Rafe
La vidi sfrecciare via davanti ai miei occhi.
Ricordavo in modo confuso ciò che successe la sera prima, per colpa della droga, ma la discussione me la ricordavo perfettamente.
Non capii più niente quando la vidi addosso a Dave. Volevo spaccare tutto, cazzo.
Non ci si deve nemmeno avvicinare ad un altro che non sia me, perché già oggi in piscina mi ha fatto incazzare di brutto, con quel cazzo di costume a brasiliana. Ed io ho pure chiuso un occhio perché so perfettamente che le da fastidio quando le do ordini.
Ma merda se le stava bene.
Merda se l'avrei presa lì.
Ma non era da lei semplicemente andare addosso ad un altra persona. Forse aveva visto me vicino una ragazza, e probabilmente era anche incazzata per la cocaina e si è infuriata.
L'avevo fatta grossa, stavolta.
Le avevo urlato contro davanti a tutti ma cazzo, se fossi stato io ad avere una ragazza sui miei coglioni, volevo vedere cosa avrebbe fatto lei.
Sono davvero curioso.
Ma quando questa mattina la vidi andare via, sentii come se una parte di me mi avesse lasciato per sempre.
Come se sapessi già che quella era l'ultima volta che ci saremmo guardati in faccia.
Questo volta non sarebbe stato facile farmi perdonare, e forse neanche voglio provarci.
Perché io non sono mai stato il tipo intento a queste stronzate.
Ho altra merda a cui pensare e di certo non posso includere il farmi perdonare da una ragazzina con cui in realtà non c'è e non c'è mai stato niente.
Era solo attrazione fisica-continuavo a ripetermi mentalmente- e bastava una sveltina con un'altra per farmi placare gli ormoni. Anche perché non so nemmeno il motivo per cui io non sia stato con nessun altra quando ci siamo avvicinati io e Lara.
Dovevo rimediare o sapevo che sarei impazzito.
Già mi sentivo impazzire, lì fermo sul porticato, aspettando qualcosa che non arriverà mai.
O almeno, mai più.«Amico non mi ricordo niente! Ero ubriaco fradicio e così i miei amici!»
Io e Dave eravamo ad un bar verso le sette di sera, con Topper.
Io avevo cercato di trattenermi dal prenderlo a pugni, ma sapevo che fosse sincero.
«Non mi ricordo davvero un cazzo. Lo sai che ti racconterei, altrimenti»
«Si cazzo ho capito. Ora stai zitto»
Topper nel frattempo sembra cupo. Sapevo il motivo: la ragazza -la mia sorellina- l'aveva lasciato per quel coglione di John B.
Onestamente si merita proprio un pogue come lui.
Ma evidentemente Topper non l'ha superata molto facilmente.
«Ma quindi con Lara cosa siete?»
Sbatto il pugno sul tavolo istintivamente.
«Dave la smetti? Non voglio parlarne»
Lui alza le mani in aria con fare divertito.
«Rafe Cameron è innamorato, signore e signori»
Innamorato? Io? Rafe Cameron? È sicuro che non abbia sbagliato persona?
«Coglione» Dissi sorseggiando la mia Corona.
«Dico solo che..sei strano ultimamente. Alle feste non rimorchi più quei gran pezzi di femmina. Stai sempre intorno a quella ragazzina, sembri più rilassato...»
«Ti droghi decisamente di meno...»Aggiunse Topper.
«Sei spesso perso nei pensieri, con un sorriso addosso...e questo mi fa pensare che pensi a quella bambolina. Non ti abbiamo mai visto cosi, minchione»
Finii la mia birra.
«Siete proprio fuori strada»
Dave e Topper si diedero un occhiata ed io mi sentii preso in giro.
Coglioni.
Coglioni che credevano alla stronzata dell'amore.
Nah.Tornai a casa verso le dieci di sera.
Entrai in cucina, per farmi un panino veloce e correre su in camera, ma sfortunatamente trovai Ward lì in piedi davanti l'isola che sorseggiava quello che credevo fosse una tisana calda.
«Rafe» Camminai verso il frigo, dove tirai fuori del prosciutto e del formaggio.
«Mh»
Mi misi sul bancone da lavoro della cucina e aprii il pacco di panini.
«Ho notato che stai sempre intorno a quella ragazzina»
Ero di spalle, e lui dietro di me. Ci separava solo l'isola.
Appena disse "ragazzina" strizzai gli occhi.
