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Rafe

Lara Maybank era tornata sull'isola. Ricordo come se fosse ieri quando lei, Sarah e Kiara giocavano in giardino tutto il giorno e tutti i giorni. Solo che ora è matura. Fino a tre anni fa era una bambina in tutti i sensi. Portava anche l'apparecchio ai denti, si metteva quelle magliette rosa inguardabili.
Adesso è una donna, e mentirei se dicessi che non mi attrae. Quando suonò al campanello e aprii la porta, mi venne un colpo. A quanto pare tutti sapevano del suo arrivo tranne io? Se prima vestiva di rosa e di azzurro, oggi sembrava una skater, o addirittura una barbona nelle sue vesti larghe. I capelli biondi ora erano leggermente più lunghi e la sua pelle era abbronzata.
Le sue gambe lunghe e snelle facevano invidia ad ogni donna e desiderio per gli uomini sani di mente e non.  Me la scoperei volentieri, ma è una pogue e soprattutto è la sorella di quel delinquente di JJ Maybank.  E fumava anche.
Sembra una cazzo di bambina maturata con atteggiamenti ribelli. Si sentiva una fuorilegge? Quella ragazza avrebbe sicuramente attirato l'attenzione non solo nel Cut ma anche a Figure Eight.
E quando la trovai davanti la porta della mia camera, cazzo, volevo solo spingerla nella stanza e toccarla ovunque.
È il ritratto di una perfetta scopata.
Ma no.
Non potevo per la mia dignità e reputazione.
Andare a letto con una pogue? Sarebbe stata l'ultima cosa che avrei mai fatto.
Solo il fatto che la sua migliore amica era quella perfettina di mia sorella, mi faceva pensare che lei si sentisse una saputella del cazzo.
Faccio scorrere il getto d'acqua quasi bollente - anche se fuori c'erano trenta gradi all'ombra- su tutto il mio corpo.
Stranamente, credo, pensare a quella nana bionda dagli occhi azzurri mi fece venire il cazzo duro.
Sarà la stanchezza e il vapore.
O forse sarà la striscia che mi sono fatto due ore fa. Stavo smaltendo l'effetto della cocaina e quindi i miei ormoni reagivano in risposta, o cazzate del genere.
Iniziai a sniffare a diciotto anni, e ora ne ho venti.
Prima mi facevo solo qualche spinello, ma poi è tutto degenerato ed io avevo bisogno di qualcosa di più forte, più forte dei miei pensieri.
Sentii qualcuno bussare alla porta - chiusa a chiave- della mia camera, mentre io stavo uscendo dalla doccia.
Urlai di aspettare,  avvolsi l'asciugamano in vita e andai ad aprire.
Era Ward Cameron, mio padre.
Era sempre stato molto rispettato in tutta l'isola, anche se forse il rispetto e la reputazione, in realtà, se la comprava semplicemente. Da quando ne ho memoria, mi ha sempre trattato fin da bambino come lo scarto della famiglia.
Ero sbagliato in tutto, ed ogni cosa che facevo, era un errore.
Da piccolo ricordo benissimo quando Sarah, mia sorella, fece cadere un vaso inestimabile dal valore altissimo.
Quando Ward venne a sapere della sua rottura, non credette a Rose, la sua compagna, quando gli disse che era stata Sarah. Venne direttamente da me nella mia camera e oltre a sbraitarmi di essere una totale nullità, un ragazzino cattivo e disobbediente, che la sua famiglia sarebbe stata perfetta senza la mia esistenza, mi alzò anche le mani.
E Sarah? Lei non disse niente. Assolutamente nulla. E questo è solo uno dei tantissimi episodi. Per questo il mio rapporto sia con lui che con lei non sono dei migliori. Con Wheezie, mia sorella tredicenne, era diverso.
Ricordo momenti molto felici con lei. Addirittura ricordo di aver giocato all'ora del té con lei, di aver visto sei film di Barbie, di portarla al mare con me, di comprarle la colazione molto spesso...
Il rapporto tra di noi era diverso, poiché sapevamo benissimo di essere le pecore nere della famiglia, gli emarginati.
Ma adesso non le rivolgevo più di tanto la parola, e so benissimo che a lei dispiace, e dispiace anche a me.
«Papà» Dissi trovandomelo davanti alla porta, con la barba appena fatta e i capelli colmi di gel.
«Ti posso parlare?»
«Mi vesto»
Mi diede il tempo di sistemarmi, e poi scesi di sotto, dove lo trovai seduto sulla sedia del tavolo in cucina.
Tiro via la sedia difronte a lui, e mi siedo, passandomi la mano nei capelli con fare nervoso.
«Che dovevi dirmi?»
Lui sospirò, spingendo nella mia direzione, sul tavolo, vari fogli.
Li presi, avvicinandoli a me.
Lessi in alto "NC University» e sbuffai, non leggendo più.
Stavo iniziando già ad alterarmi, perché sapevo dove sarebbe andato a finire il discorso.
«Ascoltami Rafe, prima di lamentarti»
Mi indicò con l'indice sul foglio una frase.
"Saremo lieti di ospitarla...»
«Papà, no»
«È un università molto professionale e soprattutto colma di buoni insegnanti. C'è anche un mio amico caro che insegna marketing. Inoltre, se deciderai di studiare economia, saranno solo tre anni e potrai lavorare nell'azienda di quest'uomo, è molto prestigiosa e pagherà bene»
Lo ascoltai scuotendo la testa nel frattempo.
«Mi pare che ne avessimo già parlato. Non voglio andarci al college, papà»
«E cosa cazzo vuoi fare allora?» Iniziò ad innervosirsi, ed io altrettanto.
Una cosa in comune l'avevamo: eravamo entrambi teste calde.
«Vuoi finire sotto un ponte? O meglio, vuoi fare la fine dei pogue e vivere nel Cut, eh? Non potrò mantenerti per tutta la vita cazzo! Hai venti anni!»
Stanco di quella conversazione, mi alzai spingendo con forza la sedia.
Ne avevo abbastanza.

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Reflections - Rafe CameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora