Lara
Non sapevo descrivere cosa provavo in quel momento.
Non...non sentivo niente.
È come se questa volta fosse scattato qualcosa in me: qualcosa di diverso.
Non riuscivo a piangere, e non seppi se fosse un bene o un male.
La mia testa non pensava, e questo era strano.
È come se il mio cuore si stesse difendendo, spegnendomi le emozioni.
Perché altrimenti, sarei crollata.
Per colpa 𝘴𝘶𝘢.
Mi aveva distrutta.
Gli avevo concesso il mio cuore, lui lo aveva accolto...e poi l'aveva frantumato.
Mi aveva spenta.
Quando la prima volta aveva ucciso quell'uomo davanti ai miei occhi...non l'avevo visto come un assassino.
Tutti i maniaci come quello meritano la fine che ha fatto.
In quell'atto, io e Rafe eravamo complici, ed io non l'avevo mai fatto sentire in colpa per aver tolto la vita a quell'uomo.
Voleva farmi una cosa terribile, che solo grazie a lui non era successa.
Gli aveva spaccato il cranio a calci, con colpi di potenza inumana.
Per lui io ero intoccabile.
Cazzo.
Volevo tornare ai vecchi tempi.
Volevo andare indietro nel tempo e abbracciarlo un'ultima volta.
Con lui ero a casa.
Mi sentivo protetta e al sicuro.
Ma dopo quello che era successo oggi...capii che era capace di peggio.
Aveva ucciso un anima innocente...tra l'altro senza motivo.
Aveva difeso il padre. Ma perché? Cosa cazzo aveva fatto Ward per Rafe per meritarsi la sua protezione?
Tra me e suo padre aveva scelto lui.
Non so cosa succederà, ma temo che questa volta non la passerà liscia.Avevo passato tutto il resto della giornata nella vecchia casa dei Martin, che era abbandonata.
Avevo lasciato il telefono da qualche parte, e non avevo dato segni di vita a nessuno.
Né JJ, né nessun altro.
Non avevo le forze per parlare.
Non volevo vedere in faccia la realtà.
Almeno non adesso.
Avevo fumato dieci sigarette.
Stavo morendo di fame e di sete, ma allo
stesso tempo ero io a non voler ingerire niente.
Avevo la nausea.
Mi sdraiai su un divano rotto nella casa e chiusi gli occhi.
Ero stremata.
Ma il mio cuore lo era di più.
Volevo piangere.
Volevo tirare tutto fuori.
Volevo sfogarmi.
Ma per qualche ragione a me sconosciuta, non riuscivo a far uscire una sola lacrima.
La testa mi scoppiava. Le dieci sigarette iniziavano a farsi sentire.
Cercai di abbandonarmi alle braccia di morfeo, e ci riuscii dopo poco...ero sfinita.||||||||
Qualche giorno fa...nel cuore della notte...Mi trovavo nel lettone di Rafe, accanto a lui che dormiva beato.
Non ero riuscita a prendere sonno in nessun modo: forse era Rafe che russava, anche se in realtà non lo faceva rumorosamente. Oppure perché ero troppo stanca...o perché non riuscivo a smettere di far correre il criceto nella mia
testa.
Come al solito, non riuscivo a dormire perché penso troppo.
Da giorni non parlavo con mio fratello, a causa di uno stupido litigio di merda.
Che poi, in realtà, stupido non era: sentirsi ripetere spesso che sarebbe stato meglio se fossi rimasta a Miami, con mia madre, non è di certo piacevole.
E lui aveva tutti i torti.
Posso comprendere il fatto che non gli dicessi mai dove andassi, o quando rimanevo fuori a dormire senza dirgli con chi, quando, dove e come.
Ma cazzo.
Non avevo più dieci anni.
A quell'età avevo più certezze, però.
Avevo due migliori amiche, che a differenza di adesso mi consideravano tale, una vita sociale da far invidia e un tetto sulla testa.
Sembra semplice e ordinario.
Ma in realtà non lo è mai e poi mai stato.
Ho vissuto la mia infanzia desiderosa di una abbraccio materno, o paterno.
Che non era mai arrivato.
Mi chiedevo ogni notte piangendo prima di addormentarmi, cosa avessi dovuto mai fare per meritare qualcosa di meglio.
Oppure mi domandavo come potessi mai rendere orgoglioso mio padre, o eventualmente mia madre.
Mi chiedevo cosa avessi mai fatto, per meritare tutto questo.
Forse ero io che facevo arrabbiare le persone?
Ero io ad essere sbagliata? Me le meritavo le poche e praticamente nulle attenzioni?
Sono sempre stata un soggetto ribelle.
Nessun genitore avrebbe voluto una figlia come me.
Forse proprio per questo motivo mi odiano.
Non mi hanno mai voluta veramente.
Ricordo da piccola quando ruppi a causa di un piccolo incidente in casa, il televisore. Correndo, mentre giocavo con JJ, caddi e lo feci cadere, rompendo lo schermo nell'impeto.
Non riuscirò mai a dimenticare il dolore delle mani di Luke sulla mia pelle.
Non dimenticherò mai il naso sanguinante, a soli undici anni.
Ma nonostante la sofferenza fisica, la cosa che mi ha veramente ferita, perché al resto ormai ci ero abituata, era una frase: "Tu non saresti mai dovuta nascere".
Sembrano parole che una ragazzina potrebbe ignorare e dimenticare subito.
Cinque anni dopo, quelle fottutissime parole sono ancora nella mia testa, e non si smuovono più.
Cosi come tantissime altre ingiurie, come "ammazzati che mi fai un favore", "prostituisciti così facciamo i soldi" e tantissima altra merda.
JJ mi aveva sempre difesa, infatti proprio per questo era quello che tra i due prendeva più botte.
