Capitolo 20

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"Oh andiamo! Non sei mica alla guida di un jet" protestò Camilla mentre io ero seduta sulla sua moto da un paio di minuti, ma avevo paura di accenderla.
Si era inventata di insegnarmi ad andarci, ma nonostante i miei rifiuti alla fine mi convinse, sebbene non fossi neanche riuscita a metterla in moto.

"Avrei ancora una discreta quantità di alcool in circolo, quindi dammi tregua" risposi alzando una mano per farle cenno di calmarsi e Camilla mi guardò con un sorriso mentre scuoteva la testa.

"D'accordo" disse e si sedette su un tronco tagliato. Accavallò le gambe e rimase ferma a fissarmi, in attesa che mi decidessi a partire.

"Okay....ce la posso fare" dissi a me stessa nel tentativo di convincermi e di darmi coraggio.
Camilla mi aveva già mostrato come accenderla, per cambiare le marce e tutto ciò che dovevo sapere per andare, perciò feci ciò che mi disse e riuscii come prima cosa ad accenderla.

"Ti aspetto alla fine della strada" mi informò la mora intanto che si alzava e si incamminava appunto verso la fine della stradina che conduceva alla sua casa.
Mentre attendevo che arrivasse alla destinazione, mi ripetevo nella mente cosa dovessi fare per evitare di schiantarmi, ad esempio mi dissi che dovevo andare dritta e non a zig zag come feci la prima volta che imparai ad andare in bicicletta.

Camilla giunse nel punto in cui sarei dovuta arrivare e alzò le mani per farmelo capire.
Indossai il casco e dopo qualche attimo di esitazione, mi decisi a partire.
Iniziai a muovermi in avanti, ma la mia paura prevalse e iniziai ad andare a zig zag finché non frenai per evitare di cadere e misi i piedi a terra.
Camilla sbuffò e si avvicinò a me con un'espressione di disappunto in viso.

"Ti ho già bocciata al corso di autodifesa. Devo bocciarti anche ad andare in moto?" mi domandò con le braccia incrociate al petto e dal tono decisamente serio che usò capii che non la stava mettendo sul ridere.

"Scusa se sono troppo ubriaca per guidare. È la prima volta che salgo alla guida di una moto e pretendi cosa? Che guidi come uno della Moto GP?" risposi infastidita dal tono critico che aveva usato e nel frattempo mi tolsi il casco.

"Non me ne frega un cazzo che tu non sia allenata per il gran premio, ma guardati: non hai la patente per la macchina perché non la sai guidare, non sai fare 2 metri con la moto e se una persona ti aggredisse tu saresti capace solamente di urlare e sperare che qualcuno ti senta. Lo sto facendo per te! Io non ci guadagno nulla, ma voglio che tu impari a fare qualcosa!" sbottò Camilla sbattendomi in faccia la dura verità, ovvero che non sapevo fare nulla oltre alla brava nipotina diligente.
Abbassai lo sguardo sul casco che reggevo tra le mani e mi misi a riflettere sulle sue parole. Aveva ragione. Facevo fatica persino a guidare un'auto con il cambio automatico.
Tornai a guardare Camilla e in un impeto improvviso di volermi migliorare, indossai ancora il casco.

"Riproviamo" dissi decisa e lei si limitò ad accennarmi un piccolo sorriso, dopodiché tornò in fondo alla strada.

Passarono ore, durante le quali migliorai le mie abilità con la moto.
Ero determinata come mai prima di allora e questo mi aiutò molto.
Smisi di andare a zig zag e anche se non me la sentivo ancora di accelerare tanto, riuscivo a fare andata e ritorno senza più problemi.
Facevo ancora un po' di fatica a frenare, ma c'era un notevole margine di miglioramento.
Alla fine dell'ennesimo giro, sentii dietro di me un applauso. Mi voltai e vidi Camilla con sguardo soddisfatto che si avvicinava.

"Per oggi può bastare" decretò mentre mi toglievo il casco.

"Sicura? Se vuoi posso andare ancora" chiesi euforica per aver imparato ad usare un veicolo senza fare danni.
Camilla mi si avvicinò e guardò il cruscotto della moto.

"Sì, non ho voglia di andare a fare benzina" rispose facendomi ridacchiare. Spensi la moto, abbassai il cavalletto e scesi dando il casco alla sua proprietaria.
Rientrammo in casa e giusto in quel momento il mio telefono squillò per l'ennesima volta per una chiamata di mio zio. Ero già più sobria e quindi pensai che fosse il caso di rispondere.

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