Capitolo 12

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Mi svegliai per l'ora di pranzo e quando lo feci, sentendo del rumore di acqua spostata, alzai la testa e rimasi incantata nel vedere Camilla nella vasca idromassaggio completamente nuda. Era seduta, perciò si vedevano solo le spalle nude, ma io immaginai che lo fosse anche sotto.
Mi incantai a guardarla per tutta la mezz'ora che restò lì dentro. Per me era come vedere il Paradiso anche senza vedere nulla di lei. Quando si decise ad uscire, però, finsi di stare ancora dormendo, pensando che lei ci credesse, invece, anche se non lo sapevo, Camilla, grazie ai suoi sensi sovrannaturali, sapeva perfettamente che fossi sveglia e che la stessi guardando. Sentiva il mio sguardo su di sé e le piaceva, però non disse nulla perché sapeva che, se si fosse girata, io mi sarei imbarazzata e avrei smesso di guardarla.
Mi svegliò, per modo di dire, una mezz'oretta più tardi, quando si era asciugata e vestita. Io finsi di svegliarmi per la prima volta e lei mi disse di vestirmi che mi avrebbe portata fuori a pranzo. Feci come voleva. Mi diedi una lavata al viso e mi cambiai i vestiti con altri dei suoi: una maglietta bianca, un giubbino nero di pelle, jeans sempre neri e un paio di Vans alte, ovviamente nere.
Quel giorno, il Sole aveva deciso di scaldare un po' di più del solito e nonostante fossimo a Gennaio c'era un clima più da fine Marzo.
Camilla invece scelse lo stesso identico outfit che aveva indosso il giorno in cui ci siamo conosciute a scuola, occhiali da Sole inclusi, e io non mancai di farglielo notare.
Uscimmo in strada e la prima cosa che notai fu l'enorme aumento di persone che camminavano e le macchine che passavano.
Camilla subito si lamentò per l'affluenza di gente, dicendomi che era proprio per quel motivo che non le mancava New York. Io, d'altro canto, mentre passeggiavamo non facevo altro che guardarmi intorno, ammaliata dall'intera città. I grandi edifici e i parchi, piccoli e grandi, che si contrapponevano al paesaggio artificiale.
Entrai nel mood del turista e iniziai a scattare foto a destra e sinistra. Feci anche dei video, alcuni dei quali insieme a Camilla che non smetteva di borbottare lamentele contro chiunque facesse qualcosa che la infastidiva.

"Eddai Cami, su con la vita" la incitai dandole una spallata amichevole, ma, quando si voltò, alzò gli occhiali e mi fulminò con il suo sguardo, il mio sorriso svanì di colpo.

"Come mi hai chiamata?" mi chiese e così mi accorsi di averle dato involontariamente un soprannome.
Nel frattempo ci fermammo in mezzo al marciapiede, obbligando le altre persone ad aggirarci per poter passare.

"C-Cami" dissi intimorita dallo sguardo che mi stava riservando e già iniziavo a temere una delle sue sequele di insulti nei miei confronti, che tuttavia non arrivò.
Camilla si girò senza dire nulla, si tirò giù gli occhiali e riprese a camminare con me al suo fianco.
Davanti a noi, la folla si era fermata a causa del semaforo che diventò rosso in quel momento.

"Questi semafori ci mettono una vita a diventare verdi" si lamentò Camilla e io pensai che fosse una semplice lamentela. Capii ciò che avesse in mente troppo tardi, solo quando mi prese per un polso, si fece largo tra la folla trascinandomi con sé e attraversò sulle strisce, obbligando le macchine che stavano per partire ad inchiodare e a suonare i loro clacson.

"Scusateee!" dicevo io alzando una mano, mentre Camilla continuava a trascinarmi fino a quando non fu sull'altro marciapiede e allora mi lasciò.

"Sei impazzita? Potevano investirci!" mi lamentai, ma anche lì Camilla mi guardò per un attimo e poi si voltò.

"Smettila di lamentarti. Mi irriti" mi ordinò, ma qualcosa dentro di me scattò dal nulla e mi impedii di starmene zitta.

"Oh wow, sai che novità. Manca solo che ti irriti perché c'è troppa concentrazione di ossigeno nell'aria e siamo apposto" commentai con un tono palesemente infastidito che fece fermare e voltare la mora. Le sue labbra erano chiuse in una linea e sotto gli occhiali da Sole immaginavo il suo sguardo duro.

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