Non lo dimenticherò mai.
Lui è sempre stato il mio angelo
custode.
Mi girai dall'altro lato nel letto,
dando le spalle a Rafe, girato anche lui di schiena che in quel momento aveva smesso di respirare pesantemente.
Feci un lungo respiro e improvvisamente mi sentii un nodo alla gola.
Avevo bisogno di piangere.
Sentivo proprio come se le lacrime dovessero per forza uscire.
Iniziai a ripensare di nuovo a tutto in automatico, e quasi involontariamente iniziai a lacrimare, singhiozzando.
Nella stanza buia e silenziosa, l'unico rumore che si poteva udire, erano i miei singhiozzi che si facevano quasi rumorosi.
Misi la mano davanti la bocca per placare il rumore, ma ormai ero nel pieno di un attacco di pianto.
Non ho mai meritato nulla di questo.
E soprattutto nemmeno JJ.
Lui ha sempre difeso me...ma io?
Io l'avevo mai fatto con lui?
Sentii dietro di me Rafe muoversi, seguito da qualche mormorio.
Tirai su col naso, e cercai di essere silenziosa: non volevo farlo
preoccupare.
Ecco perché JJ mi diceva quelle cose...lui era deluso.
Lui c'era sempre stato per me, ma forse io no.
Ero una persona orribile, egoista e meschina.
Per questo non avevo più amici.
Sentivo come se John B, Kie, Pope e Sarah mi odiassero, forse per come trattavo il loro migliore amico, JJ.
E se avesse iniziato anche lui ad odiarmi?
Mi sentivo una nullità.
Un'altro singhiozzo rumoroso riecheggiò nell'aria.
Sentii un rumore nelle coperte.
Rafe forse si era girato verso di me.
La sua mano adesso era sulla mia spalla.
«Lara?»
Sbarrai gli occhi.
Tirai su col naso e impacciatamente mi asciugai le lacrime con le maniche del pigiama.
«Si?» Mi maledissi mentalmente appena sentii la mia voce tremolante.
Rafe si avvicinò a me, sporgendosi per vedermi in volto, nell'oscurità della notte.
Io mi coprii istintivamente il viso con le mani.
«Stai piangendo?» Chiese allarmato, alzandosi leggermente di schiena.
Tirai su col naso, singhiozzando sentendo le lacrime scendere sul viso sempre di più.
«Lara che cazzo succede?» Cercò di prendermi, per girarmi dalla sua parte dato che gli davo le spalle.
Ma io glielo impedii, rimettendomi com'ero.
«Non-» Singhiozzai «sto piangendo»
Rafe mi prese di colpo dal braccio, girandomi in un gesto verso di lui.
Mi prese il viso tra le mani, facendo passare i pollici sul mio viso umido.
«L-lasciami stare» Dissi cercando di scansarmi.
La mia bocca diceva lasciami, ma dentro urlava di rimanere.
«Piccola che cazzo hai»
Iniziava ad agitarsi, lo vedevo.
Era impaziente di sapere perché stessi piangendo così forte e ininterrottamente.
Ma allo stesso tempo cercava con tutto se
stesso di rimanere calmo.
«Lara per favore, parlami» Mi guardava dritto negli occhi rossi.
Mi avvicinai a lui, e senza preavviso lo abbracciai così forte, che sono sicura di avergli fatto male.
Lui fece la stessa cosa, accarezzandomi con una mano i capelli, e con una la schiena.
Io gli stringevo con entrambe le mani il collo, non staccandolo un secondo dal mio corpo.
Ne avevo proprio bisogno cazzo.
Mi sentivo già molto meglio.
Rimanemmo così per tanto tempo, credo.
Avevo perso completamente la cognizione del tempo, infatti non sapevo per quanti minuti rimanemmo abbracciati, ma comunque abbastanza perché smisi di piangere.
Mi sentivo al sicuro.
Lui alzò il collo dal mio, cercando nel buio illuminato dal chiaro di luna, i miei occhi.
Mi prese con la mano sinistra la guancia, con l'altra mi teneva saldamente a sé dalla vita.
«Va meglio?»
Mi asciugò gli occhi bagnati, lasciandomi un dolce bacio sulle labbra.
Io annuii, senza dire nulla.
«Posso sapere cosa ti succede?»
Sospirai.
Feci cenno con la testa di no, abbassando lo sguardo.
Lui sospirò.
«Piccola mia, dimmelo per favore. Sai che non dormirò se non mi parli»
Espirai. E lo guardai negli occhi assonnati.
«È per colpa mia?» Chiese
Crucciai ingenuamente le sopracciglia.
«No»
Si inumidì le labbra, guardando le mie.
«Volevo solo un abbraccio»
Aggrottò lo sguardo.
«Bimba perché non mi hai svegliato?»
«Non volevo darti fastidio»
Fece no con la testa.
«Non mi infastidisci Lara. La prossima volta devi svegliarmi anche se non dormo
da giorni. Chiaro?»
Annuii incerta.
«Scusa»
Mi baciò la fronte.
«Shh» Disse.
Mi strinse ancora di più, e ci adagiammo meglio nel letto.
Ero stanchissima.
Chiusi gli occhi.
E nelle braccia di Rafe Cameron, finalmente, mi addormentai in un istante.Capitolo concluso! Finalmente dopo tre settimane sono riuscita ad aggiornare, portandovi anche un capitolo abbastanza lungo!
Che ne pensate? Commentate per supporto❤️
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Reflections - Rafe Cameron
FanfictionLara Maybank, sorella gemella di JJ Maybank, è appena ritornata sull'isola delle Outer Banks dopo tre anni di assenza. Il rapporto burrascoso sia con la madre che con il padre la spinge con il tempo ad assumere un atteggiamento solitario, chiudendo...