«Quella pogue, Lara Maybank»
«E quindi?» Dissi spalmando uno strato sottile di maionese con il coltello.
«Innanzitutto è troppo piccola per te»
Sbuffai.
«Poi, non è una brava ragazza. Lo sai benissimo chi è il padre»
Mi girai di scatto, lasciando il panino lì dov'era.
«Quindi il padre determina come sia fatta la figlia?» Sbottai.
«Di certo non è di buona famiglia, e non fai bella figura attorno a lei»
«Smettila»
«E poi lo sappiamo entrambi che tipo di ragazza è...andiamo Rafe. Hai visto dove lavora? È praticamente un night club quello»
Gli puntai il dito contro.
«Non- Non ti permettere nemmeno. Fatti i cazzi tuoi papà!»
Lui si alzò dalla sedia.
«Fai così perché sai che ho ragione. Stai con una prostituta, Rafe. Complimenti!»
Vidi nero.
Spalancai gli occhi.
Aggirai l'isola e gli andai contro.
Lo spinsi via.
«Non sai un cazzo di lei!»
E dopo ciò, mi girai verso la vetrata, ed uscii di casa. Altrimenti sapevo che avrei potuta fare qualcosa di cui mi sarei potuto pentire.
Lei...una prostituta?
Con quel viso dolce e quelle sue mani pudiche e delicate? No.
E ben presto mi resi conto che le avevo dato della troia.
Cazzo.
Le dovevo delle scuse.
Corsi verso la mia moto, montai sopra e senza nemmeno mettere il casco sfrecciai via.
L'avevo ferita, ne ero consapevole.
E di certo non sono il tipo che va a chiedere scusa alle persone, ma dovevo farlo cazzo. Ero stato una merda con lei.
Mi sono comportato di schifo.
E non mi aspetto che mi perdoni subito, però, merda, primo o poi avrebbe dovuto rivolgermi la parola altrimenti sarei uscito fuori di testa.
Senza nemmeno rendermi conto i miei occhi bruciavano di lacrime.
E mi ritrovai davanti a casa di John B, dove vive Lara.
Vidi delle lucine fuori e buio pesto attraverso le finestre.
Scesi dalla moto, e bussai alla porta.
Una volta, due volte.
E finalmente qualcuno mi aprì. Ma non era Lara, bensì il fratello, JJ.
Mi guardò storto e così io.
«Dov'è Lara?»
Ancora sullo stipite della porta, non mi fece né entrare né mi chiuse la porta in faccia.
Buon segno?
«Lara non c'è»
«E perché c'è la sua bici nel vialetto?»
Chiusi gli occhi in fessure, e lui rimase in silenzio per un po'.
Ma qual era il suo problema? La sorella usciva con qualcuno, e allora?
Però un po' gli invidiavo il rapporto che aveva con lei.
Perché io, con le mie sorelle non l'avrei mai avuto e lo sapevamo tutti.
Sentii una voce dietro di lui.
«JJ, chi è?» Era la sua voce.
Alzai lo sguardo per vedere oltre lui, e incrociammo lo sguardo.
«Lara» La richiamai. Accese una lucina vicino la porta di ingresso, e raggiunse JJ vicino lo stipite.
Cazzo quanto era bella. I capelli erano legati in uno chignon disordinato, la sua collanina con un ciondolo del mare sul suo collo fine e lucente, la felpa che le stava enorme era così carina su di lei.
Le gambe erano nude, e mi venne voglia di toccarle e di leccarle.
Quelle labbra erano sempre di quel dolce color ciliegia naturali, e il suo broncio sul viso era ormai fisso.
«JJ, va tutto bene. Entra dentro» Gli disse.
Lui la guardò, e sospirando, entrò dentro.
Lara chiuse la porta dietro di sé ed eravamo solo noi due sul vialetto di casa.
Tirò fuori dalla tasca della felpa una sigaretta e l'accendino rosa brillantinato.
Proprio da lei.
L'accese e la portò alla bocca.
«Che vuoi?» Il suo sguardo era indifferente.
Come se non le importasse davvero.
Questo faceva male.
«Dobbiamo parlare» Riuscii a dire.
Lei fece una smorfia sul viso.
«Beh, parla. Io non ho nulla da dirti»
Mi avvicinai di un passo, e lei indietreggiò quasi subito. Guardai il movimento dei piedi e poi alzai lo sguardo verso di lei. Avevo gli occhi già lucidi.
