò le tirai un pugno, ma lei me lo parò facilmente e con una mossa abile mi atterrò per l'ennesima volta.
Dopo aver passato gran parte del pomeriggio sotto le coperte, le chiesi di riprendere il mio allenamento. Lei accettò e io notai che si impegnava di più ad insegnarmi.
Mi porse la mano, così la presi e mi rialzai.

"Se non hai una buona base d'appoggio, è inutile tirare un pugno, perché mi basterebbe spostarmi di un passo e tu ti sbilanceresti in avanti" mi spiegò e successivamente mi fece provare.
Mi chiese di tirarle un pugno con tutta la forza che avessi, senza pensare ad altro, perciò la assecondai e lei fece ciò che disse: si spostò di lato e io caddi in avanti.

"Visto?" domandò mentre mi aiutava a rialzarmi.
Una volta in piedi, iniziò a spiegarmi cosa dovessi fare e come, perciò iniziai a fare pratica e mentre le lancette dell'orologio correvano senza freni, io imparavo sempre di più da lei.
Passammo circa 2 ore senza fermarci. Io dovevo colpirla e lei mi doveva rispondere, perciò cominciammo a simulare una vera lotta in cui usai ogni singola mossa che mi aveva insegnato.
Ad un certo punto, accadde l'inaspettato.
Le tirai un pugno, lei me lo parò, così usai l'altro, ma Camilla si distrasse un secondo che si rivelò importante, poiché le mie nocche si scontrarono contro il suo viso in un secco gancio destro sullo zigomo.
Camilla si allontanò stordita dal colpo e io trattenni il fiato per ciò che avevo fatto.

"Oddio! Scusa scusa scusa. Non volevo, mi dispiace" dissi andando da lei.
Sapevo che guariva subito, ma mi sentivo comunque troppo in colpa.
Camilla mi guardò e intanto con una mano si massaggiava la guancia colpita.

"Come fai ad avere un destro del genere e ad essere così piccola?" mi domandò perplessa dal colpo che le avevo assestato.

"Mi dispiace davvero tanto" continuai a scusarmi, ma smisi appena Camilla si mise a ghignare.

"Tranquilla. Mi hai solo dimostrato di saper tirare un bel gancio destro" tirai un sospiro di sollievo nel sentire quelle parole.
Riprendemmo ad allenarci, ma improvvisamente Camilla mi tirò un calcio alle gambe che mi sbilanciò e mi fece cadere rovinosamente a terra.

"Ahia! Il mio osso sacro!" mi lamentai portandomi una mano in quel punto.

"Credevo non ti fossi arrabbiata per quel pugno" dissi mentre la vampira mi tirava su.

"È così, però un po' di sana vendetta fa sempre bene" rispose con un sorriso provocante che mi fece alzare gli occhi al cielo.
Riprendemmo l'allenamento e a nessuna delle due importava dello scorrere del tempo. Io volevo imparare a difendermi, mentre Camilla, come mi disse, aveva a cuore che sapessi difendermi anche senza la magia, in modo da poter stare più sicura.

"Credo che....possa bastare" dissi esausta con il fiatone e la fronte grondante di sudore.
Fuori il cielo era ormai cosparso di stelle. L'ora della cena era passata già da un pezzo quando rientrammo in casa per andare a farci una doccia.
Avvisai i miei zii che avrei passato la notte dai Drake, mentre Camilla neanche si scomodò di informare Damien o qualcuno della sua famiglia sul fatto che avrebbe trascorso l'ennesima notte fuori.
Andammo a farci la doccia, ci asciugammo e ci cambiammo, indossando solamente l'intimo per stare in casa. La mia ragazza mi comprò qualcosa della mia misura e non dell'intimo comune.

"Non avevo mai indossato dell'intimo di Victoria's Secret" dissi guardandomi l'intimo in pizzo nero brillantinato sugli elastici.

"Quasi quasi mi pento di avertelo comprato. Mi fai venire una voglia...." rispose squadrandomi per un istante con occhi avidi, cosa che mi fece salire la temperatura del corpo.

"Per cena non c'è molto. Odio fare le spese" mi informò poco dopo mentre scendevamo le scale e arrivavamo in cucina.
Io mi sedetti su uno sgabello della penisola, mentre Camilla andò a vedere cosa ci fosse in frigorifero, ma tutto ciò che rimaneva erano degli affettati e un paio di piadine, perciò optammo per quello ed entrambe ci mettemmo ai fornelli a cucinare la propria.
Di tanto in tanto, però, Camilla mi passava la mano sul sedere e stringeva, provocandomi non poca eccitazione.
In pochi minuti le piadine furono pronte e ci sedemmo a mangiarle.
Tagliai la mia e ne presi un pezzo. Lo finii e ne presi un altro, ma quando arrivai alla fine, alzai gli occhi e vidi Camilla che mi osservava pensierosa con un sorriso appena accennato.

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