Mi spezzava il cuore vederla allontanarsi da me, ma allo stesso tempo mi faceva incazzare.
«Sono stato uno stronzo»
Lei fece un tiro, e guardò altrove pur di non guardare me.
Avevo notato che quando lei guardava soltanto qualcuno piangere, sarebbe scoppiata anche lei. Non importava quanto si conoscessero, lei avrebbe pianto. Perché capiva il dolore delle persone più di quanto nessun altro avrebbe fatto. Lei ci era passata.
«Non pensavo quello che ti ho detto, Lara. Ma vederti addosso a quel coglione...» Strizzai gli occhi immaginando di nuovo la scena della sera prima.
«Sono andato fuori di testa»
Lei tornò a guardare me.
«Ma noi non siamo niente, giusto? Perché dovevi incazzarti?» Disse retoricamente, ripetendo le parole dette da me.
Mi misi la mano nei capelli, portandoli indietro.
«Se non mi importasse nulla di te, di certo non sarei qui adesso, no?»
Lei abbassò lo sguardo.
«Rafe»
Trattenni il fiato.
«Non solo mi hai umiliata davanti a tutti»
Sbuffò il fumo fuori.
«Ma mi hai anche ferita, per la millesima volta.»
Cercai la sua mano ma lei mi scansò, scuotendo la testa.
Vidi nel buio anche i suoi occhi lucidi.
«Ho capito che ho la brutta abitudine di circondarmi di persone che mi fanno del male, ma ora mi sono stancata»
La sua voce tremò nel pronunciare quelle ultime cinque parole.
Fece per rientrare in casa, ma io la fermai, prendendole il polso.
«No, no no. Aspetta ti supplico»
Le cadde una lacrima.
«Cazzo non piangere ti prego»
Buttò la sigaretta ormai finita sotto la suola della scarpa, spegnendola.
«Mi dispiace, Lara. Mi sono reso conto che passare una giornata senza sentire il tuo profumo addosso è devastante. Non ci riesco, okay?! Non ho mai voluto farti del male»
«Ma tu...tu mi fai del male Rafe»
Fu allora che serrai la mia bocca.
La mia mano ancora sul suo polso, non stringeva. Ma la tenni ancora dov'era. Non sarebbe finita cosi. No.
«Io ho bisogno di te» Dissi, quasi sussurrando.
Lei abbassò lo sguardo, stropicciandosi gli occhi ormai bagnati.
Io mi avvicinai e le presi il viso con le mani, e nonostante cercò di scansarmi, non glielo permisi.
Le asciugai le lacrime con i pollici.
«Mi dispiace, piccola mia. Perdonami ti prego. Ti supplico»
Le scosse la testa sotto le mie mani.
«Sono stanca» Disse singhiozzando.
La tirai a me.
Le accarezzai i capelli, mentre lei ricambiò solo dopo poco.
Mi bagnò la polo grigia di lacrime, versate per colpa mia.
Non pronunciammo una parola in quel momento che sembrava durare per sempre.
Entrambi eravamo in silenzio.
Si sentivano solo i nostri singhiozzi.
«Sei uno stronzo di merda figlio di puttana bastardo» Scoppiai a ridere, stringendola fino a farla male.
«E tu sei la mia bambina»
«Non sono una bambina»
«Sei mia, però»
«Stai zitto stronzo»
Di nuovo, sorrisi.
Quando si staccò da me, le baciai la fronte e la guardai negli occhi azzurri.
«D'ora in poi noi stiamo ufficialmente insieme cazzo. Lo deve sapere pure il tabaccaio, porca troia»
Scoppiò in una risata dolce. La sua era la più bella esistente.
«D'ora in poi detto io le regole, bastardo»
Annuii.
«Te lo concedo cara»
Tirò su col naso, e sembrò ad un certo punto diventare cupa.
«A che pensi?»
Scosse la testa.
«Dimmelo» «Per favore»
Lei sospirò.
«Non farmi più del male Rafe Cameron, altrimenti ti sparo sul cazzo»
Disse estremamente seria, che, se non fosse così carina, quasi le crederei sulla parola.
«Si signora»Capitolo concluso! Cosa ne pensate?
Stellina?
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Reflections - Rafe Cameron
FanfictionLara Maybank, sorella gemella di JJ Maybank, è appena ritornata sull'isola delle Outer Banks dopo tre anni di assenza. Il rapporto burrascoso sia con la madre che con il padre la spinge con il tempo ad assumere un atteggiamento solitario, chiudendo...